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Título: Prefazione
Autor: alba

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Prefazione

"li amerò per sempre." Una frase che milioni di innamorati
continuano a dirsi in tutte le lingue, da generazioni e generazioni.
L'innamoramento colpisce tutti, inesorabilmente: ricchi e
poveri, giovani e non più giovani, brutti e belli. In questo
momento, nel mondo, un numero sterminato di coppie si amano,
litigano, si rappacificano, si separano.
Questo libro cercherà di raccontare quello che la ricerca sta
scoprendo sui meccanismi dell'amore: come nasce, come cresce,
ma anche come può svanire e finire.
C'è un percorso che ogni coppia segue (a volte breve, a volte
talmente lungo che può durare una vita) e che passa attraverso
una serie di momenti diversi, ma strettamente intrecciati tra
loro: attrazione, innamoramento, corteggiamento, unione, sesso,
molto spesso matrimonio, attaccamento, e poi anche gelosia,
infedeltà, e magari abbandono e separazione.
È una tastiera con tante note che ogni coppia suona in modo
diverso, con toni più accesi o più delicati, con maggiore o
minore creatività, con crescendo e diminuendo personali.
Questa musica si esprime attraverso uno strumento
straordinario, che è il nostro cervello, dove hanno sede
l'intelligenza, la fantasia, il linguaggio, ma anche le emozioni, gli
istinti, la sessualità, la produzione di ormoni, l'aggressività. Per
questa ragione l'amore è diventato oggi un campo di studio non
solo per gli psicologi, ma anche per biologi, neurofisiologi,
biochìmici, antropologi, genetisti, tutti alla ricerca dei
meccanismi

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nascosti che intervengono nelle nostre reazioni emotive, nella
scelta del partner, e in generale nel nostro comportamento in
amore.
È come scendere in cantina, con una torcia elettrica, per
scoprire fili e tubature che forniscono energia e alimentazione
alla casa. In modo da poter meglio comprendere quello che
avviene in salotto (e in camera da letto).
È una storia affascinante perché riguarda, in definitiva, una
delle grandi forze propulsive della vita: la riproduzione. Senza
la riproduzione la vita si fermerebbe e scomparirebbe per
sempre. Milioni di anni di evoluzione hanno modellato tutte le
specie viventi per portare a compimento questo progetto
cruciale. Nella nostra specie tutto ciò è diventato
meravigliosamente più variegato e ricco grazie all'elaborazione
culturale, la parola, l'arte, la poesia, l'immaginazione e la
raffinata sensibilità dell'essere umano.
L'innamoramento, in questo senso, costituisce l'innesco della
miccia che da infinite generazioni accende l'amore e porta
all'unione di coppia, alla procreazione e alle cure parentali.
Quella dolce frase - "Ti amerò per sempre" - non
rappresenta quindi solo un legame tra innamorati, ma anche il
legame tra infinite generazioni, che consente alla vita di
continuare, come in una corsa a staffetta. E, all'amore, di
ricominciare ogni volta da capo.

I
L'innamoramento

Cosa ci attrae?
Cosa ci attrae di una persona? Da cosa siamo colpiti? Le
risposte possono essere tante. Cominciamo con un piccolo
campionario raccolto al volo, tra persone di varia età e
condizione sociale. Non ha naturalmente valore statistico, ma
contiene qualche interessante indicazione.
Iniziarne dagli uomini (le prime risposte sono quelle più
frequenti). Cosa colpisce e attrae di più di una donna, oltre alla
bellezza?













«La grazia, la gentilezza.»
«La dolcezza.»
«La femminilità.»
«il carattere.»
«La simpatia.»
«II dialogo.»
«La sensualità.»
«Quello che ha dentro.»
«L'intelligenza.»
«L'onestà, la sincerità.»
«La non aggressività.»
«La capacità di condividere sia le cose belle sia quelle
brutte.»
• «Tutto l'insieme.»
• «L'educazione e un pizzico di intelligenza...»

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Ecco invece le risposte più frequenti delle donne, nei confronti
degli uomini.
«La dolcezza, la gentilezza.»
«L'intelligenza.»
«Se è uno stupido non mi piace.» «Se poi ha anche i
soldi è meglio.» «il senso dell'umorismo.» «Deve
farmi ridere.» «Che non si prenda troppo sul serio.»
«L'altezza, gli occhi e le spalle.» «Che sia gioviale,
che mi faccia stare in allegria.» «Quello che ha
dentro.» «Il viso.»
«Un bello sguardo.» «Fisicamente? Le
mani.» 1 «A me piace con molti peli sul
petto.» «Mi deve attrarre sessualmente.»
«L'odore.» «Gli occhi e un bel sedere.»
Sia pure raccolte al volo, queste risposte flash danno tuttavia
certe indicazioni che ritroveremo, più approfondite, negli studi
condotti da ricercatori sulla scelta del partner.
Per esempio, entrambi i sessi cercano nel partner qualità
ritenute importanti come la gentilezza, la dolcezza (che sono alla
base di un buon rapporto a due) e le qualità positive del
carattere. Sono sensibili naturalmente all'attrazione fisica: da un
lato la femminilità, dall'altro la statura, le spalle (e curiosamente
anche un bel sedere, un attributo maschile sovente citato
dalle donne).
Ma le risposte divergono in modo significativo su altri punti
importanti: gli uomini non sembrano mettere in cima alle
proprie preferenze l'intelligenza della donna. La preferiscono
non aggressiva. Ed è sempre in quest'ottica che vengono
probabilmente viste la gentilezza e la dolcezza.
Le donne, invece, citano spesso l'intelligenza come una delle
qualità importanti nell'uomo (ritenuta anche una caratteristica

L'innamoramento
15
vincente nella vita). E apprezzano molto il senso
dell'umorismo, oltre allo status economico.
Naturalmente le risposte variano a seconda dell'età, della
condizione sociale, del livello di istruzione: avremo modo di
ritornare su questi argomenti e osservare che certe preferenze
non sono casuali, ma vengono da molto lontano.
Innamorarsi
Naturalmente l'attrazione (anche una forte attrazione) è
una cosa diversa dall'innamoramento. Ne è solo un'eventuale
premessa.
Innamorarsi veramente significa entrare in una dimensione del
tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro
della propria vita e orbitare intorno a un nuovo punto di
riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un'unica
immagine: quella di lei (o di lui). Il resto rimane sullo sfondo.
Questa immagine si sovrappone a tutte le altre, è presente
ovunque, in ogni momento. Viene vista, rivista, ripassata come in
un replay ossessivo, crea gioia, struggimento, persine tremori. La
persona amata viene idealizzata. Non ha difetti. E, se ne ha,
vengono oscurati da una specie di daltonismo emotivo.
Questa immagine così amata la si porta sempre con sé, al
lavoro, in viaggio, a letto. Vive e palpita all'interno della nostra
mente e dei nostri sentimenti: la interroghiamo, le parliamo, è la
protagonista del nostro teatrino mentale. Continuamente i
nostri pensieri la circondano, la sfiorano, la contemplano.
Anche qui, una serie di interviste volanti rende bene l'idea di
cosa si prova quando si è veramente innamorati.
• «È una sensazione stranissima: ti gira la testa, ti tremano
le gambe.»
• «Una difficoltà di concentrazione.»
• «Mal di stomaco.»
• «Un aumento del battito cardiaco.»
• «È come avere la testa sulla Luna, è come vivere in un
altro mondo.»

16

L'innamorament
o

• «Dentro la testa c'è sempre lui, per ogni minima cosa si
pensa a lui.»
• «Un turbine.»
• «Non riesco a pensare ad altro.»
• «Non ho più bisogno di mangiare.»
• «Quando penso a lei, sento tremare la terra sotto i piedi.»
• «Mi sento le farfalle nello stomaco.»
• «È come se camminassi nell'aria.»
• «Lo penso durante tutta la giornata, sempre. Non c'è un
momento in cui non pensi a lui.»
• «Venticinque ore su ventiquattro.»
• «Sono disposto a rinunciare a tutte le amicizie.»
• «Per lei? Tutto: scuola, parenti, musica. Tutto.»
• «A cosa ho rinunciato per lui? A tutto. Infatti adesso sono
single...»
Questa tempesta di emozioni spiega bene non solo perché un
numero così grande di romanzi, film, poesie, canzoni siano
dedicati alle gioie e alle pene d'amore e queste abbiano ispirato
un'infinità di artisti, scrittori, compositori, ma spiega anche
perché tutto ciò che è legato all'amore abbia tanto successo tra il
pubblico: in quelle storie e in quei personaggi, infatti, ci si
riconosce. Una parte di quella certa vicenda, o di quei
sentimenti, o di quelle sofferenze, la si è davvero provata
personalmente. È la stessa fiamma che arde dentro di noi, è la
stessa ferita che ancora brucia.
Ma perché ci si innamora? Come mai, d'improvviso, avviene
questo terremoto, che sconvolge i pensieri, i sentimenti, crea
forti emozioni e modifica il comportamento?
Difficile dirlo. Difficile capire perché un certo volto, oppure un
particolare modo di parlare, di guardare, di comportarsi
possano scatenare tutto questo putiferio.
Vedremo in seguito cosa succede nel cervello dal punto di vista
biochimico quando ci si innamora, attraverso degli studi che
cercano di osservare quali aree del cervello si attivano. Ma esiste un
particolare momento in cui un individuo diventa disponibile (o

17

forse potremmo dire vulnerabile) a questa folgorazione?

Molte osservazioni, fatte direttamente sul campo da psicologi
e ricercatori, confermano per esempio che è ben difficile che ci
si innamori di qualcuno quando si è già innamorati di qualcun
altro: i canali sono occupati, i pensieri sono monopolizzati, non
c'è spazio per sovrapporre un'altra immagine a quella che già
domina.
Bisogna quindi che la mente sia libera, aperta a ciò che
proviene dal mondo esterno. Ma non soltanto: occorre
probabilmente uno stato d'animo speciale, quasi una
predisposizione a essere recettivi a segnali che possono agire come
dei fiammiferi, incendiando un materiale che in quel momento è
infiammabile.
Sei colpi di pistola
Nel campo dell'amore, naturalmente, la variabilità è grande.
Ci sono persone che si innamorano in continuazione, altre che,
dopo un'esperienza bruciante, si chiudono a riccio. Ci sono amori
a prima vista, altri che decollano più lentamente, innamoramenti
teneri, altri passionali. Ci sono individui che "perdono la
testa", rompono con la famiglia e abbandonano moglie (o
marito) e figli, o che provocano addirittura crisi istituzionali, come
Edoardo VIII che rinunciò al trono d'Inghilterra per amore di
Wally Simpson, un'americana divorziata che non poteva
diventare sua moglie per ragioni di Stato.
Il mondo è pieno di amori felici oppure tormentati, di passioni
che possono far volare alto oppure sfociare in veri e propri
drammi. Qualcuno ha detto che l'innamoramento in certi casi è
come una droga, che modifica profondamente il
comportamento, crea una dipendenza, induce a fare
qualunque cosa pur di non perdere la persona amata, e può
portare a drammatiche crisi di astinenza in caso di interruzione
brusca del rapporto, cioè di abbandono.
Le cose si complicano quando l'innamoramento è unilaterale.
L'amore non corrisposto viene vissuto in modo sofferto: a volte
in silenzio, con rassegnazione, altre volte come un'ossessione. Ma
talvolta può esplodere in una vera e propria patologia. Come nel
caso di John Hinckley.

18
II 30 marzo 1981, all'ingresso di un albergo di Washington,
John Hinckley sparò sei colpi calibro 22 contro l'allora
presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. Uno dei proiettili
perforò il polmone sinistro, fermandosi a tre centimetri dal cuore.
Grazie all'immediato ricovero al George Washington University
Hospital, Reagan si salvò.
Qualche ora prima, in un motel, Hinckley aveva scritto una
lettera indirizzata alla celebre attrice Jodie Poster: "Cara Jodie,
come ormai sai bene, ti amo tantissimo. Negli ultimi sette mesi ti
ho mandato decine di poesie, lettere e messaggi d'amore, nella
tenue speranza di avere l'onore della tua attenzione. [...] So che i
molti messaggi che ho lasciato alla tua porta e nella tua
cassetta delle lettere sono stati una seccatura, ma per me erano
il modo più indolore per esprimere l'amore che nutro
per te. [...]
"Jodie, ora procederò con questo nuovo tentativo perché
non posso più aspettare, devo colpire la tua attenzione. [...]
Spero che sacrificando la mia libertà, e forse la mia vita,
riuscirò a farti cambiare idea nei miei confronti.
"Ti amerò per sempre. John".
Al processo, lo psichiatra di John Hinckley spiegò che non si
trattava del gesto di un pazzo, ma di un estremo tentativo di
ottenere l'attenzione della donna amata. La giuria, però, fu di
diverso avviso, e Hinckley fu mandato in un ospedale
psichiatrico, dove è tuttora ricoverato.
Di chi ci innamoriamo?
Ma di chi ci si innamora?
Questo, naturalmente, è quasi impossibile da dire. Non è
come andare al supermercato, confrontare le varie marche e i
vari prezzi per decidere quale prodotto scegliere.
L'amore non è infatti una scelta razionale. Anzi, non è
neppure una scelta. Gran parte di coloro cui è stato chiesto
"perché" si sono innamorati di una certa persona hanno
risposto che non è stata una scelta, ma qualcosa che è penetrato
nel loro cuore e nel loro cervello senza che capissero bene perché.
È

L'innamoramento 19
stata come una reazione chimica che si è prodotta all'interno,
impadronendosi delle loro emozioni e dei loro pensieri.
Tutti hanno due occhi, un naso e una bocca, tutti camminano
su due piedi, sorridono, gesticolano, ma capire perché una certa
combinazione piuttosto che un'altra possa far innamorare rimane
un mistero. Non si conosce la "formula" di questa reazione
chimica. E si rimane stupiti, a volte, che la fiamma
dell'innamoramento si accenda per persone sorprendentemente
diverse da quelle che ci si potrebbe attendere. Ci sono, per
esempio, ergastolani, autori di rapine e omicidi, che ricevono in
carcere lettere d'amore da sconosciute. Ci sono uomini che si
innamorano di donne che chiaramente li sfruttano, donne che
si innamorano di "mascalzoni" ecc. L'amore è cieco, si dice. Ed è
vero. Soprattutto nella prima fase. Una fase in cui non si è
soltanto ciechi, ma anche sordi agli eventuali richiami alla
saggezza da parte di parenti e amici. L'amore, infatti, non ha
nulla a che fare con la saggezza: è un tuffo in una dimensione
nuova, bellissima, irresistibile, dove nient'altro importa. I conti si
faranno magari più in là, quando sarà passata la febbre e
rimarranno i postumi della "follia".
E non a caso si parla proprio di "amore folle", di "pazzie"
d'amore: per amore si fanno cose che mai si farebbero in
momenti normali. Si può rinunciare a un'esistenza serena per
seguire un richiamo che è più forte di ogni altro. È una luce
abbagliante che oscura tutto il resto e che lascia al buio anche le
cose più importanti: il lavoro, gli affetti, i propri beni. Ci sono
persone che si sono rovinate finanziariamente, gettando
nell'incendio tutto ciò che possedevano, rimanendo, a volte, solo
con il fiammifero carbonizzato in mano. Ci si può anche
suicidare, per una delusione d'amore.
Ma se le grandi "pazzie" d'amore, quelle che creano un
trauma nella propria esistenza, sono meno frequenti, le
"normali" pazzie sono storie di ogni giorno, vissute da tutti
coloro che si sono innamorati. Come dicevano le risposte
precedenti, quando la persona amata si è installata nel cervello, si
è disposti a fare qualunque cosa per lei, rinunciando a tutto.
Con la differenza che, quando nasce un amore profondo tra due
persone

20

i
'innamorament
o

che progettano un futuro comune, queste "follie" d'amore
tendono solitamente al bene della persona amata, non alla
sua rovina.
L'amore, dunque, colpisce in modo subdolo, spesso
improvviso. È un sentimento irrazionale che penetra dolcemente
e invade tutto l'organismo, come un'endovenosa che si diffonde
capillarmente e che modifica il nostro modo di pensare e di agire.
Provocando, a volte, una narcosi totale.
n "lui" o la "lei" che sono all'origine di questo gran
turbamento non hanno un volto preciso, sfuggono a ogni
identikit. O meglio, hanno tanti volti, si presentano nei modi più
diversi, imprevedibili. Possono colpirci per il loro modo di fare
o per il modo di guardare, per l'insieme o per un dettaglio. Senza
che si riesca a capire bene da dove proviene quel sottile
incantesimo che ci avviluppa e ci ipnotizza.
È questo che caratterizza l'"amore a prima vista". Sondaggi
fatti da ricercatori hanno rivelato che addirittura nel 30-40 per
cento dei casi la scintilla è scattata al primo incontro.
Attratti dal diverso (ma non troppo)
Se è dunque difficile dire di chi ci si innamora e perché, la
ricerca ha tentato comunque di capire almeno alcune cose: per
esempio, di chi non ci si innamora.
Studi fatti nei kibbutz di Israele hanno mostrato che non ci
sono matrimoni tra ragazzi cresciuti insieme. Si verifica, per
così dire, un "effetto incesto". In questi casi pensare di
accoppiarsi rea un senso di repulsione così come avviene tra
fratello e sorella. E l’eccessiva familiarità che disinnesca
l’attenzione
sessuale, cioè il fatto di essere vissuti giorno per giorno
insieme, sin dall'infanzia. È un "imprinting" che sembra
affondare le radici soprattutto nel periodo d'età fra i tre e i sei
anni.
Va detto, per inciso, che questa barriera sessuale tra fratelli e

