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“... Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
affinché ne seguiate
le orme...” (Pt 2/21)
Tuitio
Fidei
et
Obsequium
Pauperum
Anno XXXVII N. 2
Giugno 2019
RIVISTA DELL’ORDINE DI MALTA ITALIA
Il Gran Maestro dopo l’elezione del Sovrano Consiglio che governerà con lui l’Ordine per un quinquennio
«Adesso le nostre priorità saranno sulle riforme
della Carta Costituzionale e del Codice»
di Eugenio Ajroldi di Robbiate*
N
uovo governo in carica alla
guida del Sovrano Ordine di
Malta per il prossimo quinquennio. Presieduto dal Gran Maestro Fra’ Giacomo Dalla Torre del
Tempio di Sanguinetto, si è infatti
tenuto a Roma il Capitolo Generale
che, convocato ogni cinque anni, ha
il compito di eleggere i membri del
Sovrano Consiglio ovvero del Governo dell’Ordine, nonché del Consiglio
di Governo e della Camera dei Conti.
Quest’anno per la prima volta tra i
Capitolari riuniti l’1 e 2 maggio nella
Villa Magistrale all’Aventino, erano
presenti tre Dame, al vertice delle
Associazioni di Argentina, Scandinavia e Singapore.
Il Gran Maestro, ricordando che
«il Capitolo Generale costituisce uno
dei momenti più importanti nella vita
della nostra istituzione e rappresenta
una tappa fondamentale di riflessione sullo stato dell’Ordine di Malta» ha posto l’accento sul fatto che
«oggi, questa assemblea acquista un
rilievo ulteriore alla luce del processo
di riforma della Carta Costituzionale
e del Codice. La nostra identità cristiana, unita alla sovranità istituzionale di cui godiamo e alla millenaria
esperienza nell’assistere i più deboli,
richiedono una struttura di regole più
in linea con le esigenze del 21esimo
secolo. Da oggi il processo di riforma proseguirà con nuovo e rinnovato
vigore».
Al Capitolo Generale, hanno preso parte 62 rappresentanti dell’Ordine provenienti dai cinque continenti.
Di seguito i nomi dei nuovi mem-
Il Gran Maestro, affiancato dal Prelato dell’Ordine mons. Jean Lafitte e dal Gran Cancelliere
Albrecht Boeselager, apre i lavori del Capitolo Generale. I componenti del Capitolo Generale
davanti alla Chiesa di Santa Maria realizzata da Giovanni Battista Piranesi all’interno della Villa
Magistrale all’Aventino. Per la prima volta tre donne Presidenti di altrettante Associazioni hanno
partecipato ai lavori che hanno portato all’elezione del nuovo Sovrano Consiglio: da sinistra,
Benedicta Lindberg, (Associazione Scandinava), Rose Lu (Singapore) e Maria Podesta (Argentina).
bri del Sovrano Consiglio per il periodo 2019-2024:
Gran Commendatore (Responsabile delle questioni religiose e
spirituali): Fra’ Ruy Gonçalo do Valle
Peixoto de Villa Boas. Gran Cancelliere (Capo dell’Esecutivo e Ministro
degli Affari Esteri): Albrecht Freiherr
von Boeselager. Grande Ospedaliere (Ministro della Sanità e della
Cooperazione Internazionale): Dominique Prince de La Rochefoucauld-Montbel. Ricevitore del Comun
Tesoro (Ministro del Bilancio e delle Finanze): János Graf Esterhàzy
de Galàntha. Membri: Fra’ John T.
Dunlap, Fra’ Emmanuel Rousseau,
Fra’ Gottfried von Kühnelt-Leddihn,
Fra’ Roberto Viazzo, Winfried Graf
Henckel von Donnersmarck, Mauro
Bertero Gutiérrez.
Del Consiglio di Governo fanno
invece parte: Peter Szabadhegÿ de
Csallöközmegyercs, Olivier Freiherr
von Loudon-Vorst-Gudenau, Francis
Joseph McCarthy, Patrick Jabre,
Lady Celestria Hales, José Maria Coello de Portugal.
I nuovi componenti della Camera
dei Conti sono: Dominicus Freiherr
von und zu Mentzingen (Presidente).
I membri effettivi sono: Niels Carl
A. Lorijn, Justin S. Simpson, Gérald
Berger, Paolo Fabris de Fabris. I
membri supplenti: Guy-Antoine de
La Rochefoucauld, Duc de La Roche-Guyon, Luca Brondelli, dei conti
di Brondello.