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sorelle rappresenta un vantaggio dal punto di vista biologico,
ed è forse una caratteristica che si è affermata con l'evoluzione: è
ben noto, infatti, che un figlio nato da consanguinei stretti
presenta un rischio più elevato di malattie genetiche. Ciò è
dovuto

al fatto che è più probabile che due patrimoni genetici molto
simili siano portatori dello stesso gene difettoso, e che unendosi
insieme diano origine a un individuo malato. Al contrario, due
patrimoni genetici diversi si compensano, e un gene sano dell'uno
può "sostituire" la funzione difettosa dell'altro.
n timore delle malattie genetiche è così alto negli Stati Uniti che
in 28 Stati la legge proibisce il matrimonio tra cugini primi. In realtà,
alcuni studi del professor Arno Motulsky hanno mostrato che il
rischio non è molto elevato. Esaminando tutti i dati registrati tra il
1965 e il 2000, risulta che la probabilità di avere un figlio con una
malattia genetica (per esempio, spina bifida o fibrosi cistica) passa dal
3-4 per cento della popolazione generale al 4,7-6,8 per i figli di cugini
primi. Bisogna però anche dire che il ripetersi di matrimoni tra
parenti (come avveniva un tempo nei piccoli villaggi) fa aumentare il
rischio.
Ma fino a che punto si è attratti dal diverso? Una certa
"estraneità" indubbiamente attira. È il fascino per esempio della
straniera, o dello straniero. Ma se ci guardiamo intorno ci
accorgiamo che, all'interno della coppia, in definitiva, maschio e
femmina sono abbastanza simili da molti punti di vista. Hanno
somiglianze fisiche (belli con belli, brutti con brutti), ma
soprattutto culturali.
Nella specie umana questo è un fattore molto importante. È
assai difficile (pur con le dovute eccezioni) che due persone
destinate a passare insieme tutta la vita non abbiano certe affinità di
base. Alcuni studi mostrano infatti che esiste una tendenza a unirsi
a un partner "compatibile" sotto molti aspetti: livello educativo,
intelligenza, valori, ma anche visione della vita, senso
dell'umorismo, religione, orientamento politico, interessi.
Non è detto che tutte queste cose collimino perfettamente, ma
è raro che possano allontanarsi troppo da una certa base
comune. Anche nei matrimoni cosiddetti "misti", oggi in
aumento (e che rappresentano comunque una piccola minoranza),
si ritrovano certe affinità senza le quali è difficile che
un'unione possa riuscire. E durare.
Del resto vedremo in seguito, a proposito degli annunci
matrimoniali, che lo sconosciuto, o la sconosciuta, con cui si

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intende aprire un dialogo in vista di un'unione seria deve
possedere, appunto, determinate caratteristiche che non
siano troppo distanti dalle proprie.
In un certo senso è come per l'amicizia. Gli amici veri sono
persone con le quali abbiamo molte affinità (educazione, valori,
interessi, senso dell'umorismo, modi di pensare ecc.). E non
potrebbe essere diversamente. È questo che nutre i legami
interpersonali e crea amicizie durature.
L'esperimento del ponte
C'è in proposito un'osservazione interessante. Certe amicizie
diventano speciali se nascono o si sviluppano in situazioni
particolarmente emotive: per esempio, tra i reduci di una guerra, o
tra persone che hanno vissuto insieme situazioni di grave rischio.
In questi casi nasce un rapporto particolare, legato a momenti
difficili o drammatici superati insieme, che "cementano"
l'amicizia.
Mi veniva in mente tutto questo leggendo il cosiddetto
"esperimento del ponte". È un esperimento spesso citato in
psicologia. Una bella ragazza era stata messa su un ponte con il
compito di fermare giovani uomini soli, chiedendo loro di
rispondere a un questionario. La ragazza, in seguito, aveva
fatto la stessa cosa su un altro ponte, questa volta un ponte
sospeso molto stretto e ondeggiante, in una giornata ventosa, da
vertigine. In entrambi i casi aveva chiesto ai ragazzi interpellati
di scrivere anche una breve storia basata su una fotografia. E
aveva lasciato l'indirizzo dell'hotel in cui alloggiava nel caso gli
intervistati desiderassero ulteriori informazioni.
Il professor Arthur Aaron, della Stony Brook University di
New York, ha scoperto che la situazione di paura aveva influito
sui giovani che transitavano sul ponte ondeggiante: molti di
essi avevano richiamato la ragazza, e i loro racconti erano più
romantici e a sfondo sessuale. Egli ritiene che le forti emozioni
possano "travasarsi" l'una nell'altra, e che l'accendersi di un
amore, o di un'attrazione, sia facilitato da esperienze intense
vissute insieme. Scherzando, il professor Aaron consiglia:

L'innamoramento 23
"Se volete creare le condizioni giuste con una ragazza,
portatela sull'ottovolante...".
Durante la guerra, nei momenti duri dei bombardamenti,
dello sfollamento, dei rifugi antiaerei, gli incontri erano
certamente più carichi d'emozioni di quelli che possono
avvenire oggi in discoteca. I sentimenti e le storie erano vissuti
più intensamente in un'atmosfera di tensione, quasi una
rivincita della vita contro la morte.
Tutto ciò sembra trovare un'eco anche nella biochimica
cerebrale. In queste condizioni emotive (ne parleremo tra poco)
nel nostro cervello aumenta il livello di dopamina, un
neurotrasmettitore
coinvolto
nel
substrato
chimico
dell'attenzione e dell'azione. Lo stesso che è particolarmente
attivo anche durante la fase dell'innamoramento.
Se è dunque impossibile dire di chi ci si innamora, sembrano
esistere tuttavia alcune condizioni che favoriscono o meno
l'attrazione: una negativa, lo abbiamo visto, è l'eccessiva
familiarità dovuta al crescere insieme sin da bambini. Un'altra,
positiva, è l'esistenza di certe affinità di educazione, valori,
interessi, visione della vita ecc., che creano un terreno comune,
più ricco di intrecci e legami. Un'altra condizione
probabilmente favorevole è il clima che si viene a creare in certe
situazioni fortemente emotive vissute insieme.
Ma c'è un altro aspetto, forse ancor più importante: sono i
segnali che giungono dalla persona per la quale si prova
attrazione. Se sono segnali di indifferenza, o peggio di non
gradimento, è molto probabile che la fiammella iniziale,
investita da questo vento gelido, ondeggi e finisca per spegnersi.
Se, al contrario, i segnali sono invitanti e comunicano
un'analoga attrazione, la fiammella prende vita, cresce, diventa
più calda.
Così come per l'amicizia occorre una corrente di simpatia nei
due sensi, anche nella nascita di un amore la reciprocità è
gratificante, dolce come una carezza, e alimenta il fuoco. Se
poi i segnali di attrazione diventano rapidamente molto forti, da
entrambe le partì, è il "colpo di fulmine". Nello scambio degli
sguardi passa allora una corrente ad alto voltaggio. E la
fiamma può allora trasformarsi in un incendio.

24
Ma cosa succede nel cervello quando due persone si
innamorano? Quando avviene una congiunzione meravigliosa di
sentimenti, emozioni, pensieri? Quando ogni istante è vissuto
intensamente e ogni lontananza riaccende il desiderio di
ritrovarsi?
Sono stati fatti esperimenti per capire cosa succede nella rete
cerebrale. È l'aspetto più nuovo degli studi sull'amore, che
cerca di esplorare i meccanismi biologici di base. Ecco alcuni
dei principali studi, raccontati in modo sintetico, senza entrare
in dettagli complicati.
Il capitolo che segue sarà quindi un po' più tecnico (e lo si
può saltare a pie pari, senza danno per la lettura), ma se avrete la
pazienza di leggerlo vi fornirà probabilmente un quadro utile
per capire meglio il contesto in cui si muovono le nostre
emozioni.

24

II
Cosa succede nel cervello?

La fotografua della persona amata
La dottoressa Helen Fisher, antropologa alla Rutgers University
di New York, ha effettuato una serie di test su un gruppo di
studenti, maschi e femmine, selezionati tra coloro che si erano
dichiarati innamorati di recente e che avevano accettato di
partecipare all'esperimento. La prima prova consisteva in un
colloquio e in un formulario destinati a valutare il loro grado di
innamoramento. Furono scelti quelli che risultavano
profondamente coinvolti con il partner (pensavano a lui o a lei in
continuazione, si vedevano appena possibile, avevano difficoltà
a dormire, il batticuore appena si sentivano al telefono ecc.).
Questi studenti vennero sottoposti a una risonanza magnetica
"funzionale". Si tratta di una particolare risonanza magnetica che
consente di scannerizzare "fette" sottili del cervello, una ogni
cento millesecondi: in questo modo l'intero cervello può essere
analizzato in soli quattro secondi. Un tempo sufficientemente
breve da poter valutare gli effetti di un'emozione.
Durante la risonanza magnetica a questi volontari venivano
fatte vedere fotografie della persona amata e, dopo un certo
intervallo, venivano loro mostrate altre fotografie, questa volta
neutre. Ricominciando poi da capo ogni volta.
L'idea era quella di capire se si attivavano differenti circuiti
cerebrali a seconda delle immagini. La tecnica utilizzata, infatti,

consen
te di
visuali
zzare il
flusso
del
sangue
nel
cervell
o:

26
dove il flusso aumenta di intensità, vuoi dire che quella certa area
sta funzionando più attivamente.
Si è così potuto vedere che quando i volontari osservavano
l'immagine della persona amata si "accendeva" una particolare
area, diversa da quella che si attivava guardando le altre
fotografie. L'area coinvolta era una parte primitiva del cervello,
quella del cosiddetto "nucleo caudato": essa fa parte del sistema
che presiede alle sensazioni di piacere, e soprattutto che
pianifica i movimenti diretti a ottenere tali sensazioni.
L'altra osservazione interessante è che contemporaneamente si
attivava anche un'altra area (quella detta del "tegumento
ventrale"), che produce dopamina. La dopamina è uno dei
tanti neurotrasmettitori che fanno funzionare il cervello
stimolando e modulando il passaggio del segnale nervoso tra
una cellula e l'altra. Si sa che alti livelli di dopamina producono
energia, iperattività, perdita del sonno e dell'appetito. E anche
batticuore e tremori. Manifestazioni tipiche proprio
dell'innamoramento.
Un cavallo di Troia
Le ricerche condotte in questi ultimi tempi su cervello e
amore hanno rafforzato in vari studiosi, come la Fisher,
un'interessante ipotesi. L'innamoramento non sarebbe altro che
un sistema primario di sopravvivenza, frutto dell'evoluzione, e
svolgerebbe un ruolo ben preciso, ossia quello di spingere gli
esseri umani a creare un forte legame a due, attraverso una
focalizzazione continua sulla persona amata, in modo da creare
le basi, grazie a un'unione di coppia durevole, di quello che è il
progetto essenziale della vita: la riproduzione e le successive
cure parentali.
In altre parole, rinnamoramento non sarebbe altro che il
cavallo di Troia escogitato dall'evoluzione per indurre due
persone a unirsi, grazie a uno stato alterato della coscienza,
in modo da creare le condizioni perché si riproducano.
Si potrebbe aggiungere che, così come per la maggior parte
dei mammiferi, funziona il trucco dei feromoni (le femmine in

Cosa succede mi cervello?

27

calore disseminano i loro profumi sessuali a distanza, e i maschi
sono irresistibilmente attratti da questi richiami olfattivi, facendo
di tutto per accoppiarsi), analogamente per gli esseri umani
funziona il trucco dell'innamoramento, che in pratica è come
un'anestesia di certi parti del cervello e un'attivazione di altre, per
far sì che due persone si attraggano irresistibilmente e generino
un'altra vita. Un'alterazione che deve durare abbastanza a lungo
per permettere a questo nuovo essere di sopravvivere.
L'innamoramento, dice la Fisher, ha infatti questo di
caratteristico: diversamente da gran parte delle emozioni, non si
spegne con facilità. Le normali emozioni in genere vanno e
vengono, durano dal mattino alla sera; invece lo stato
emotivo creato dall'innamoramento è persistente, come il
bisogno di calore, che chiede continuamente di essere
soddisfatto. In altre parole è un bisogno analogo a quello della
sete o della fame.
Anche se lo nega...
Altri esperimenti molto simili, condotti precedentemente da
un'equipe di Londra, avevano ottenuto risultati analoghi.
Anche qui l'idea era quella di osservare le variazioni cerebrali
quando soggetti volontari osservavano delle fotografie mentre
erano sottoposti a risonanza magnetica funzionale.
All'University College di Londra, Andrea Bartels e Semir
Zeki avevano esaminato in questo modo diciassette individui,
comparando l'attività del cervello mentre guardavano
fotografie diverse: della persona amata, e di tre amici del loro
stesso sesso e della stessa età. Anche questi studi hanno
suggerito l'esistenza di una particolare rete collegata
all'innamoramento: una rete che "accende" quelle zone del
cervello dove si concentrano i recettori della dopamina. Poiché
questi alti livelli di dopamina, come dicevamo prima, innalzano il
livello di attenzione, di iperattività, di vigilanza ecc., creano le
condizioni perché l'innamorato si concentri a tempo pieno
sull'amato e faccia di tutto per mantenere questa relazione.
Secondo Bartels e Zeki, questi tracciati sono così ben
caratterizzati da poter "rivelare", come una specie di macchina

del-

28
la verità, se un soggetto è davvero innamorato, oppure no, della
persona raffigurata sulla fotografia, anche se lo nega!
I due ricercatori hanno provato inoltre a porre i volontari in
situazioni emotive diverse, quali eccitazione sessuale,
sensazioni di felicità o di euforia; hanno persine esaminato
madri che guardavano i propri figli. Tuttavia, comparando le
varie immagini hanno riscontrato che i tracciati
dell'innamoramento continuavano a essere unici, anche se con
qualche sovrapposizione con gli altri tracciati.
L'aspetto interessante di questi studi, sostengono Bartels e
Zeki, è che essi indicano chiaramente come grazie a questo
metodo diventi possibile cominciare a esplorare gli stati affettivi
del cervello.
Praticamente è come cominciare a "leggere" una mappa del
cervello, identificando le reti neurali in azione, che si attivano a
seconda del tipo di emozione che il soggetto prova in quel
momento.
Certo, bisogna essere molto prudenti in un campo come
questo perché, come qualcuno ha fatto notare, tale metodo di
indagine non è in grado di separare e misurare adeguatamente
le varie emozioni in un sistema complesso come quello del
cervello (dove tutto interagisce, e del quale non abbiamo ancora
compreso la molteplicità di certe funzioni). Ma forse la strada
ora è aperta.
Il professor Antonio Damasio, dell'Università dell'Iowa,
molto conosciuto per i suoi studi sull'attività cerebrale
attraverso le immagini ottenute con la tomografia a emissione
di positroni (PET), ha dal canto suo compiuto particolari ricerche
per identificare altre aree coinvolte nelle emozioni.
Lo studioso ha chiesto a quarantuno volontari di ricordare
episodi della propria vita collegati a tristezza, felicità, rabbia,
paura e anche amore, immedesimandosi il più possibile nelle
sensazioni provate in quel momento. Quando i soggetti
segnalavano di essersi calati in quel particolare stato emotivo, la
loro attività cerebrale veniva scannerizzata con la PET, e poi
comparata con le immagini ottenute quando invece
ricordavano situazioni neutre.

29
n professor Damasio ha così confermato che i tracciati ottenuti in
tal modo erano diversi a seconda delle emozioni evocate.
Che le cose siano però più complicate di quanto appaiano
viene riconosciuto dagli stessi Bartels e Zeki i quali, nelle
conclusioni del loro studio, scrivono quanto sarebbe
sorprendente che un sentimento così complesso come
rinnamoramento, una delle più ricche esperienze umane, risultasse
circoscritto in certe aree relativamente molto piccole del cervello.
Data la capacità dell'innamoramento di influenzare in così larga
misura il nostro comportamento, è poco probabile che queste
aree agiscano in modo isolato: le diffusissime connessioni che
esistono in queste zone costituiscono senza dubbio un tramite per
coinvolgere altre parti del cervello che futuri studi potranno
rivelare.
L'innamoramento come disturbo ossessivo
E infatti si sono trovati anche altri "segnali" biologici che
accompagnano l'innamoramento e che possono essere osservati
indirettamente anche dall'esterno. Esiste in proposito uno studio
pionieristico condotto nel 1999 all'Università di Pisa dalla
psichiatra Donatella Marazziti. La sua ricerca è partita da
pazienti affetti da disturbi ossessivo-compulsivi.
Si tratta di disturbi che provocano strani comportamenti: per
esempio, spingono a controllare e ricontrollare se la chiavetta
del gas è chiusa, o se l'antifurto della macchina è inserito, oppure
spingono a lavarsi continuamente le mani per eliminare i batteri
che possono essersi attaccati alla pelle. Ma provocano anche
altre "fissazioni", come un'attrazione fatale per i giochi
d'azzardo malgrado si continuino a perdere fortune.
Questi pazienti sono stati studiati per capire se il loro
comportamento fosse collegato a qualche variazione
nell'attività di certi neurotrasmettitori (cioè di quelle sostanze
che regolano il passaggio del segnale elettrico tra un neurone e
l'altro). E si è così scoperto, attraverso analisi del sangue, che chi
soffre di disturbi ossessivo-compulsivi ha un più basso livello di
serotonina. In questi pazienti il livello di serotonina è infatti circa
il 40 per cento più basso del normale.

30

Ti amerò per
sempre

Poiché anche chi è nella fase di innamoramento profondo
presenta una vera e propria ossessione nei confronti della persona
amata, la professoressa Marazziti ha pensato di misurare il
livello di serotonina anche negli innamorati. Per questo sono
stati selezionati studenti volontari, di ambo i sessi, con le
seguenti caratteristiche: essere innamorati da meno di sei mesi,
pensare alla persona amata almeno quattro ore al giorno, non
aver mai fatto l'amore insieme. Una relazione del tipo Dante e
Beatrice, insomma.
L'esperimento consisteva nel mettere a confronto venti studenti
innamorati, venti pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo
(non trattati) e venti persone normali non innamorate. L'analisi
del sangue eseguita sugli innamorati ha mostrato che le loro
piastrine trasportavano circa il 40 per cento in meno di
serotonina. Esattamente come i soggetti affetti da disturbi
ossessivo-compulsivi.
Va detto che alcuni di questi innamorati, riesaminati qualche mese
dopo, mostravano nuovamente un livello di serotonina normale.
In altre parole, l'innamoramento profondo, di tipo ossessivo, è
un "disturbo" che in genere si riassorbe nel tempo. La cosa
interessante è che oggi i pazienti affetti da disturbi ossessivocompulsivi vengono curati con farmaci che innalzano il livello di
serotonina: si otterrebbe lo stesso effetto anche sugli innamorati?
Cioè, questi farmaci eliminerebbero o attenuerebbero le loro
dolci ossessioni d'amore? Sarebbe mostruoso condurre
esperimenti del genere. Ma qualcosa è stato fatto con persone
che soffrono di gelosia in modo patologico, con forme acute che
assumono le caratteristiche di un vero e proprio disturbo
ossessivo-compulsivo, accompagnato da un basso livello di
serotonina.
È il caso di un marito che teneva la moglie chiusa in casa, la
interrogava di continuo su cosa avesse fatto durante il giorno, a
chi avesse pensato, costringendola, quando usciva, a coprirsi
completamente, con cappuccio e occhiali scuri, perché non
suscitasse il desiderio di altri uomini.
L'uomo ha accettato di farsi curare con questi farmaci, e la

Cosa succede nel
cervello?
sua forma ossessiva di gelosia si è attenuata.

31

Insomma, biochimica cerebrale e stati emotivi sono
strettamente collegati tra loro. E non potrebbe essere altrimenti,
dal momento che il cervello non è un'entità astratta, ma un
intreccio di cellule nervose che "scattano" quando vengono
stimolate da certe sostanze chimiche (i neurotrasmettitori,
appunto) che ne modulano l'attività.
Naturalmente ci si può chiedere se questa attività biochimica
sia la conseguenza del comportamento, oppure se ne sia la causa.
Nell'esperimento di cui parlavamo prima, nel corso del quale
alcuni volontari venivano invitati a immedesimarsi in
situazioni di tristezza, felicità, rabbia, paura e anche amore, le
reazioni biochimiche rilevate dalla PET erano la conseguenza di
un atto volontario dell'individuo: in altri termini, "pensando" di
essere arrabbiati o innamorati è possibile attivare dei circuiti
interni che creano questa situazione emotiva.
Ma è possibile fare il contrario? Cioè provocare artificialmente
un'emozione, un istinto, un comportamento, agendo
direttamente sulle cellule nervose? Con gli animali è stato fatto,
in vari modi. Per esempio, trasferendo del DNA da topolini di
campagna (monogami) a topolini di montagna (poligami) si è
modificato il comportamento di questi ultimi, rendendoli
monogami. In altri esperimenti si è indotto in questi topolini
anche un comportamento di cure parentali (cioè di amore per i
piccoli) iniettando semplicemente nel loro cervello vasopressina
e ossitocina, due ormoni che hanno un ruolo importante nello
sviluppo dell'"attaccamento" anche nella specie umana.
Nessuno si metterà mai a fare esperimenti del genere sugli
uomini, ma è molto importante capire quello che avviene nella
"cantina" del cervello, per rendersi conto che queste alchimie
condizionano profondamente il nostro comportamento.
La cantina delle emozioni
Non è il caso qui di descrivere in dettaglio la complessità
delle varie parti che compongono il cervello e che sono il
risultato di milioni di anni di evoluzione. Si sa che, semplificando
all'estremo, il nostro cervello è composto da tre "bucce"

32
principali, secondo una celebre definizione del professor Paul
D. MacLean: nella parte più profonda si trova il cervello del
"rettile", quello più arcaico, che presiede alle funzioni di base
della sopravvivenza; nella parte intermedia quello del
"mammifero primitivo", o sistema limbico, che è il centro delle
emozioni e dell'affettività; e infine la corteccia, la buccia
esterna, molto sottile (tre millimetri soltanto), che avvolge il
cervello e che è la sede delle attività superiori, come il
linguaggio, l'astrazione, il pensiero, l'associazione di idee, la
musica ecc.
Ovviamente le cose sono molto più complicate. Sarebbe come
dire che un'automobile è composta da tre parti: le ruote, il
motore e la carrozzeria. In realtà ognuna di queste parti è
composta da molte altre parti. Per esempio, la regione che
presiede alle emozioni, il sistema limbico (quella che
maggiormente interessa il nostro discorso), presenta al suo
interno varie strutture come l'amigdala, l'ipotalamo, l'ipofisi,
l'ippocampo ecc., ognuna con funzioni specifiche.
Poiché gli esseri umani non sono stampati alla catena di
montaggio, come le automobili, ma posseggono patrimoni
genetici tutti diversi, è chiaro che bastano piccole differenze
nella "macchina" cerebrale per provocare risposte diverse. Tanto
più se si combinano con le diverse esperienze personali.
Per non parlare delle disfunzioni che possono verificarsi in
alcune parti del cervello. Per esempio, se l'ipofisi non funziona
bene si riduce il flusso ormonale, e diminuiscono di
conseguenza la capacità di innamorarsi e il desiderio sessuale.
Per altre persone, invece, l'incapacità di innamorarsi è dovuta
al fatto che l'amigdala non riesce a scatenarsi e a orchestrare
tutta la tempesta biochimica necessaria, come fa osservare la
psichiatra Donatella Marazziti nel suo libro La natura dell'amore
(Rizzoli, 2000). È una cosa che può succedere dopo la fine
traumatica di un rapporto affettivo e che rende insensibili per
un tempo più o meno lungo. In altre situazioni, invece,
l'amigdala può essere frenata dagli "stop" che provengono dalla

parte
razion
ale del
cervell
o, la
cortec
cia; è
il caso
di
certi
indivi
dui
freddi,
magar
i
inibiti
nelle
emozi
oni
dall'ed
ucazio
ne
ricevut
a. Ma
ci
sono
anche
person
e che
si
compo
rtano
in
modo
esatta
mente

Cosa succede nel cervello?

33

opposto, cioè che si innamorano in continuazione. E questo
potrebbe dipendere da un'amigdala troppo sensibile, che scatta
di continuo, anche per stimoli minimi. O potrebbe dipendere
dal cattivo funzionamento di certe strutture cerebrali che
agiscono da filtro, come il talamo.
L'amigdala, del resto, è coinvolta, in modi diversi, anche nei
due momenti della vita in cui il ruolo degli ormoni è più
determinante: l'adolescenza e la menopausa, che sono proprio i
periodi in cui è più facile innamorarsi.
I cercatori di sensazioni
Entrano poi in gioco altre caratteristiche, regolate in parte
dai geni, come la timidezza. Ci sono persone timide e introverse
che si bloccano in amore, che temono di uscire dalla fortezza nella
quale si sentono al sicuro e finiscono per non scendere in campo.
Ci sono invece altri che cercano in continuazione gli stimoli
dell'innamoramento, saltando da un partner all'altro: sono i
sensation seekers, come dice la Marazziti. Questi "cercatori di
sensazioni", si è scoperto, presentano nel sangue una ridotta
quantità di sostanze chiamate MAO (mono-amino-ossidasi).
In pratica ciò significa che la biochimica dei sensation seekers ha
meno inibitori, lascia in giro una maggiore quantità di sostanze
stimolanti che sfocia nella continua ricerca di stimoli.
Lo studio del cervello e dei suoi meccanismi nervosi,
biochimici, ormonali, ci offre così una visione nuova della
"cantina" del nostro comportamento anche per quanto riguarda
l'amore.
Non dobbiamo quindi stupirci se anche gli animali, pur non
possedendo le nostre capacità mentali superiori, seguono in
amore il nostro stesso percorso, guidati dalle loro "macchine"
cerebrali, costruite in modo analogo alle nostre: un percorso
che comprende attrazione, corteggiamento, accoppiamento,
poligamia, monogamia, gelosia, scontri tra rivali, cure parentali

ecc.
Avrem
o
modo
di
parlarn
e
in
seguito
.
Ma
tornia
mo ora
"in
superfi
cie" e
a
quella
strana
sensaz
ione
che si
prova
quand
o
siamo
colpiti
da
qualcu
no. Da
chi
siamo
attratti
?
E
perché
?
L'attra
zione

35
m L'attrazione

La bellezza
Si sa che la bellezza è qualcosa di indefinibile. Il fascino,
poi, è ancora più sfuggente. Per non parlare di "quel certo non so
che" che ognuno percepisce in modo estremamente personale,
come fosse un ultrasuono. Al di là, però, delle preferenze e dei
gusti personali, esistono dei "parametri" di bellezza condivisi da
tutti gli uomini e da tutte le culture? Cioè dei modelli universali
che, più o meno consapevolmente, ci portiamo dentro, magari
legati alla storia dell'evoluzione?
In effetti, oggi sono in molti a ritenere che la bellezza abbia
una sua base biologica. Che non sia cioè soltanto un concetto
astratto, appartenente a una categoria estetica, variabile nel
tempo e nelle diverse società, ma sia anche l'espressione di
certe regole di sopravvivenza modellate dalla selezione
naturale. Regole che prevedono particolari requisiti fisici, sia
nell'uomo sia nella donna, per assolvere nel migliore dei modi
alla funzione centrale nella storia della vita: la riproduzione. Più
ci si avvicina a questi requisiti (o a questi "parametri"), più si è
considerati "belli", in ogni parte del mondo.
In alcuni esperimenti, per esempio, sono state mostrate
fotografie di donne a uomini di continenti e culture diversi, e si è
osservata una larga convergenza nel preferire un certo tipo di
bellezza femminile dotato di particolari caratteristiche. Come mai?

Per capire perché questi giudizi siano così convergenti,

bisogna risalire molto indietro nel tempo e ritrovare un filo
conduttore che unisce il passato al presente. Il punto di partenza
è, appunto, la riproduzione.
Quando si chiede a un biologo chi è vincente nella lotta per la
sopravvivenza, la risposta non è il più forte, il più veloce e
neppure il più intelligente. È vincente "chi genera una prole
fertile". In altre parole, il vero successo nella lotta per la
sopravvivenza non è quello di sopraffare gli altri, ma di
riprodursi e far sì che la propria prole arrivi a sua volta all'età
riproduttiva. Chi non si è riprodotto, nella storia della vita, è
uscito di scena. Anche se era molto forte, veloce o intelligente. Se
non è riuscito a far sopravvivere i propri geni, si è estinto.
Riuscire quindi ad accoppiarsi, facendo poi crescere i propri
piccoli (e facendoli arrivare fino all'autosufficienza e alla
riproduzione), è la vera linea vincente. Questo spiega
l'importanza dell'amore, del sesso, delle cure parentali, che
sono i comportamenti basilari per permettere la continuazione
della vita. Da qui l'importanza di scegliere il partner giusto.
Ma qual è il partner giusto?
Il bello della simmetria
Ce lo dice la storia della vita (anche animale): per il maschio,
una femmina fertile e sana. Per la femmina, invece, un maschio
capace di proteggerla e di esserle vicino nella cura dei piccoli.
Per potersi riprodurre, insomma, sia i maschi sia le femmine
hanno sempre preferito partner validi e in buona salute. E cosa
voleva dire essere in buona salute? I ricercatori hanno
scoperto che una delle qualità importanti era quella di essere
"simmetrici".
Per capire il concetto basta fare qualche esempio paradossale.
Oggi non verrebbe considerata attraente una persona con un
occhio alto e l'altro basso, o con la bocca completamente
storta, o con una gamba lunga metà dell'altra. Questa
percezione delle irregolarità esiste anche nel mondo animale,
persino negli insetti. Uno studio condotto sulle mosche
scorpione da R. Thornhill e S.W. Gangestad ha mostrato che le
femmine

36
non sono attratte da maschi che non abbiano le ali simmetriche.
E infatti se guardiamo un insetto, o qualsiasi altro animale in
natura, constatiamo che la perfetta simmetria tra le due metà
del corpo è la regola: la tendenza naturale della selezione è
quella di mantenere l'equilibrio degli occhi, delle orecchie,
degli arti ecc. Le irregolarità sono solitamente attribuibili a difetti
genetici, tossine, mutazioni, malattie: quindi esiste in natura
un'innata preferenza per gli individui "regolari", la cui
simmetria rappresenta, per così dire, un certificato di buona
salute. Thornhill e Gangestad, in un altro studio del 1997, hanno
preso in esame una popolazione delle Antìlle e i risultati
indicherebbero che gli individui senza difetti di simmetria godrebbero di una minor incidenza di malattie.
Ma questa innata preferenza per la simmetria vale allora
anche per la bellezza? Pare di sì. Esistono vari esperimenti che
confermano la tendenza a preferire lineamenti regolari (cioè
simmetrici) del viso. A studenti maschi e femmine, per esempio,
è stato chiesto di giudicare il grado di attrazione di una serie di
volti rappresentati in fotografie. Poi è stata misurata la simmetria
di questi volti in alcuni particolari punti (pupille, angolazione
dell'occhio, zigomi, limiti esterni di naso, bocca e mascelle).
Correlando questi dati con i punteggi assegnati dagli studenti, si
è notato che la simmetria era uno dei fattori che influenzava
maggiormente il giudizio sulla bellezza della persona
rappresentata.
Studi fatti da D. Dones su cinque diverse popolazioni hanno
confermato che i tratti del volto che presentano maggiore
simmetria sono quelli preferiti. In altre ricerche è stato addirittura
costruito al computer un viso perfettamente simmetrico,
partendo da fotografie reali, e questa immagine è risultata la
più attraente.
Il rapporto vita-fianchi
Ma esiste anche un altro parametro universale che entra in
gioco nell'attrazione per quanto riguarda la donna: il rapporto
vita-fianchi. Le ricerche fatte in proposito mostrano che

L'attrazione

37

ovunque gli uomini preferiscono un corpo femminile a forma
di clessidra anziché di uovo o di pera.
n rapporto ottimale tra vita e fianchi risulta essere di 0,67.
Vale a dire un rapporto di due a tre. Il che corrisponde alle
famose misure di Marilyn Monroe, 90-60-90. Ma è anche il
rapporto vita-fianchi che possedeva quella celebre modella che
per la sua magrezza fu soprannominata "Shrimp", cioè gamberetto. Non ha quindi importanza il peso: l'importante è che la
"linea" ricalchi questi rapporti. Ma perché la clessidra è
preferita alla pera o all'uovo? Perché questa forma si addice
proprio all'esigenza primaria della riproduzione. Essa segnala a
un maschio che la donna in questione è giovane, ferrile e sana.
Infatti questo rapporto vita-fianchi è tipico di una donna
giovane, e rappresenta, per così dire, il profilo dei suoi ormoni
sessuali, con la collocazione dei grassi di riserva nei punti giusti.
Una diversa distribuzione del grasso corporeo potrebbe
invece significare qualche problema di salute.
Anche in questo caso sono state mostrate fotografie di donne
con vari tipi di "girovita" a popolazioni che vivono in
isolamento, come gli indios Shiwiar, una tribù che abita
nell'interno dell'Amazzonia: anche loro preferivano il classico
rapporto vita-fianchi, in quanto indicatore di fertilità.
Ma ci sono anche differenze, tra maschi e femmine. Per esempio
la preferenza dei maschi per le donne giovani (e quindi per certi
suoi "profili ormonali") è legata al fatto che il picco della fertilità
femminile si situa tra i 20 e i 24 anni. In passato, quando bisognava
fare molti figli, era importante che il corpo femminile rimanesse
adatto a procreare il più a lungo possibile. La fertilità femminile,
infatti, a un certo punto declina, mentre quella maschile può
durare, in teoria, fino alla morte. Di qui nasce probabilmente la
preferenza dei maschi per le donne giovani.
Per la donna, invece, è sempre stato importante avere
accanto a sé un uomo in grado di difenderla, procurarle del
cibo, aiutarla nell'allevamento della prole. Dal punto di vista
fisico, quindi, gli uomini alti e forti erano più "attraenti" di
quelli bassi e deboli. E poiché i caratteri maschili sono dovuti
all'azione di particolari ormoni, come il testosterone, il model-

Ti amerò per sempre
lo virile presentava peli sul corpo e sulla faccia, una voce più
profonda, muscoli più sviluppati, mascella quadrata, mento
prominente. E non era importante se questo maschio aveva
qualche anno in più: anzi, ciò era spesso un vantaggio, perché
significava una posizione di preminenza nel gruppo e
38 quindi una maggiore garanzia di tutela e sopravvivenza.
Con lo sviluppo di società più complesse, essere "forti" ha
cambiato sempre più significato: oggi essere forti non vuoi più
dire essere muscolosi ma essere "potenti", cioè disporre di
ricchezza o di uno status sociale dominante. Infatti le donne sono
spesso attratte da uomini di successo, magari non più giovani,
che sono "muscolosi" non per il loro fisico, ma per il loro potere, i
loro soldi, la loro fama. Cioè uomini vincenti. È in questo che
consiste la loro forza d'attrazione, la loro "bellezza".
Curiosamente anche le fiabe ci hanno tramandato un
modello analogo: quello del re che dava la figlia in sposa al
cavaliere vittorioso, cioè colui che "uccideva il drago". Ma
come era questo cavaliere: bello o brutto? Simpatico o burbero?
Le fiabe non lo dicono, ma c'è una buona probabilità che
fosse poco attraente e magari manesco.
La donna avrebbe certo voluto che questo cavaliere fosse anche
bello. E tenero con lei. Per una vita in comune gradevole, di
collaborazione nell'allevamento dei figli, non basata su un
rapporto di sottomissione. Poteva anche succedere,
casualmente: ma in realtà le regole erano quelle imposte da
tradizioni assai rigide e repressive nei confronti del sesso
femminile. Molto spesso la donna non poteva neppure scegliere
lo sposo, che veniva selezionato dalla famiglia secondo criteri di
convenienza e di interesse. È probabile che il "cavaliere" fosse
sovente arrogante e non avesse neppure bisogno di mettere in
chiaro che era lui il capo assoluto. Sempre e senza discussioni.
L'uomo perfetto
Nei Paesi avanzati, la rapida evoluzione della condizione
della donna e la sua minore dipendenza dalla tutela del
maschio hanno notevolmente cambiato la situazione, a volte con

L'attrazione

39

conseguenze sorprendenti, come hanno rivelato alcuni
esperimenti fatti con il consueto sistema delle fotografie.
Infatti il maschio vincente, oggi, non ha più bisogno di essere
muscoloso e peloso, fisicamente dominante, ma può essere al
tempo stesso vincente e gentile. Anzi, è meglio che sia così.
Alcuni ricercatori, partendo dalle fotografie di dodici
giovanotti di aspetto normale, hanno costruito una perfetta
faccia maschile, con grandi occhi, viso simmetrico e pelle liscia.
Talmente perfetta che alla fine dava una vaga sensazione di
femminilità. Ebbene, al dipartimento di Psicologia della St
Andrews University, facendo vedere questa immagine a
trentaquattro studentesse volontarie, i ricercatori hanno scoperto
che un viso di questo tipo era preferito a quelli più mascolini di
altri giovani. Le studentesse avevano un'età media di circa 20
anni ed erano state invitate a dare un punteggio da la? per
valutare il grado di attrazione di varie immagini costruite ad
hoc. il viso "femminilizzato", grazie all'ammorbidimento della
linea della mascella, risultò nettamente vincitore.
Secondo l'autore dello studio, Anthony Little, questi tratti
addolciti venivano associati, appunto, a un carattere più gentile
e a una maggiore disponibilità alla cooperazione. Al contrario,
tratti molto mascolini erano considerati più minacciosi e meno
graditi. Tuttavia, dice Little, affinchè un uomo rimanga attraente
occorre sempre una caratterizzazione maschile. In un test di
questo tipo, sostiene, un attore come Leonardo Di Caprio
apparirebbe forse troppo femminile; mentre un super-maschio
come Arnold Schwarzenegger risulterebbe probabilmente
troppo aggressivo per essere considerato un partner appetibile.
Un personaggio come Brad Pitt potrebbe invece essere
considerato un prototipo maschile ideale.
Anche i botteghini del cinema, del resto, sembrano riflettere
questa nuova tendenza. I film degli ultimi anni hanno lanciato
personaggi come Hugh Grant, graditi al pubblico femminile più
dei vari Terminator. E secondo Desmond Morris, il celebre
antropologo culturale, questo cambiamento nell'attrazione
verso il maschio riflette proprio una crescente indipendenza e
autonomia della donna.

40

Ti amerò per
sempre

Le cose, tuttavia, non sono così semplici: poiché permane, a
volte, anche il richiamo della foresta. Cioè l'intimo desiderio di
un uomo macino, quando i sensi prevalgono. È una tendenza che,
secondo alcune ricerche condotte dal dottor Penton-Voak,
potrebbe forse essere collegata al ciclo ovarico. Sembra infatti
che nei giorni fertili le donne preferiscano, per gli incontri di
breve durata, partner più accentuatamente maschili.
E in proposito c'è una ricerca italiana molto interessante,
coordinata da Emmanuele A. Jannini, professore di sessuologia
medica all'Università dell'Aquila. I ricercatori italiani stanno
studiando proprio l'influenza degli ormoni sui meccanismi di
percezione della bellezza. I primi dati pubblicati sono
affascinanti: durante la gravidanza, cioè nel momento in cui
ha più bisogno della presenza di un partner, la donna non è
più attratta dall'uomo macho.
Ma quanto conta nella vita possedere certi "parametri" di
bellezza?
I vantaggi del fisico
È chiaro che essere considerati attraenti offre un numero
considerevole di vantaggi, specie per una donna. Sono state
realizzate molte candid camera (ne abbiamo fatte anche noi a
"Super-Quark") che mostrano quanto gli uomini siano più
disposti a portare le valige a donne belle anziché brutte, ad andare
a cercare loro un bicchiere d'acqua, oppure a cedere il posto nella
fila.
Ma ci sono ricerche che riguardano anche gli uomini. Lo
psicologo Allan Mazur ha per esempio cercato di capire come un
viso maschile "dominante" possa essere utile in una carriera
militare. Le facce "sottomesse", secondo Mazur, sono spesso
tonde, oppure strette con le orecchie staccate, mentre quelle
"dominanti" sono ovali o rettangolari con le orecchie attaccate:
inoltre sono muscolose, con un mento prominente e spesse
sopracciglia. Raccogliendo dei dati all'Accademia militare di
West Point, negli Stati Uniti, la ricerca ha mostrato che questo
tipo di dominanza facciale risultava strettamente legata alle

L'attrazion
e
promo
zioni
sia
nelle
classi
junior
sia in
quelle
senior.

41

Un'altra ricerca, condotta in passato, ha mostrato che anche la
statura conta: gli individui alti hanno mediamente retribuzioni
maggiori di quelli bassi. Gli individui molto piccoli, in
particolare, hanno posizioni e retribuzioni nettamente più
svantaggiate.
Essere alti e slanciati, avere il giusto rapporto vita-fianchi,
essere giovani, essere simmetrici: questi antichi parametri, che
favoriscono l'accoppiamento (e che sono diventati fattori di
"bellezza"), sono sempre attuali e molti cercano oggi di
migliorarli, o di recuperarli, attraverso una serie infinita di
accorgimenti e di tecniche. Per quanto riguarda la simmetria,
per esempio, cercando di raddrizzare il naso, riattaccare le
orecchie, riallineare i denti, riequilibrare il seno, oppure
cercando di correggere il rapporto vita-fianchi con la
liposuzione, le diete, la chirurgia plastica, la ginnastica; cercando
di apparire più alti con i tacchi (apparenti o nascosti) e in certi
casi addirittura allungando chirurgicamente le ossa. E inoltre
utilizzando ciprie, rossetti, rimmel, tinture per capelli, trapianti,
parrucche, trattamenti antirughe, lozioni, lacche, busti, peeling, cure dentistiche, palestre, manicure, parrucchieri ecc. ecc.
Tutto questo per apparire più attraenti. E avere magari più
probabilità di successo nella ricerca di un partner. Per una sera,
per un anno, per la vita.
L'arsenale per sedurre
Naturalmente la bellezza è solo uno degli elementi che
entrano in gioco nell'attrazione. Si può essere attratti anche da
persone non particolarmente belle (persine con tratti irregolari)
ma che hanno fascino, o che posseggono altre qualità positive.
Persine una leggera asimmetria degli occhi può avere il suo
charme (viene in mente il cosiddetto "strabismo di Venere").
I "parametri" di cui parlavamo prima, individuati da antropologi e psicologi, sono certamente importanti e senza dubbio
hanno avuto un ruolo nell'evoluzione, ma un mondo così vario
e ricco come è quello di oggi consente di rimescolare le carte,
offrendo maggiori possibilità di valorizzare la propria per-

42
sonalità. Perché non è solo l'aspetto fisico che può essere
migliorato: attraverso la crescita educativa anche la parola si
abbellisce, diventa più attraente, più seducente e può
contribuire notevolmente a far salire il punteggio individuale.
È quindi con tutto il nostro bagaglio di parole, oltre che di
ormoni e di simmetrie, che ci presentiamo agli altri e che da essi
veniamo osservati e valutati.
Un rapporto a due può nascere, come dicevamo, in modo
inaspettato, in circostanze insolite, oppure può essere frutto di
conoscenze fatte sul luogo di lavoro o in casa di amici. Ma può
anche essere il risultato di un'azione programmata, di un "blitz" là
dove i rapporti possono concretizzarsi più facilmente: per esempio
in un single bar, cioè un bar dove persone sole vanno per incontrare
altri cuori solitali.
Uno psicologo inglese ha ritenuto interessante osservare il
comportamento umano in questi locali, perché sono una specie
di laboratorio dove osservare in diretta come avviene un
corteggiamento. Infatti ogni corteggiamento - ritiene lo
studioso, il dottor David Grivens - attraversa varie fasi, che
rappresentano in pratica una marcia di avvicinamento. Una
marcia cosparsa di ostacoli e di trappole, ma anche di segnali
di incoraggiamento da interpretare e di semafori da rispettare.
Ovviamente la situazione nei single bar è ben diversa da
quella che si verifica in casa d'amici o in una convention
aziendale: perché nel primo caso le persone non si conoscono,
non hanno amicizie comuni, sono "strangers in thè night". Esiste
quindi, soprattutto da parte delle donne, una maggiore
diffidenza iniziale che va superata. Ma al di là di questo aspetto,
la "procedura" è sostanzialmente la stessa: il percorso a tappe
che si deve seguire è abbastanza simile in ogni tipo di
corteggiamento, anche se in questo caso tutto è concentrato. Si
può così osservare dal vivo come si sviluppano certi
comportamenti, come si possono aprire o chiudere certe porte, e
come possono nascere, oppure no, certi feeling.
Il dottor Grivens si è recato quindi per varie sere in questi
bar, in incognito, annotando tutto sul suo taccuino.

Spiando il corteggiamento
Osservando centinaia di approcci e corteggiamenti, ha indi
viduato cinque fasi. La prima è quella in cui ci si fa notare.
L'uomo, per esempio, deve far vedere che è maschio, ma atten
zione - dice Grivens - a non assumere atteggiamenti dominan
ti, perché nel corteggiamento sono essenziali i segnali amiche
voli. Bisogna anzi mostrarsi persine vulnerabili, in modo da
tranquillizzare: tutti i segnali di debolezza, in questa fase, aiutano a
diminuire la paura nell'altro, diventando così più awicinabili. Il messaggio deve dire: "Io non sono pericoloso". Un altro consiglio
è di essere, per quanto possibile, se stessi: imitare Humphrey Bogart non
funzionerebbe. Il corpo comunica involontariamente tramite una grande
quantità di segnali che rivelano la vera personalità e le donne, in
particolare, sono molto brave a leggere questi segnali, come se avessero
un radar.
Se si supera il primo esame, cioè se non si viene scartati, si
entra così nella seconda fase, quella dell'avvicinamento, una
fase che permette di capire se le cose possono andare avanti
oppure no. Gli occhi qui assumono una grande importanza. Se
gli occhi si incrociano e lo sguardo dura più di due secondi,
seguito da un timido abbassarsi degli occhi, significa che c'è
stato un contatto. È un segnale significativo, che permette di
entrare in una nuova fase. Esistono altri segnali che permettono
di intuire se tra due persone sedute davanti al bancone c'è
attrazione, come un certo sincronismo nei movimenti:
ruotando il corpo, per esempio, o facendo gesti analoghi. La
gente che si piace tende ad assumere un ritmo sincrono. Sporgersi
in avanti, in particolare, è un segnale che indica il desiderio di
avvicinamento.
Ci sono naturalmente anche segnali negativi: come tirare
indietro la testa, stringere le labbra, girarsi, o cambiare
completamente posizione. I fortunati in amore sono coloro che
riescono a cogliere all'istante tutti questi segnali e a leggerli sul
loro schermo, mantenendo le antenne sempre in funzione.
Ma viene la terza fase, quella in cui, dopo lo scambio di
segnali, bisogna cominciare a parlare. Ed è la più difficile: per-

44
che uomini e donne, parlando, rivelano la propria educazione,
il proprio livello sociale, la propria intelligenza. Molta gente
viene eliminata appena apre bocca.
Iniziare un dialogo è un po' come passare gli "orali". Molti
hanno paura di rompere il ghiaccio, non sanno come avviare
una conversazione e parecchi corteggiamenti non riescono a
superare questo stadio. Esistono dei manuali che suggeriscono
come attaccare discorso, ma offrono solo dei temi, degli
spunti: il fatto è che attraverso il linguaggio si trasmettono
molti segnali inconsapevoli, che rivelano la propria personalità.
Anche sul piano delle emozioni: la modulazione della voce, per
esempio, può rassicurare, calmare, ipnotizzare, come fa uno
strumento musicale, oppure può stridere e provocare una
reazione di difesa.
Come spesso accade, la conversazione avviene su due livelli:
in quello superiore passano le parole, in quello inferiore i gesti, i
pensieri nascosti, le espressioni, che raccontano tutt'altro. In
questa fase è il livello inferiore che dice le cose più importanti,
perché lascia trasparire il modo d'essere, la personalità.
Naturalmente anche gli argomenti sono importanti, ma
stando attenti a non parlare di cose che non interessano il vostro
interlocutore, come un viaggio in Oriente o la descrizione di una
corrida. Molto meglio, invece, spiegare chi siete e interessarvi
del vostro partner. E possibilmente inserire dell'umorismo nella
conversazione: un uomo che sa divertire non solo è più
simpatico, ma lascia presagire un rapporto più disteso. "Un
uomo che mi fa ridere mi ha già conquistata a metà" diceva una
celebre star.
Questa fase della conversazione può durare a lungo, è un test
severo. E solo se si supera questa prova si può passare alla fase
seguente, la quarta, quella di un maggiore avvicinamento. I
segnali sono per esempio la graduale riduzione della distanza,
che può avvenire appunto sporgendosi in avanti. A volte il
primo contatto è indiretto: con una borsa, un ombrello o una
sedia; è un telegramma della propria intenzione di toccare. Il
primo contatto pelle-pelle, magari apparentemente involontario,
è come uno stetoscopio posto sul cuore: permette

L'attrazione

45

di capire l'umore. In caso positivo, un sintomo molto eloquente è
l'emergere di tratti infantili nel tono della voce. Il tono
dell'uomo diventa più dolce; la donna comincia a usare le
modulazioni che si hanno con i bambini piccoli; la conversazione
scivola gradualmente verso il contatto fisico. Il toccarsi con
gentilezza rassicura, è un modo per ribadire "non sono
pericoloso". Non per niente la pelle è l'organo di senso più
esteso. il tocco, quindi, ha il duplice ruolo di consentire un
graduale avvicinamento e di favorire l'eccitazione.
Nell'ultima fase le cose di solito vanno alla velocità decisa
dalla donna, è lei che controlla l'uomo con i suoi segnali:
segnali di stop, di attesa o di avanzata, o eventualmente di
retromarcia.
Infinite varianti
Questo schema di corteggiamento, che qui abbiamo
estremamente semplificato, ha com'è ovvio infinite varianti.
Entrano in gioco fattori educativi, emotivi o caratteriali, come
per esempio la timidezza. La timidezza spesso "blocca"
l'iniziativa, riduce la comunicazione e anche la possibilità di
mettere in evidenza i propri lati positivi.
Il professor Philip Zimbardo, della Stanford University,
molto noto per i suoi esperimenti di psicologia sociale, ha creato
una "clinica per i timidi" allo scopo di aiutare coloro che
hanno difficoltà nei rapporti con gli estranei a superare questo
muro della comunicazione, elaborando anche degli "esercizi
pratici". Per esempio: arrivare a un ricevimento e parlare con
persone sconosciute, oppure recarsi in un supermercato e
attaccare bottone con una cliente carina.
Nell'infinito gioco del corteggiamento, del resto, non di rado
è la donna a prendere l'iniziativa. In passato questo sarebbe
parso sconveniente (anche se, in pratica, era sempre lei a
teleguidare l'approccio con il linguaggio degli sguardi); oggi le
cose vanno diversamente.
Ma il corteggiamento può variare molto, a seconda che la
strategia sia di breve o di lungo termine. In altre parole, a se-

46
conda che l'obiettivo sia quello di consumare un breve incontro,
oppure di costruire un rapporto duraturo. Le qualità richieste
sono ovviamente diverse nei due casi.
La cosa interessante, tuttavia, è che gli psicologi evoluzionisti
ritengono comunque che la spinta di fondo sia sempre la stessa:
quella cioè della riproduzione. Essa rappresenta la grande forza
che guida, spesso inconsciamente, tutti i comportamenti in
amore: a volte si esprime attraverso un legame forte, che è quello
deirinnamoramento, altre volte attraverso un semplice rapporto
sessuale, che è il rito di base della riproduzione; altre volte
invece attraverso legami di affetto e attaccamento, meno
passionali ma più durevoli. Tutti quanti, però, riconduci-bili alla
stessa spinta di base: quella di trasmettere la vita.
L'antropologa Helen Fisher vede un collegamento fra questi
tre momenti della "missione" biologica: l'innamoramento che
serve ad attrarre, il sesso che serve a procreare e l'attaccamento
che è necessario invece per stare insieme e allevare la prole,
anche dopo che l'innamoramento è sfumato.
La sequenza può essere diversa: un amore può iniziare da
uno di questi tre punti di "ingresso" ed estendersi poi agli altri.
Ci sono addirittura casi di persone, aggiunge la Fisher, che
praticano contemporaneamente questi tre tipi di amore con
persone diverse: persone "attaccate" alla propria famiglia, ma
che possono provare un amore romantico per un'altra persona e
fare sesso con un'altra persona ancora. Dal punto di vista
neurologico, sono circuiti che si accendono in modo
indipendente, ma che possono variamente interagire tra loro.
A tale proposito altri psicologi, come R.J. Sternberg, elencano
"combinazioni" ancora più sfumate di questi tre aspetti
dell'amore: l'infatuazione (senza sesso), l'innamoramento (con
sesso e passione), l'amore completo (passione, sesso,
attaccamento), l'amore coniugale (senza passione), l'amore vuoto
(solo attaccamento), il piacere (solo sesso), l'amore fantasma
(passione e attaccamento, ma senza sesso) ecc.
Forse si potrebbe vedere tutta questa varietà di "amori"

sempli
cement
e come
il frutto
della
combin
azione
di
differe
nti aree
cerebra
li,
prepost
e
a
special
izzazio
ni
diverse
. Come
dice-

49
L'attrazione

47

vamo in precedenza, infatti, noi portiamo dentro il nostro
cervello la storia dell'evoluzione: ci sono aree più arcaiche che
presiedono agli istinti primari, ci sono le aree delle emozioni, le
aree del piacere, le aree che presiedono all'elaborazione delle
informazioni ecc. Semplificando molto: il paleoencefalo, il
sistema limbico, la corteccia. Cioè istinti, emozioni, pensiero
astratto.
Combinando tra loro queste aree nei modi più diversi (e con
dosaggi diversi di ormoni e neurotrasmettitori) si possono
ottenere tutti i vari tipi d'amore che per millenni hanno riempito
e continuano a riempire opere teatrali, romanzi, poesie, riviste
erotiche, film, fotoromanzi, sceneggiati: da Giulietta e Romeo
all'Angelo azzurro, da Dante e Beatrice a Moana Pozzi.
La sessualità

IV
La sessualità

II desiderio sessuale
Abbiamo in precedenza visto quali cambiamenti biochimici
si producono nel cervello quando si "accende" l'innamoramento
(vedremo in seguito quello che succede con l'attaccamento):
ma cosa avviene quando si accende il desiderio sessuale?

Se ne sa ancora poco, ma qualche primo indizio lascia
intravedere alcuni moduli di base nel funzionamento del
cervello.
Le nostre aree cerebrali, quelle più arcaiche in particolare,
hanno per così dire degli interruttori che scattano quando
ricevono certi stimoli. Tanto per fare un esempio che non
c'entra niente con il sesso, esiste nel sistema limbico una
piccola popolazione di cellule nervose che formano il
cosiddetto "nucleo soprachiasmatico" (grande come una
capocchia di spillo): quando viene buio (e si chiudono gli
occhi) queste cellule stimolano la produzione di determinati
ormoni che provocano in altre parti del cervello una reazione
a catena destinata a favorire l'innesco del sonno. Molte altre
aree cerebrali hanno sistemi analoghi di innesco che
provocano reazioni di vario tipo. Ad attivare l'eccitazione
sessuale c'è, in questo caso, un piccolo nucleo di cellule
nervose chiamato ipotalamo (anzi, i nuclei sono due, uno per
ogni emisfero). L'ipotalamo è una struttura molto arcaica e

importante, perché regola funzioni basilari come la fame, la
sete o il mantenimento della temperatura corporea.

Quando nella nostra rete nervosa arrivano stimoli
sessualmente eccitanti (immagini, parole, odori, sensazioni
tattili), nel cervello si attivano vari circuiti, ognuno per il
settore di sua competenza (la corteccia, in particolare,
interpreta questi segnali e magari vi costruisce sopra fantasie
erotiche): ma è l'i-potalamo (diverso nei maschi e nelle
femmine) a innescare la sequenza principale, quella che
stimola la produzione di ormoni sessuali.
Contemporaneamente provoca anche una reazione a catena
che innalza il livello di dopamina (il neurotrasmettitore che
regola l'eccitazione) e abbassa quello di serotonina, un altro
neurotrasmettitore che ha invece un ruolo inibitorio.
L'"allarme", a questo punto, è generalizzato ed entrano in
azione altri centri nervosi: due, in particolare, situati lungo il
midollo spinale, che trasmettono l'eccitazione ai genitali
attraverso un altro interruttore che fa affluire una maggiore
quantità di sangue, provocando una tumescenza. È così che
avviene l'erezione del pene, gonfio del sangue arrivato nel
suo "corpo cavernoso" attraverso l'apertura automatica dei
portelli d'ingresso.
Tutta questa serie di eventi "a cascata" si produce senza che
noi neppure ci rendiamo conto di quello che sta avvenendo al
nostro interno. È una straordinaria e complicatissima rete di
cellule nervose, ormoni, neurotrasmettitori, enzimi, che
agiscono a nostra insaputa e che a loro volta inducono altri
effetti, come l'aumento della pressione, del battito cardiaco e
della respirazione, preparando il corpo alla sua fondamentale
missione riproduttiva, prevista in ogni dettaglio da milioni di
anni di evoluzione.
In un suo famoso film, Tutto quello che avreste voluto sapere
sul sesso e non avete mai osato chiedere, Woody Allen aveva reso
bene, in modo molto immaginativo, il concetto di questa
straordinaria macchina che si mette in moto autonomamente
grazie a stimoli che arrivano dall'esterno. Nel suo film si
vedevano due giovani in auto, appartati in un luogo buio, che
con i loro baci e le loro carezze audaci attivavano l'eccitazione:
la corteccia cerebrale era rappresentata come un centro di
controllo

50

Ti amerò per
sempre

spaziale che coordinava le attività dei piani inferiori, dove si
trovavano, tra l'altro, degli argani per l'erezione e un
"commando" di individui con tuta bianca e cappuccio, pronti
per il lancio.
In questa fase dell'eccitazione il bacio ha un ruolo molto
importante, perché le labbra sono tra le parti del corpo più
sensibili alle sensazioni tattili: in pratica sono come delle
mucose rivolte verso l'esterno, mentre la cavità umida e calda
della bocca anticipa le emozioni della penetrazione. La saliva
dell'uomo contiene, tra l'altro, un certo quantitativo di
testosterone, l'ormone sessuale maschile.
Una corsa a staffetta di nova
Insomma, quello che avviene nell'organismo durante
l'eccitazione sessuale è l'avvio di un programma che procede
per conto suo, predisposto da milioni d'anni di evoluzione: è
un sistema automatico che non ha bisogno di essere appreso, così
come non hanno bisogno di essere apprese tante altre funzioni
del nostro organismo, quali la digestione, il metabolismo, il
funzionamento del sistema immunitario e così via.
Quando degli stimoli esterni premono certi bottoni d'innesco, le
varie sequenze si attivano "a cascata", in modo coordinato: e a
quel punto è difficile capire se siamo stati noi ad accendere il
motore, o se è il motore che ha acceso noi. E se siamo noi a
guidare la macchina, o se è la macchina che guida noi.
A sentire quello che dicono (e fanno) le persone innamorate,
o quelle che sono travolte dalla "passione dei sensi", non
sembrano esserci molti dubbi sul fatto che i loro
comportamenti (e le loro "follie") siano manovrati da potenti
spinte interne che prendono il comando e dirigono di fatto le
operazioni dal basso, lasciando alla parte nobile e colta del
cervello il compito di tradurre tutto questo in parole, magari in
poesie o in canzoni, e persine in ragionamenti. Parole e
linguaggi che in realtà parlano sotto dettatura di forti pressioni,
le quali hanno il ruolo di spingere un individuo a riprodursi.
Un biologo mi disse un giorno una cosa che mi colpì molto.

La
sessualità

51

«Lei sa cos'è una gallina?» «Me lo dica lei.» «È lo stratagemma di
un uovo... per produrre un altro uovo!» Con questo intendeva
dire che un uovo, una volta fecondato, da origine a un nuovo
individuo, il quale nasce, cresce, lotta per il cibo, per
l'accoppiamento, si riproduce e infine muore: tutto questo,
semplicemente per dare origine a un altro uovo...
Sarebbe estremamente limitativo, è ovvio, dire che tutto ciò
che fa un uomo nella sua vita, dopo essere partito lui pure da un
uovo fecondato, sia semplicemente finalizzato a produrre un
altro uovo fecondato (passando, per farlo, attraverso anni e
anni di studio, lavoro, competizioni, corteggiamenti, lotte,
amori, poesie ecc., fino ad arrivare a riprodursi e poi morire).
Ma un po' di verità c'è, in questo paradosso. Nel senso che ciò
che in definitiva rimane di un individuo (e di tutti gli individui
vissuti nella storia e nella preistoria) è la discendenza. Una
discendenza che a sua volta genera altre discendenze, attraverso
una interminabile staffetta di uova fecondate.
Tutto questo per dire quanto sia cruciale il ruolo dell'amore,
inteso come strumento di una formidabile catena di eventi che ha
reso possibile non solo la sopravvivenza della vita, ma anche la
nascita, tra un uovo e l'altro, della straordinaria avventura della
specie umana. Naturalmente è bene dimenticare tutto questo e
continuare a vedere l'amore non da lontanissimo, con il
cannocchiale dell'evoluzione, ma da vicinissimo, con gli occhi
meravigliati di una continua scoperta. E con i sentimenti e le
emozioni che un incontro molto ravvicinato è capace di
provocare.
Torniamo quindi alla coppia e ai suoi palpiti.
Dall'eccitazione all'orgasmo
La fase dell'eccitazione ha fatto salire la temperatura del
desiderio e c'è ora una mobilitazione generale dei sensi: tutto il
sistema nervoso è in "allarme rosso", ogni terminazione nervosa è
tesa al massimo per intercettare profumi, suoni, immagini,
sensazioni tattili. Le mani si intrecciano, si stringono, scivolano
sulla pelle e sul corpo, con un linguaggio segreto che non

52
ha bisogno di interpreti. Il battito cardiaco accelera e invia
sangue in superficie. Con i raggi infrarossi si potrebbero
chiaramente vedere le zone che diventano più calde e più
sensibili: il collo, le orecchie, il seno, il pube. Le labbra si cercano
e si uniscono prima con dolcezza, poi con aggressività.
Nel cervello, intanto, ha luogo una tempesta di
neurotrasmettitori, con un innalzamento notevole del livello
della do-pamina. Le zone attivate sono diverse da quelle
dell'innamoramento: lo si è scoperto con un esperimento analogo
a quello fatto con gli innamorati tramite la risonanza
magnetica funzionale. In questo caso, anziché fotografie della
persona amata, si sono usate delle immagini erotiche e si è
misurato il controllo del livello di eccitazione con un anello
intorno al pene. Questo innalzamento della dopamina (e quindi
dell'eccitazione) diventa più intenso quando la situazione è più
stimolante, per esempio quando si è con un nuovo partner.
I due corpi a questo punto dialogano pelle contro pelle, con
gesti antichi ma sempre nuovi ed eccitanti. L'eccitazione è, per
così dire, la fase di decollo della sequenza che porterà
all'orgasmo. È il momento in cui si innalzano tutti i parametri
fisiologici e comincia l'ebbrezza del volo. Questo decollo è più
rapido nell'uomo che nella donna.
I ricercatori che studiano la fisiologia del sesso suddividono
le varie sequenze che compongono un rapporto sessuale in
quattro fasi principali:





l'eccitazione iniziale;
il plateau;
l'orgasmo;
la risoluzione.

In ognuna di queste fasi si verificano importanti modifiche
nel corpo dell'uomo e della donna, con modulazioni spesso
assai diverse tra loro. Ecco la descrizione di questo percorso,
visto attraverso il taccuino d'appunti del neurofisiologo.
II primo stadio è dunque quello dell'eccitazione iniziale. In
questa fase in entrambi i partner il battito cardiaco aumenta, i
muscoli si tendono, il sangue affluisce agli organi genitali,

La sessualità

53

mentre i capezzoli diventano turgidi. Nella donna la vagina
diventa più ampia e umida, il clitoride aumenta di volume, il
seno diventa più grande e l'utero si alza leggermente. La
pressione minima sale di 20-40 punti, quella massima di 30-80.
Nell'uomo si verifica l'erezione, lo scroto si ispessisce e i
testicoli si avvicinano al corpo. La pressione minima sale di 2050 punti, quella massima di 40-100.
La seconda fase è quella che generalmente coincide con la
penetrazione. È cioè il punto di massima eccitazione, che può
essere raggiunta, persa e nuovamente raggiunta varie volte.
In entrambi i partner aumentano ancor più il battito cardiaco, la
tensione muscolare, il ritmo del respiro (che avviene aprendo la
bocca per ventilare maggiormente i polmoni) e si prova la
sensazione di un imminente orgasmo.
Nella donna il clitoride si ritrae, l'areola dei capezzoli si
ingrandisce, la lubrificazione è al massimo, le piccole e grandi
labbra continuano a gonfiarsi sotto la pressione del flusso
sanguigno.
Nell'uomo il glande si inturgidisce ancor più e i testicoli si
avvicinano maggiormente al corpo.
La terza fase è quella dell'orgasmo. Il corpo, a questo punto, è
come un arco teso al massimo. Dal profondo emerge una
sensazione fortissima di piacere, quasi dolorosa, che si irradia
ovunque.
Il corpo è percorso da spasmi e contrazioni irrefrenabili,
mentre le parti arcaiche del cervello prendono il sopravvento.
Emozioni e istinti si impadroniscono anche del linguaggio, fatto
ormai di frammenti di parole misti a grida soffocate e rantoli: la
parte evoluta del cervello, la corteccia, è sopraffatta da questo
tsunami del piacere, che prorompe dal fondo e travolge tutto.
Nell'uomo, in tutte le aree della corteccia il flusso di sangue si
riduce, tranne che in quella prefrontale. Dal corpo attraversato da
fremiti parte finalmente la freccia. È il momento
dell'eiaculazione. L'uretra, gli sfinteri, i muscoli delle pelvi si
contraggono da 3 a 6 volte, a intervalli di poco più di un secondo.
Anche nella donna ci sono contrazioni con intervalli di poco
meno di un secondo, ma sono più numerose: da 5 a 12.

54

Ti amerò per
sempre

Ed è proprio qui che si registra la più vistosa differenza tra
uomo e donna. Mentre la libido dell'uomo, finito l'orgasmo,
precipita in un burrone, con una perdita quasi istantanea
dell'eccitazione, la donna può essere nuovamente pronta per
altri spasmi sessuali. Ritorna cioè nella fase alta del plateau,
quella della massima eccitazione, e rimane sull'orlo di nuovi
possibili orgasmi.
Il crollo dell'uomo
C'è quindi una notevole "asimmetria" tra maschio e femmina
nei momenti che seguono l'eiaculazione. La donna, arrivata al
culmine della sua eccitazione, è ancora in una fase in cui ha
bisogno di carezze, parole, magari penetrazione, mentre si
trova accanto un uomo che ha perso la carica di desiderio ed è
crollato non solo fisicamente ma anche psicologicamente.
Senza neppure quelle coccole di transizione che potrebbero
attenuare la differenza tra le due temperature: quella ancora
molto alta della donna e quella invece in rapidissima
diminuzione dell'uomo, che si sta raffreddando nel corpo e
nella mente.
La pressione del sangue cala, l'erezione si riduce
inesorabilmente, nel cervello alle sostanze stimolanti
subentrano quelle inibenti, ne segue un rilassamento generale
e la scomparsa del desiderio, mentre nella donna occorrono
almeno 3-4 minuti prima che il motore cominci a spegnersi. È
un momento psicologicamente delicato, di cui l'uomo
dovrebbe essere consapevole per riempire di tenerezze il vuoto
che si è creato, anziché girarsi dall'altra parte e
addormentarsi russando...
Questa diversità tra maschio e femmina riflette un'altra
differenza tra i due sessi: la capacità di avere orgasmi multipli.
Molte donne hanno questa capacità. Sono aspetti del
comportamento sessuale di cui si parla poco, perché
riguardano aspetti molto intimi, che rimangono solitamente in
una sfera assai riservata. Ma anche qui gli studiosi della
sessualità sono entrati per indagare e sperimentare. E riferire.

La
sessualità

55

Risulterebbe che, in assenza di tensioni e apprensioni,
molte donne che si trovano nelle migliori condizioni psicofisiche

possono avere almeno tre o quattro orgasmi prima di
raggiungere la piena soddisfazione. Lo si è visto, in
particolare, in esperimenti di autoerotismo che si
concludevano, dopo vari orgasmi successivi, con l'esaurirsi
del desiderio.
Di fronte a questa esuberanza sessuale, gli uomini possono
offrire un unico orgasmo: certamente molto impegnativo (e che
comporta la dispersione del liquido seminale, che richiede
tempo per riformarsi), ma che nel momento in cui avviene
chiude il rapporto, almeno temporaneamente. La capacità di
ricominciare una nuova sequenza dipende, come è evidente,
da vari fattori: età, predisposizioni genetiche, circostanze. Più
si è giovani più l'intervallo si accorcia: ma ci sono comunque
dei limiti fisiologici.
C'è un modo di risolvere questa asimmetria? Sì, dicono gli
esperti: è quello di non arrivare al momento culminante prima
che ci sia giunta anche lei, sincronizzando il proprio orgasmo
in modo da renderlo simultaneo al suo. È una cosa che
richiede un certo talento: richiede la sensibilità nel condurre le
operazioni, in modo da armonizzare questi due differenti
cicli, imparando a coltivare meglio il grande giardino del
piacere femminile.
Un giardino dove, tra l'altro, i fiori possono sbocciare in
luoghi diversi: l'orgasmo femminile infatti, a differenza di
quello maschile (che è sostanzialmente uguale in tutti gli
uomini), è più ricco e può emergere da zone molto differenti,
come la vagina o (più spesso) il clitoride. Inoltre, si è
scoperto che il clitoride ha un prolungamento interno di 6-7
centimetri, che, in certi casi, può essere sensibile alle
stimolazioni. Si tratta insomma di saper comprendere la
ricchezza della natura femminile e assecondarne le
vibrazioni.
Anche perché molte donne, secondo i sondaggi, si
lamentano di non raggiungere mai l'orgasmo durante i
rapporti. C'è in proposito un proverbio francese che dice: "II
n'y a pus des femmes frigides, il n'y a que des hommes maladroits",
"Non ci sono donne frigide, ma solo uomini maldestri".
Uomini maldestri che, tra l'altro, non tengono conto di
un'ulteriore "asimmetria", come ci riferiscono gli esperti che
l'hanno cronometrata:

56

Ti amerò per
sempre

sotto stimolazione l'uomo raggiunge l'orgasmo in 3-4 minuti,
mentre per la donna ne occorrono 12-14.
Spesso per l'uomo tutto finisce prima che per la donna
qualcosa sia cominciato...
Il famoso "punto G"
E il famoso "punto G"? Esiste oppure no quel mitico punto di
massimo piacere della donna?
Qui c'è un discorso molto interessante. Se si osserva al
microscopio elettronico un embrione di tre settimane, non si
riesce assolutamente a capire se è un maschio o una femmina. La
zona genitale è identica (ha l'aria piuttosto di un sesso
maschile). Solo se il feto è maschio, e quindi produce
testosterone, gli organi genitali a questo punto cominciano a
differenziarsi, come in quegli effetti di "morphing" che si
vedono in televisione, diventando pene, scroto, testicoli. Se
invece il testosterone non c'è, come accade nei feti femmina,
le stesse strutture divengono clitoride, grandi e piccole labbra,
ovaie. In questa trasformazione appaiono anche la prostata
(nell'uomo) e l'utero (nella donna). Ma la divisione non è così
netta: nella prostata (o nel tratto genitale) dell'uomo esiste oggi
un residuo, per così dire, "fossile" dell'utero: l'otricolo.
Viceversa, nella parte vaginale della donna esiste un residuo
"fossile" della prostata: ed è proprio questa l'area descritta nel
1950 da Grafenberg, che da lui prende il nome di "punto G".
Questa struttura residua presenta, oltre a ghiandole
periuretrali simili alla prostata maschile, anche un tessuto
cavernoso, identico a quello del pene. Ed è questo il punto di
maggiore sensibilità della vagina (per le donne che hanno questa
zona sviluppata) e che è all'origine dell'orgasmo vaginale. Le
donne che provano questo tipo di orgasmo lo descrivono come
molto più profondo e intenso di quello ottenuto stimolando il
clitoride.
Per molto tempo il "punto G" è stato considerato una specie di
Ufo, ma recenti ricerche italiane, pubblicate sulla prestigiosa
rivista "Urology", hanno permesso di identificarlo attraverso

la
sessualità
l'azione di un particolare enzima (lo stesso che è coinvolto nel-

57

l'erezione maschile e sul quale agisce il Viagra). Studiando i
meccanismi dell'eccitazione femminile, il professor Emmanuele A.
Jannini e i suoi collaboratori dell'Università dell'Aquila e della
Sapienza di Roma hanno dimostrato che il punto G è localizzato
all'interno della parete anteriore della vagina, all'incontro tra il
primo e il secondo terzo della vagina stessa.
La conoscenza della fisiologia del piacere femminile ha
ancora una strada lunga da percorrere, ma molte cose ora si
cominciano a capire.
Film erotici e risonanza magnetica
Naturalmente tutto quello che è stato detto sinora sul
rapporto sessuale va "letto" in modo molto diverso a seconda del
contesto. Perché un conto è ciò che dicono i neurofisiologi
(che forniscono dei dati di base, nudi e crudi), un altro è il
mondo reale in cui queste esperienze hanno luogo, un mondo
fatto di persone, relazioni, culture, occasioni, passioni,
sentimenti, appetiti, valori che si mescolano nei modi più diversi.
E che non riguardano soltanto il sesso. Anzi. Stare bene con
qualcuno può significare stare bene anche e soprattutto per altri
aspetti, molto più importanti del sesso.
Tutto dipende insomma da che tipo di rapporto esiste tra due
persone: se è un rapporto che deve durare una sola sera oppure se
deve durare una vita, se è un legame sentimentale oppure una
relazione fatta di incontri saltuari. Se alla base c'è amore
oppure attaccamento. O magari solo eccitazione sessuale.
Torniamo qui alle tre categorie di amore (anche se in realtà
sono molte di più) di cui si parlava all'inizio: amore tra
innamorati, amore tra coniugi, oppure solo sesso. È evidente
che lo stato d'animo e le fantasie sono diverse se si è a letto con
la persona che si ama follemente oppure con il proprio coniuge,
o con qualcuno che si incontra clandestinamente per trasgressioni erotiche, o invece con una prostituta.
In certi casi il sesso è il completamento di qualcosa, di più
profondo, di un amore romantico che riempie i pensieri e i
sentimenti, e che rappresenta il punto più intenso e coinvolgen-

58

Ti amerò per
sempre

te del rapporto a due; in altri casi, invece, il sesso è il
protagonista dell'incontro. È in questi casi che la fantasia può
sbizzarrirsi maggiormente, con la ricerca di "effetti speciali" e di
piccole grandi trasgressioni.
Sherif Karama e alcuni altri ricercatori hanno tentato di
studiare alcune di queste fantasie, per esempio misurando il
maggiore o minor grado di eccitazione sessuale durante la
visione di film erotici.
È stata usata la risonanza magnetica per registrare l'attività
del cervello di venti uomini e venti donne sottoposti alla
visione di particolari sequenze: e si è osservato che soltanto nei
soggetti maschi c'era l'evidenza di una significativa attivazione
del talamo e dell'ipotalamo, un'area che svolge un ruolo centrale
nella fisiologia del comportamento sessuale. Questa maggiore
eccitazione registrata negli uomini, secondo i ricercatori, può
essere dovuta alle differenze esistenti nel cervello tra uomo e
donna nella zona dell'ipotalamo.
Ancora una volta, quindi, è nelle strutture cerebrali che
possono forse trovare origine certe diversità tra il
comportamento maschile e quello femminile. Altre
osservazioni, fatte questa volta da psicologi, sembrano
confermare che effettivamente gli uomini sono più eccitati dalle
immagini, mentre le donne sono più eccitate dalle parole. Cosa,
questa, osservata anche tramite risonanza magnetica. Ciò non
significa che i film erotici lascino indifferenti le donne: in altri
esperimenti, condotti da Natalie G. Exton, mostrando film
erotici a nove uomini e nove donne si è visto che a tutti saliva la
pressione e che la differenza riguardava solo l'aumento di certi
neurormoni nel sangue.
Se è vero che le donne sono più sensibili ai racconti che alle
immagini, ecco dunque un altro vantaggio che l'uomo di
talento può avere a disposizione: l'uso della parola.
Il miele della sessualità
Ma la differenza, nel campo della sessualità, non è soltanto
tra uomo e donna: è anche tra donna e donna. Esistono infatti

La
sessualità
differenze individuali innate anche nel campo della sessualità,

59

come accade per la matematica, la musica, o l'atletica: certe
donne hanno al loro interno una vera fiamma che arde per il
sesso (quasi come avviene per la maggior parte degli uomini),
mentre in altre la fiamma è quasi totalmente spenta. Ma l'altra
differenza, più importante, è psicologica. Ed è sostanzialmente la
differenza tra la donna del passato e quella di oggi.
Nell'arco delle ultime tre o quattro generazioni sono successe
cose che non erano successe nei precedenti tre o quattro
millenni. La condizione femminile, infatti, è profondamente
cambiata. È inutile ripetere qui considerazioni che spesso si
fanno sull'emancipazione della donna: oggi è più indipendente,
lavora, si sposa tardi, la verginità non è più un valore di
riferimento, la società accetta comportamenti un tempo
severamente repressi. Soprattutto dispone di una serie di
contraccettivi efficaci e non ha più l'incubo di rimanere incinta,
con tutte le conseguenze drammatiche del passato. Le
possibilità di incontri si sono moltiplicate e un numero
crescente di donne si lascia sedurre dalle occasioni e dai nuovi
costumi.
Il fatto centrale è che lo straordinario meccanismo creato
dall'evoluzione per la continuazione della vita, cioè il sesso, ha
perso gran parte della funzione primaria che aveva in passato.
Oggi, infatti, si fanno pochi figli: uno, due o nessuno. Anzi, ci si
"difende" con i contraccettivi dal "rischio" di gravidanze non
desiderate. Certo, il sesso è ancora necessario per riprodursi,
ma questa funzione è ormai un aspetto marginale. Così, mentre
il ruolo procreativo della sessualità è passato in secondo
piano, è però rimasto il "miele". È cioè rimasto il piacere che la
natura ha predisposto per attrarre maschi e femmine l'uno
verso l'altro e farli accoppiare, così come ha predisposto il nettare
nei fiori per attrarre gli insetti e favorire la riproduzione
attraverso l'impollinazione.
Questo miele oggi è abbondante, disponibile e gustosissimo e
continua ad attrarre. Gli uomini, e soprattutto le donne, si
ritrovano così con un sistema nervoso e un apparato biologico
costruiti apposta per desiderare questo premio che è diventato
ottenibile senza gravi rischi.
Ecco che allora, pian piano, i cacciatori di miele cominciano

60
La sessualità
a uscire dalla clandestinità. In passato erano bracconieri che
agivano nell'ombra. Oggi avvicinarsi al miele, a certe
condizioni, non è più un comportamento proibito. E l'aspetto
puramente edonistico della sessualità può emergere, anche se
permangono forti contraddizioni e persino spinte evolutive
contrarie, come vedremo in seguito.
La repressione sessuale del passato, del resto, non era
dovuta solo a una morale più rigida e a un'educazione religiosa
più stringente: anche le leggi dello Stato erano estremamente
punitive. Ancora nell'ultimo dopoguerra era vietato baciarsi
nei giardini pubblici, le riviste che mostravano donne a seno
nudo (persino la Maya di Goya) venivano sequestrate,
l'adulterio della donna era addirittura considerato un reato
penale. Pochi forse lo ricordano, ma la famosa "Dama bianca"
che abbandonò il marito per andare a convivere con Fausto
Coppi fu arrestata e imprigionata, dopo un'irruzione notturna
dei carabinieri nella villa del campionissimo del ciclismo, dove
venne constatato che il letto matrimoniale "era ancora caldo"...
Sono storie, tutto sommato, abbastanza recenti. E non stupisce
che ancora oggi, in società meno sviluppate, sia vietato
convivere alle coppie non sposate. Riferiscono, per esempio, le
cronache che il governo locale dell'isola di Batam, in Indonesia,
ha deciso di scovare le coppie conviventi, multarle
pesantemente e obbligarle a separarsi oppure a sposarsi, dal
momento che un tale concubinaggio rappresenta uno scandalo
pubblico non tollerabile. Anche da noi, del resto, fino a tempi
non molto lontani, il "concubinaggio" dava scandalo.
Un'antica tradizione voleva che una ragazza arrivasse
vergine al matrimonio. Se aveva avuto rapporti sessuali
prematrimoniali era considerata una poco di buono, che
difficilmente avrebbe potuto diventare una moglie fedele e
sottomessa, come era nelle regole.
Va anche detto che questa morale formale nascondeva spesso
una violenza che il più delle volte rimaneva impunita. Basta
leggere i risultati di un'inchiesta parlamentare di fine Ottocento
sulla condizione dei contadini in Italia per rimanere inorriditi
da quello che avveniva nel chiuso di queste società

61

patriarcali: incesti, stupri, uxoricidi. E non è che le cose
andassero meglio in città, soprattutto nei quartieri più
degradati. Il sesso, tra l'altro, era più rozzo e puzzolente, in una
società in cui non ci si lavava, dove spesso si dormiva tutti in
una stessa stanza e dove gli aspetti poetici dell'amplesso erano
riservati a una minoranza.
Oggi le ragazze che vanno all'università, e che magari vivono
in un campus, è come se abitassero su un altro pianeta. Sono loro
a decidere se fare sesso oppure no, e con chi. Anche se
sopravvivono pudori e reticenze nel dichiararlo apertamente.
Esiste in proposito una interessante ricerca realizzata alla
Ohio University, negli Stati Uniti.
Quanti partner?
Questa ricerca, condotta dalla dottoressa Terri Fisher, si
prefiggeva di indagare sulla sincerità delle donne che nei
sondaggi rispondevano alle domande sul comportamento
sessuale. Anche perché solitamente questi sondaggi sono basati
su interviste faccia a faccia con i partecipanti. E questo può
influenzare le risposte dell'intervistata.
La Fisher ha allora preparato una ricerca destinata a verificare la veridicità delle risposte. Lo studio ha coinvolto 201
studenti (96 uomini e 105 donne), di età compresa tra i 18 e i 25
anni.
I partecipanti erano stati suddivisi in tre gruppi. Il primo
doveva riempire un questionario mentre era collegato alla co
siddetta "macchina della verità" (presentata come uno strumen
to sensibilissimo nello scoprire le bugie, persino nelle risposte
scritte, ma che in realtà non funzionava). Il secondo gruppo
doveva riempire il questionario in modo completamente anoni
mo. A un terzo gruppo fu invece detto che i ricercatori avreb
bero potuto identificarli attraverso le loro risposte.
II risultato è stato che le ragazze di quest'ultimo gruppo se
gnalarono di aver avuto una media di 2,6 partner sessuali;
quelle che avevano compilato il questionario in modo anoni
mo ne dichiararono invece una media di 3,4; mentre le ragaz-

62
La sessualità
ze che erano state sottoposte al controllo del poligrafo ne
dichiararono una media di 4,4.
Le risposte degli uomini invece non variarono in modo così
significativo, oscillando fra 3,7 e 4,0.
Secondo la dottoressa Fisher, ciò significherebbe che il
comportamento sessuale di uomini e donne potrebbe non
essere così diverso, come indicato da precedenti sondaggi, e
che le risposte sarebbero influenzate dall'immagine di sé che le
partecipanti vogliono dare all'intervistatore. Attenzione, però.
Questi dati si riferiscono a ragazze di un "pianeta" molto
particolare: vivono da sole, in un ambiente dove le relazioni sono
più facili, in un Paese dove i rapporti sessuali pre-matrimoniali sono più tollerati, in un contesto dove anche le condizioni
logistiche per "operare" sono più disponibili.
Altrove le cose non vanno allo stesso modo: in altri contesti, in
altre culture, in altri Paesi, in altre generazioni.
Basta guardarsi intorno per rendersi conto che timori,
abitudini e anche valori resistono al cambiamento: il cinema, la
televisione, la letteratura, l'informazione offrono modelli che in
realtà non corrispondono al vivere quotidiano, al modo di
essere della gente. Certamente la tendenza al cambiamento c'è
(basta confrontarsi con il passato per rendersene conto), ma
ciò che è vero in un particolare contesto non lo è più in un altro.
Del resto, spesso non si tratta di riluttanza all'adattamento, ma di
scelte legate ai valori nei quali si è cresciuti e nei quali si continua
a credere. Sia pure con qualche occasione in più per trasgredire.
Biologicamente, tutti hanno un cervello e un apparato genitale
orientato alla sessualità, ma l'educazione, le tradizioni e le
pressioni ambientali portano a situazioni molto diverse. Quello
che stiamo vivendo è un momento di forte accelerazione del
cambiamento, in cui la dissociazione del sesso dalla
procreazione è molto forte rispetto al passato, grazie anche
all'efficacia dei contraccettivi, ma continuano a esistere e a
mantenersi vive tradizioni culturali che hanno radici profonde.
Questa accelerazione del cambiamento la si vede forse an-cor
più in Paesi in rapidissima trasformazione, come la Cina,

63

dove accanto alle classi emergenti delle grandi città coesistono
società contadine arcaiche. Anche qui sono stati realizzati dei
sondaggi, con risultati sorprendenti.
n sesso in Cina
Nel 2004 il professor Ma Xiaonian, del Policlinico
Universitario di Pechino, ha messo su Internet un questionario al
quale hanno risposto circa 400.000 donne cinesi. È evidente
che si tratta di una tipologia molto particolare: sono donne che
usano il computer e che quindi appartengono a un modello
"avanzato" della popolazione femminile. Anzi, probabilmente
sono donne che tengono molto alla loro emancipazione e al
ruolo che stanno conquistando in una società in cui fino a tempi
recenti non contavano nulla (con la legge del figlio unico, spesso
venivano addirittura ammazzate appena nate).
Ebbene i risultati sono sorprendenti: quasi la metà di queste
donne sono single, ma il 75 per cento di loro dichiara di avere
rapporti sessuali. Tra le donne sposate, oltre il 30 per cento
ammette di aver avuto relazioni extraconiugali, e l'8 per cento di
averne avuto più di una. Secondo questo sondaggio, quasi tre
quarti delle donne afferma di praticare regolarmente la
masturbazione e di raggiungere l'orgasmo (anche più volte) nei
rapporti con il partner.
Naturalmente, si tratta di dati che vanno presi con le pinze,
non solo perché riguardano una minoranza emancipata (quella
che usa Internet), ma anche perché comporta un'autoselezione
da parte di donne (di età media intorno ai 30 anni, in
grandissima parte laureate) che sono motivate a parlare della
propria sessualità e forse anche a esibire una loro "liberazione".
Un'altra indagine, infatti, realizzata quattro anni prima dal
professor Pan Suiming, dell'Università Renmin, ha sondato
anche la provincia profonda e le zone rurali. E qui i dati
cambiano completamente, come riferisce Federico Rampini
nel suo libro II secolo cinese (Mondadori, 2004), dove mette a
confronto le due diverse realtà.
Da questa indagine emerge che "molte donne non sanno

64

Ti amerò per
sempre

cosa sia un orgasmo e cercano di respingere le avance dei mariti
a letto". Quasi un terzo di queste coppie, dice sempre l'indagine,
ha rapporti sessuali meno di una volta al mese.
Come dicevamo, ciò non significa, né in Cina né altrove,
che l'emancipazione femminile porti automaticamente alla
libertà sessuale: abbondano anche da noi gli esempi contrari di
donne evolute e indipendenti che la pensano in modo
completamente diverso e che tengono ai propri valori
"tradizionali". Come spesso succede, si tratta di una realtà
sommersa che fa meno notizia, che non appare sulle copertine o
nelle cronache, ma che costituisce un fenomeno importante,
tanto più diffuso quanto più si sale nelle fasce d'età.
Detto questo, è sotto gli occhi di tutti che sono cadute molte
barriere nel comportamento sessuale e che ciò sta avendo
notevoli conseguenze, in quanto crea un ventaglio di
comportamenti assai più ampio.
A questo punto è però importante precisare un aspetto
fondamentale, ben conosciuto soprattutto dalle donne (e sul
quale avremo modo di tornare in seguito): la differenza tra
desiderio sessuale maschile e femminile.

V

V
Sesso e/o amore

Visto da lei, visto da lui
Finora abbiamo parlato della dissociazione tra sesso e
procreazione. Ma c'è un altro tipo di dissociazione, molto antica:
quella tra sesso e amore. L'uomo può fare sesso con una donna che
non ama, che non conosce neppure (per esempio una prostituta);
di solito la donna, invece, ha bisogno di "qualcos'altro". Ha bisogno
di amore, o perlomeno di un'attrazione che coinvolga non solo il
piacere fisico, ma il piacere di stare insieme.
Naturalmente ci sono eccezioni, in un senso e nell'altro. Ma di
norma l'uomo, detta in termini crudi, è portato alla "sveltina", la
donna no. Questo è dovuto con ogni probabilità a un insieme di
ragioni, biologiche e psicologiche, che sono ben radicate nel
comportamento sia maschile sia femminile: la donna, infatti,
concedendo i propri organi genitali e riproduttivi, si è sempre
esposta a conseguenze molto importanti, come per esempio
una possibile gravidanza, e non solo. Quindi doveva selezionare
il partner, scartando coloro che desideravano essere solo di
passaggio sul suo corpo, scegliendo invece chi le offriva un
legame più duraturo, basato perciò sui sentimenti.
L'efficacia dei contraccettivi ha certamente creato oggi le
condizioni per un comportamento più "maschile" da parte
della donna: ma questo può valere per certe donne e non per
altre. C'è da chiedersi se, al di là degli antichi condizionamenti
ambientali, non esistano proprio nel cervello femminile del-

66
le reti neuronali, selezionate dall'evoluzione, che collegano la
sua sessualità all'innamoramento: dei circuiti automatici di
"salvaguardia" che la tengono al riparo dai rapporti a rischio
con maschi del tipo "mordi e fuggì".
Per il maschio invece è il contrario. Il suo piacere sessuale,
infatti, non comporta rischi di gravidanza, anzi risponde a un
primordiale interesse "genetico" di spargere il più possibile il
suo seme, per riprodursi il più possibile (è il modello della
poligamia, o dell'harem, praticato in natura da gran parte dei
mammiferi). E che corrisponde, proprio per questo, a un
sentimento di autoaffermazione, a un compiacimento da maschio
dominante, da "conquistatore", di cui ci si può vantare con gli
amici, suscitando ammirazione.
Per raggiungere il proprio piacere certi uomini sanno che
debbono dare (o fingere di dare) amore, attraverso il
corteggiamento. Dice il proverbio: "Gli uomini danno amore
per avere sesso, le donne danno sesso per avere amore".
Questa "asimmetria" è stata all'origine, specialmente in
passato, di tanti drammi, di tanti "cedimenti" che si sono
conclusi con l'abbandono. Le donne sanno bene che il più delle
volte "agli uomini interessa solo quella cosa là" e, se non altro,
oggi sono in grado di evitare le conseguenze più gravi
(gravidanze non desiderate e perdita della reputazione, che in
passato potevano sfociare in vere e proprie tragedie).
Forse qui si scorge il vero ruolo dell'innamoramento: il
maschio innamorato, infatti, si comporta in modo del tutto
diverso dal cliché "mordi e fuggì". Non fugge, non finge, sta con
la sua amata in modo stabile e monogamico. Non tradisce,
perché ha la mente piena di lei, non può pensare a un'altra.
L'innamoramento, in un certo senso, è l'antidoto alla
vocazione poligamica dell'uomo: perché porta a un rapporto
stabile, esclusivo. Proprio quel tipo di rapporto che è
necessario per un progetto riproduttivo, vale a dire una
monogamia diretta alla procreazione e alle cure parentali.
Visto in questa chiave appare ancor più evidente il ruolo
evolutivo dell'innamoramento. Riprenderemo il discorso più
avanti.
Per concludere questa parte, ancora due parole sugli ormoni.

Il ruolo degli ormoni
Va detto che gli ormoni sessuali non agiscono in modo
indipendente, ma sono strettamente correlati al sistema
nervoso. E insieme formano un sistema integrato che
influenza le risposte emotive, fisiologiche e comportamentali:
un disturbo in una sola parte del sistema può creare una
disfunzione nel ciclo sessuale.
Nell'uomo e nella donna sono presenti sia gli androgeni
(tipicamente maschili) sia gli estrogeni (tipicamente femminili).
Varia il cocktail, ma non è solo questo loro diverso dosaggio a
creare caratteri più femminilizzanti o più mascolinizzanti. Il
testosterone, che da la "colorazione" all'uomo (barba, voce,
virilità), è prodotto nel maschio in concentrazioni dieci volte
maggiori che nella femmina. Ma la donna è molto più sensibile
del maschio al testosterone: sono sufficienti dosi assai
inferiori per stimolare il suo desiderio.
In esperimenti condotti su animali, si è osservato che
iniettando del testosterone si aumenta l'aggressività. Per
esempio, se lo si somministra a scimmie di basso rango si
modifica il loro comportamento: diventano più aggressive e
avanzano nella gerarchia. Si è anche visto che alcune bambine
affette da problemi alle ghiandole surrenali, che causavano una
maggiore produzione di testosterone, mostravano un
comportamento più maschile nel gioco e nella scelta dei
giocattoli.
Circa il ruolo degli ormoni nella sessualità, le cose sono
abbastanza chiare per quanto riguarda il desiderio: gli ormoni
androgeni sono necessari per l'appetito sessuale in entrambi i
sessi. Quanto testosterone sia necessario per ottenere il massimo
effetto sessuale varia da individuo a individuo. Gli androgeni,
quindi, possono essere utili per curare la perdita di desiderio
sessuale negli uomini, ma non per curare i problemi
dell'erezione, che dipendono da un altro meccanismo. Nelle
donne, invece, le cose sono molto meno chiare. A parte il ruolo
degli estrogeni nel mantenere lubrificati i tessuti della vagina
(ruolo importante dopo la menopausa), varie osservazioni
indicano comunque che gli ormoni androgeni modulano il fun-

68

Ti amerò per
sempre

zionamento anche di ovaie, utero, vagina, clitoride e ghiandole
mammarie. Questo porta a concludere che gli androgeni
probabilmente svolgono un ruolo importante anche
nell'eccitazione sessuale femminile.
In proposito si è scoperto che uno dei più potenti stimoli alla
produzione di testosterone è proprio... il sesso. Gli studi del
professor Emmanuele A. Jannini dimostrano infatti che più
sesso si fa, più testosterone viene prodotto. Al contrario, nei
momenti di astinenza i livelli di questo "ormone del desiderio"
calano.
il corpo, in un certo senso, segue la legge della domanda e
dell'offerta: se l'attività sessuale è frequente, il corpo risponde
producendo più testosterone, mentre quando c'è astinenza non
avrebbe senso produrre un ormone che serve proprio a stimolare il
desiderio. Queste stesse ricerche hanno però dimostrato che sono
sufficienti tre mesi di attività sessuale regolare perché l'ormone
risalga a livelli normali. In sostanza, più si fa l'amore, più il
cervello ordina a testicoli e ovaie di alzare il livello di testosterone.
Secondo il detto popolare: fare l'amore fa bene all'amore.
Ormoni e menopausa
Durante la menopausa, come si sa, la donna attraversa un
periodo a volte difficile, legato a fattori esistenziali ma anche alla
drastica riduzione della produzione di ormoni sessuali, con varie
conseguenze, sia fisiche sia psicologiche. Degli studi mostrano che
la somministrazione di estrogeni dopo la menopausa allevia i
sintomi di depressione, che spesso emergono in questa fase, oltre
a mantenere lubrificati i tessuti genitali. Tuttavia, sembra essere il
testosterone l'ormone adatto a mantenere vivo il desiderio sessuale
non solo negli uomini, ma anche nelle donne.
In quale misura, però, la menopausa debba essere considerata
la vera causa dei disturbi nel comportamento sessuale è una
questione ancora dibattuta, per via dell'importanza rilevante
che hanno i fattori psicologici, sociali e culturali. La nostra vita
sessuale, dicono autorevoli studiosi della menopausa, non è

Sesso e/o
amore
soltanto una fluttuazione di ormoni. Ansia, depressione,

69

stress cronici, conflitti e delusioni affettive, problemi del partner,
tutto può contribuire a ridurre l'attività sessuale nel periodo
postmenopausa. E quindi, se l'origine del disturbo non è solo
biologica, ma riguarda anche problemi dell'esistenza quotidiana,
sono entrambi questi aspetti che vanno tenuti presenti nelle cure.
Ci sono poi le situazioni patologiche, vere e proprie disfunzioni
causate da malattie croniche, come un'insufficienza vascolare
dovuta all'arteriosclerosi, o disturbi neurologici, magari causati
dal diabete.
Secondo un dato recente pubblicato dal "Journal of thè American
Medicai Associatìon", il 43 per cento delle donne americane soffre,
o ha sofferto, di qualche tipo di disfunzione sessuale. Ma mentre i
problemi del maschio sono spesso messi in evidenza (in
particolare dopo l'introduzione del Viagra), quelli femminili
rimangono abbastanza nell'ombra.
Il Viagra
A proposito del Viagra, anni di uso generalizzato hanno mostrato
che questa "pillola blu" è efficiente e sicura, il suo meccanismo, come
è noto, consiste nel permettere un maggior flusso di sangue nelle
arterie che alimentano il pene, il pene non è un muscolo ma una
specie di spugna: l'erezione è dovuta all'afflusso massiccio di sangue
nel suo "corpo cavernoso", che provoca l'inturgidimento. Se ci sono
problemi circolatori, il Viagra facilita l'afflusso di sangue, agendo su
certi meccanismi di inibizione e consentendo così il ritorno a una
provvisoria "normalità".
A questo proposito c'è un fatto sorprendente: i disturbi
dell'erezione, che molti individui conoscono, non esistono nel
mondo animale. Come mai? Perché noi siamo gli unici a non
possedere l'osso pertico!...
Praticamente tutti i mammiferi, infatti, dai cani ai cavalli, dai
gatti ai tori, oltre al corpo cavernoso, hanno un osso o una
cartilagine all'interno del pene (quello della balena è lungo
addirittura 7 metri...). Non solo, ma dispongono di muscoli per
"alzare" il loro pene, così come si alza un dito o un brac-

70

Ti amerò per
sempre

ciò. È evidente che con un organo così "truccato" l'erezione è
assicurata. L'uomo, invece, non ha né osso né muscoli: la sua
erezione è assicurata solo dal buon funzionamento
dell'irrorazione del corpo cavernoso.
E si è visto che l'erezione non funziona proprio in presenza di
problemi di salute (diabete, disturbi ormonali, vascolari o
neurologici). Si calcola che ciò si verifichi nell'80-90 per cento
dei casi: contrariamente a quanto si pensava in passato, solo in
una minoranza di casi le cause sono di tipo psicologico. Anzi, i
problemi di erezione sono proprio un sintomo preciso che
qualcosa non va in qualche parte del corpo. Sono, in particolare,
un segnale di seri problemi circolatori che potrebbero
manifestarsi nell'arco di una decina d'anni.
Oggi, nel mondo, gli utilizzatoti del Viagra sono parecchi
milioni e talune ricerche condotte su larga scala sembrano
indicare che, oltre a migliorare in modo decisivo l'erezione,
questo farmaco riduca sensibilmente le probabilità di infarto e
di ictus. In origine, infatti, il Viagra era nato come un farmaco
contro l'ipertensione ed è quindi particolarmente indicato per
persone con problemi di pressione alta. Ma sempre sotto
attento controllo medico.
Qualcuno ha cercato di capire anche quali sono le conseguenze
del Viagra non solo sull'erezione, ma sulla coppia. Estremamente
positive, nella stragrande maggioranza dei casi. Solo di rado, in
coppie avanti con gli anni, qualche moglie, ormai abituata alla
pace dei sensi, di fronte alla ripresa dell'attività sessuale del
marito non si è dimostrata felice di questo "ritorno di fiamma"...
Del resto gli anni erano passati anche per lei, con le relative
modifiche ormonali, in particolare la secchezza delle mucose
della vagina, che provocano durante il rapporto sensazioni di
bruciore e di dolore, ben diverse dai piaceri d'antan.
Come diminuire la virilità.,.
Esistono anche sostanze che hanno l'effetto opposto del
Viagra: cioè sostanze che diminuiscono le prestazioni sessuali.
Per esempio, l'alcol e il fumo.

Sesso e/o
amore

71

L'alcol, in dosi moderate, offre un vantaggio psicologico,
perché crea quello stato di leggera euforia che disinibisce e
stimola la fantasia. Ma, dal punto di vista fisiologico, rende più
difficile l'eccitazione, sia nell'uomo sia nella donna, perché
richiama il sangue altrove. Se poi si supera una certa soglia, Talcol inibisce l'erezione e la capacità di provare piacere. Nei casi di
alcolismo subentrano addirittura danni ai vasi sanguigni, ai nervi
e al sistema ormonale. Fino ad arrivare all'impotenza.
Neppure il fumo favorisce l'attività sessuale ed è diventata
famosa quella vignetta in cui un fumatore viene rappresentato
con una sigaretta piegata significativamente all'ingiù...
Anche le droghe, come marijuana, cocaina, anfetamina ecc.,
possono compromettere l'attività sessuale. Le anfetamine
possono inizialmente stimolare il desiderio, ma alla lunga
provocare disfunzioni sessuali.
Anche certi farmaci interferiscono con l'attività sessuale.
Per esempio, alcuni di quelli che curano l'ipertensione (i
cosiddetti beta-bloccanti), oppure la depressione, l'ansia,
l'insonnia. Spesso i medici tendono a non sottolineare troppo gli
effetti "collaterali" di certi farmaci, per timore che i pazienti
siano riluttanti a seguire le cure.
Infine, possono interferire con la sessualità le dimensioni
eccessive del pene. Sin dall'antichità le dimensioni extralarge
sono state considerate un simbolo di grande virilità, suscitando
qualche complesso nella popolazione "normale". Anche oggi
gran parte degli uomini si interroga sulla propria prestanza. I
sessuologi spiegano che non soltanto gli uomini superdotati non
sono più virili, ma che anzi dimensioni eccessive possono
rendere il rapporto doloroso, provocando nella donna una
contrazione e rendendolo quindi poco piacevole, da ogni punto
di vista (anche psicologico). Esistono casi di matrimoni
praticamente non consumati proprio a causa di questa
situazione.
Per definire la "normalità", e rassicurare i più ansiosi, i medici
specialisti spiegano che le statistiche situano il 90 per cento degli
uomini in un arco compreso tra i 12 e i 17 centimetri, misurati
nel momento di massimo splendore (con medie infe-

72
Sesso e/o amore
riori in Asia e superiori in Africa). Le taglie extralarge ed extrasmall sono una piccola minoranza.
Il mito dei superdotati, dicono, va sfatato. I superdotati non
sono più maschi, e neppure più richiesti. Quello che conta,
molto di più, è l'esperienza e il coinvolgimento.

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che è importante è il ruolo di collante che la sessualità può
avere nella coppia, per creare e mantenere un rapporto intenso,
dove non contano i record ma il fatto di star bene insieme.
Quella piccola differenza...

La frequenza dei rapporti
Un'ultima considerazione riguarda la frequenza dei
rapporti sessuali. Periodicamente vengono pubblicati sondaggi,
più o meno attendibili, sulla cadenza dei rapporti di coppia,
con dati spesso molto diversi, frutto probabilmente della scarsa
attendibilità di ricerche del genere, in cui gli interpellati
tendono a non essere sinceri.
Detto questo, è evidente che i ritmi possono essere molto
diversi, per una serie di ragioni: le predisposizioni individuali,
sia di lui sia di lei, l'atteggiamento verso il sesso, il tipo di
rapporto che esiste, l'età. Ma anche le situazioni esistenziali:
c'è chi ha bambini piccoli che si svegliano e corrono per casa, chi
svolge un lavoro stancante, chi deve alzarsi presto, chi coabita
con i genitori, chi ha preoccupazioni di varia natura ("il sesso
non vuole pensieri") e così via. La vita quotidiana è qualcosa di
ben diverso da una vacanza su una spiaggia solitaria dei
Caraibi: forse bisognerebbe fare dei sondaggi lì, per avere delle
risposte più attendibili sulle frequenze "ottimali"...
Su una cosa, però, gli esperti concordano: fare l'amore in
modo equilibrato, in sintonia con il proprio modo di essere, fa
bene alla salute. Non sembra avere controindicazioni per il
cuore, tranne nei casi valutati dal medico, ed è benefico dal
punto di vista sia fisico sia psicologico (oltre che mantenere alto il
livello del testosterone, come si diceva poco fa, cioè del
T"ormone del desiderio"). Secondo alcuni studiosi, poi, fare
l'amore rafforza le difese immunitarie, diminuisce i rischi di
malattie e allunga la vita. Ma è vero anche l'inverso: quanto più
si gode di buona salute, tanto maggiore sarà la propensione a
fare sesso.
Al di là della frequenza e dei benefici per la salute, quello

Vale la pena di tornare ora a quella "piccola differenza" tra
uomo e donna, che crea così grandi conseguenze nel
comportamento e nella vita: cioè il diverso apparato genitale.
L'uomo è costruito in modo da potersi riprodurre a volontà e
in continuazione. La sua sessualità "preme" fortemente, al
punto che nell'età di maggiore esuberanza, negli anni che
seguono la pubertà, se questa pressione non viene soddisfatta
dall'attività sessuale o dall'autoerotismo, si verificano le
cosiddette "polluzioni notturne", cioè orgasmi spontanei durante
il sonno. In teoria, nel corso della sua vita, un uomo potrebbe
generare centinaia, o persine migliaia di figli, con donne
diverse. Provando ogni volta piacere e senza conseguenze per il
suo corpo.
La donna invece è costruita in modo da generare solo pochi
figli, quelli che lei stessa "fabbrica", partorendoli con dolore e
sottoponendo il suo corpo a forte usura e a rischi anche mortali.
L'uomo, in altre parole, possiede un annaffiatoio che gli
permette in teoria di spargere ovunque il suo seme (è la cosiddetta
"panspermia"), procreando una discendenza non solo numerosa
ma geneticamente varia, proprio quanto di meglio richiesto
dall'evoluzione. Il modello dell'harem, sempre in teoria,
sarebbe quindi per lui il più conveniente. Ed è infatti proprio
questo modello che è stato adottato in passato da re, faraoni,
imperatori, capi tribù e da tutti coloro che possedevano il potere, a
volte addirittura con decine o centinaia di mogli e concubine
(ancora oggi l'harem è in voga presso certi sultani).
È un modello gratificante dal punto di vista del sesso, del
potere, dell'autoaffermazione, oltre che uno strumento per
replicarsi a piacimento. Non per niente quasi tutti i mammiferi
che vivono in gruppo posseggono appunto degli harem: un
maschio dominante, attraverso scontri violenti, conquista il

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territorio, tiene sotto controllo tutte le femmine ed è il solo a
fecondarle (anche se poi, in pratica, le cose non vanno sempre
così). Oggi nel mondo molte società umane consentono formalmente la poligamia (nell'islam, come è noto, è consentito
avere quattro mogli, anche se in realtà le cose sono un po' più
complicate).
L'uomo è quindi strutturalmente dotato di una sessualità
multipla, per così dire, ed è in teoria più portato ad avere
incontri con donne diverse, perché ogni volta può ricominciare
da capo, senza correre il rischio di diventare "gravido". Ma
per la donna le cose vanno in modo diverso, se si guardano le
cose sempre dal punto di vista evolutivo.
La donna è strutturalmente modellata per far nascere dentro
di sé i figli, è lei che porta avanti le gravidanze. Per questo deve
essere molto attenta nel selezionare il maschio al quale aprirà
la sua preziosa cripta: non ha alcun interesse ad avere solo
degli annaffiatoi di passaggio.
Alla donna, infatti, basta un solo uomo per generare tutti, i
figli che è in grado di procreare. Non soltanto, ma è suo
interesse che quell'uomo le rimanga accanto, in modo che la
aiuti nell'allevamento della prole. Quindi per lei il modello
monogamico è, in teoria, il più conveniente.
Tuttavia, anche per il maschio la monogamia rappresenta un
modello molto appetibile. Infatti attraverso l'innamoramento,
e poi l'attaccamento, può costruire con una donna un rapporto
d'amore intenso e stabile, che permette di realizzare qualcosa di
molto importante: un nucleo familiare. Cioè una grande
impresa in cui amore, affetto, solidarietà e allevamento dei figli
rappresentano, con tutto il loro contorno di gioie e anche di
sofferenze, uno straordinario percorso di vita.
L'uomo si trova perciò di fronte a questa doppia dimensione,
della poligamia e della monogamia, che coabitano nel suo
cervello in "format" diversi, ognuna preferibile all'altra a
seconda delle situazioni (e spesso a seconda dei momenti). Non
esiste un altro mammifero, in natura, che viva questa duplice
dimensione.

L'harem
La poligamia (che sarebbe più corretto chiamare poliginia,
cioè un maschio con molte femmine) è un modello antichissimo,
che si è mescolato spesso con la monogamia.
Del resto questo "modello" era ricorrente in gran parte delle
società del passato. Per esempio nell'antichità classica, greca o
romana, gli uomini sposavano una sola donna, cioè erano
monogami, ma i più ricchi possedevano varie schiave che
costituivano, di fatto, un vero e proprio harem.
L'idea dell'harem ha sempre stimolato la fantasia degli
uomini, risvegliando il loro primordiale istinto di panspermia.
L'idea di poter disporre di donne giovani e belle, subito pronte
all'attività sessuale, senza dover passare per lunghi e
problematici corteggiamenti, era qualcosa di molto eccitante.
Per questo gli harem dei sultani erano visti come i luoghi del
supremo piacere, invidiatissimi e avvolti in un alone di leggenda.
Chi visita oggi il museo del Topkapi, a Istanbul, che un tempo
era la reggia dell'impero ottomano, rimane colpito dalla
grande ricchezza dei sultani e anche dalle dimensioni dei loro
harem. Nel periodo di massimo splendore, intorno al Seicento,
questi harem erano delle piccole città, con centinaia di donne
inquadrate in gerarchle ben precise. C'era per esempio una
differenza tra schiave, concubine e favorite. Le odalische erano
quelle al livello più basso e spesso non erano donne di
grande bellezza. Ma quelle belle venivano educate a cantare,
suonare, ballare, recitare e a imparare le raffinatezze del sesso.
C'erano anche donne che non avrebbero mai visto il sultano,
altre ancora destinate a servizi di tipo domestico. La nascita di un
figlio maschio cambiava lo status di una concubina che poteva
diventare una favorita, con un rango molto elevato, e
possedere un appartamento, con schiave ed eunuchi.
Gli eunuchi erano tantissimi ed erano suddivisi in varie
categorie. In genere erano prigionieri di guerra oppure schiavi,
castrati prima della pubertà e destinati a servire fedelmente il
sultano. C'erano eunuchi bianchi, che provenivano dalle zone
caucasiche e dai tenitori occupati dell'Ungheria, dei Balcani e

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della Germania. E c'erano gli eunuchi neri, catturati lungo le
rive del Nilo, in Egitto, in Sudan e anche in Etiopia. L'islam proibiva
la pratica della castrazione che veniva eseguita da egiziani,
cristiani o ebrei.
La castrazione era di tre tipi: quella classica, con il taglio dei
testicoli; quella in cui solo il pene veniva tagliato; e quella
totale, riservata soprattutto ai neri, in cui veniva asportato tutto.
La ferita veniva cauterizzata con olio bollente. Di solito, prima
della pubertà, si sopravviveva a questa orrenda mulilazione.
Solo quelli che subivano l'emasculazione totale potevano essere
impiegati direttamente all'interno dell'harem, mentre gli altri
erano addetti a servizi esterni.
Questi harem erano insomma delle organizzazioni
complesse, nella cui gestione entravano anche la madre e le
figlie del sultano. Diventavano a volte dei centri di potere, con
figli legittimi e illegittimi in competizione tra loro, e lotte
intestine.
Oggi i grandi harem sono scomparsi, anche se ne esistono
ancora di più piccoli nella Penisola arabica. Ricordo che negli
anni Sessanta, arrivato in un minuscolo emirato dello Yemen
del Sud, incontrai il sultano e il figlio emiro nel loro antico
palazzo. A un certo punto chiesi di salire sul terrazzo per fare
delle riprese e dovetti aspettare a lungo, perché bisognava
attraversare una zona in cui vivevano delle donne in
isolamento. E vidi una fila di porte che si chiudevano con il
catenaccio dall'esterno. Pochi giorni dopo sultano ed emiro
vennero deposti da una rivoluzione che era in corso.
Va detto che la poligamia praticata oggi nei Paesi musulmani è
limitata di fatto a una piccola minoranza della popolazione,
riguarda cioè solo coloro che possono permettersi di mantenere
più mogli (fino a quattro). In Africa ben venticinque Paesi
autorizzano la poligamia. Spesso non si tratta soltanto di
generare più figli, utili per la vecchiaia, ma anche di far lavorare
queste mogli supplementari e aumentare così il reddito.
In Europa la poligamia non è consentita, tranne che in Gran
Bretagna, dove non è considerata un reato se praticata da
persone appartenenti a una religione che lo consenta. Negli Stati
Uniti, curiosamente, esiste una popolazione che pratica la po-

Sesso e/o amore

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ligamia: è quella dei mormoni, concentrata nello Stato dello
Utah. Ma anche in Italia, di fatto, esiste la poligamia, tra gli
immigrati di religione musulmana. Una sentenza del tribunale di
Bologna del 2003 ha assolto un immigrato dall'accusa di
poligamia, in quanto essa non può essere considerata un reato se
i matrimoni sono stati legittimamente celebrati, in precedenza,
all'estero e non sul territorio nazionale. In proposito qualcuno
ha calcolato che l'l,5 per cento dei musulmani residenti in Italia
sono poligami, vale a dire circa 15.000 persone.
Se la poligamia è ancora molto presente nei Paesi musulmani,
cominciano a manifestarsi però anche segnali di intolleranza da
parte dei giovani. A Teheran, qualche anno fa, ha sollevato forti
contestazioni un film iraniano in cui si raccontava la storia di un
marito che prendeva una seconda moglie per avere un figlio. In
Iran la poligamia non è mai stata accettata ed è attualmente uno
degli obiettivi delle battaglie dei movimenti per i diritti delle
donne.
Anche in altri Paesi la poligamia sta cominciando a conoscere
delle difficoltà. È il caso dell'Algeria, dove una nuova legge
rende molto più difficile questa pratica: per poter sposare una
seconda moglie, infatti, occorre ora l'autorizzazione del giudice,
che verifica il consenso sia della prima moglie sia della nuova
sposa. Non solo, ma valuta anche le condizioni economiche
dell'uomo, che deve essere in grado di offrire alle due donne un
adeguato sostentamento.
I nuovi harem
Se la poligamia "istituzionale" è avviata probabilmente al
declino (anche per le inammissibili situazioni che spesso
comporta), essa continua a sopravvivere, come fantasia
sessuale, nel cervello di molti uomini. Non più, naturalmente,
sotto forma di possesso e schiavizzazione della donna, ma
semplicemente come un libero paradiso del sesso.
Federico Fellini ha ben rappresentato questi sogni erotici
maschili, come in quel famoso film in cui un personaggio, nella
sua villa, festeggia con un'enorme torta la sua decimillesi-

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Sesso e/o amore
ma fornicazione, mostrando ai visitatori una galleria di
fotografie delle donne conquistate (munite di un bottoncino,
premendo il quale si poteva sentire la registrazione di una
sequenza sonora dell'amplesso).
Certi uomini con lo spirito del collezionista (e dotati di qualità
adeguate) riescono effettivamente a crearsi dei propri harem
virtuali, con una serie di donne disseminate in vari ambienti e
varie città. Ma anche per chi non ha questa possibilità, il
mercato mette a disposizione degli harem più accessibili:
quelli della prostituzione.
Un tempo esistevano in Italia le famose "case chiuse" che
simulavano proprio l'atmosfera dell'harem: luci soffuse,
ragazze vestite di veli che sfilavano ancheggiando e lanciando
occhiate provocanti. Il cliente veniva messo, in pratica, nelle
condizioni del sultano: guardava le ragazze, sceglieva quella
che più lo stimolava e con un semplice cenno si avviava con lei in
camera da letto. E c'era una rotazione delle ragazze, che
venivano cambiate ogni due o tre settimane, proprio per creare
continue novità. Era l'harem dei poveri.
Oggi le case chiuse non esistono più, ma sono state
abbondantemente rimpiazzate dalle case di appuntamenti e di
"massaggi", con ampia scelta su cataloghi fotografici. Per prezzi
ancora più popolari ci sono le odalische da strada, anch'esse
vestite in abiti provocanti per essere scelte dai sultani-automobilisti
di passaggio. E tutto ciò ha aperto un mercato di feroce
sfruttamento.
Le indagini sociologiche dicono che gran parte dei clienti
sono uomini sposati: dunque non persone sole, che magari
non avrebbero altro modo di fare sesso, ma uomini che cercano
soltanto l'emozione della diversità, della novità. Sesso senza
amore, per il solo piacere dei sensi e del possesso di una
femmina nuova.
Forse proprio qui appare molto evidente la spinta innata
dell'uomo verso la poligamia, una spinta che non si ritrova
invece nel comportamento femminile. Che sia solo una questione
ambientale e culturale?
Certamente la condizione di sottomissione che la donna ha
conosciuto attraverso i secoli e i millenni non le ha mai consen-

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tito di assumere il ruolo del "sultano", o semplicemente quello
del Casanova. Ed esistono di certo donne che potrebbero
entrare piacevolmente in questa particolare dimensione. Ma
l'impressione è che, in generale, il comportamento femminile
di fronte a una prostituzione maschile sarebbe diverso. Delle
"case chiuse" maschili per signore avrebbero lo stesso successo?
Va detto, per completezza, che esistono rarissimi casi anche di
poliandria (cioè una femmina sposata con diversi maschi): ma è
una cosa molto diversa, dovuta all'estrema povertà. Si tratta di
maschi, solitamente fratelli, che hanno in comune una sola
moglie, non possedendo i mezzi per mantenere da soli una
famiglia.
Negli ultimi anni, infine, la tecnologia ha aperto una nuova
possibilità alle fantasie erotiche: quella dei video pornografici
che portano a domicilio degli harem virtuali, in cui avviene
veramente di tutto. Lo spettatore non può "entrare" fisicamente nel video e partecipare, ma riesce in una buona misura a
immedesimarsi nelle situazioni. Il successo di questi video è
trionfale: è uno dei maggiori business degli ultimi tempi.
Del resto, in futuro l'elettronica riuscirà forse veramente a
far "entrare" lo spettatore nella scena per farlo partecipare
direttamente agli incontri, grazie alle tecniche di realtà virtuale
che creeranno l'illusione del contatto fisico. Chissà? Magari
l'harem elettronico potrebbe essere così contenuto in una scatola
da videogioco, nelle versioni più diverse. Per gli amanti del
genere...
Lo stupro
C'è però un altro aspetto, molto meno divertente, di questa
spinta dell'uomo ad avere rapporti sessuali plurimi: e qui non si
tratta più di un gioco tra adulti consenzienti, ma di una violenza
unilaterale. Che può partire dalle molestie e arrivare allo stupro.
Gli abusi sessuali degli uomini sulle donne sono diffusi
ovunque nel mondo. Esistono statistiche delle Nazioni Unite,
pubblicate in Italia dalla Commissione nazionale per la parità e


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