* Cavaliere di Onore e Devozione
Direttore dell’Ufficio Comunicazioni
del Gran Magistero
PAGINA 2
PAGINA 3
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PAGINA 13
Il Gran Maestro
detta le linee guida
Un ospedale italiano in M.O.
aiutato dal Priorato di Roma
Ecco perché siamo
un Ordine sovrano
Lombardia e Venezia:
il bilancio del Procuratore
Nel “boschetto” a tentare
di salvare i ragazzi perduti
Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, CDM BERGAMO
pagina 2
Le preziose indicazioni e raccomandazioni del Gran Maestro che intendiamo seguire punto per punto
Unità, serenità, formazione, buona comunicazione:
ecco le linee guida per operare al meglio nell’Ordine
di S.A.E. Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto*
Sono contenute in una lettera
di auguri al nuovo Delegato
di Lombardia ma sono valide
e fondamentali per tutti
«Sento l’obbligo di assicurare a Lei e all’intero
Sovrano Consiglio che il nostro primo compito, i
nostri primi sforzi personali e collettivi saranno profusi per garantire che nella Delegazione germini
ancora e sempre quella comunione di intenti e di
azioni che deve animare ogni Cavaliere, Dama e
Volontario.
È lo spirito necessario per operare al meglio in
ogni “ramo” dell’Ordine a favore dei nostri Signori
Ammalati e dei tanti bisognosi che richiedono le
nostre cure e la nostra assistenza».
Questo sopra è un passaggio della lettera
che, subito dopo la mia elezione a Delegato di
Lombardia, ho inviato al Gran Maestro. Fra’ Giacomo, con una paterna sollecitudine che ci onora e ci sprona, ha risposto con una lettera che
riteniamo molto importante pubblicare: indica infatti perfettamente le linee
guida alle quali ogni Delegazione, ogni Cavaliere, Dama, Volontario dell’Ordine, ogni membro del Corpo di soccorso e del Corpo militare deve attenersi.
Sono le linee guida che intendiamo seguire punto per punto.
(Niccolò d’Aquino di Caramanico)
Caro Confratello,
ho ricevuto la Sua lettera del 3 Aprile scorso che ha voluto inviarmi nel momento in cui assume l’incarico di Delegato di Lombardia. Nel complimentarmi
con Lei, Le assicuro tutto il mio sostegno e le mie preghiere per la Delegazione
di Lombardia e per il prezioso compito che Lei dovrà svolgere alla sua guida.
Colgo l’occasione per segnalarLe alcuni aspetti - che ho recentemente raccolto in un discorso alle Delegazioni del Gran Priorato di Roma - che ritengo
fondamentali e che sono in linea con i lavori della riforma in corso:
grande cura e attenzione. Non è possibile avere
membri in obbedienza che non partecipano agli
esercizi spirituali o alle attività dell’Ordine.
Cappellani Non si devono proporre sacerdoti
per l’ammissione, a meno che non siano effettivamente impegnati da anni nelle opere dell’Ordine.
Occorre ricordare che un sacerdote può essere
ringraziato per una attività svolta, o per il ruolo
istituzionale che ricopre, con il conferimento
dell’onorificenza Pro Piis Meritis, che è più idonea
rispetto ad una proposta di ammissione.
Serenità e collaborazione È necessario svolgere il servizio nell’Ordine con la massima serenità e la massima collaborazione tra tutte le entità e
tra i vari membri. Siamo un ordine religioso. Nonostante le suddivisioni territoriali, occorre operare
insieme come italiani. Non possono nascere divergenze con il CISOM, con il Corpo Militare, con
l’Associazione Italiana.
Donazione di fondi ad altri organismi Non
trascorre giorno che io non riceva richieste di finanziamento da parte di organismi dell’Ordine.
La quasi totalità sono iniziative valide, ma che spesso si bloccano per mancanza di fondi. Per questo faccio sempre più fatica ad accettare che i fondi
raccolti dall’Ordine vengano poi donati ad altre organizzazioni, invece che essere utilizzati da noi stessi. Noi non siamo una “charity” nel senso anglosassone
del termine. Noi siamo gli “ospitalieri” e siamo noi che dobbiamo realizzare in
prima persona le nostre opere e non demandarle ad altri.
Importanza della comunicazione Oggi dobbiamo sempre di più garantire una puntuale diffusione delle nostre attività attraverso la comunicazione.
È un elemento imprescindibile. Dobbiamo ovviamente essere sobri, dobbiamo
sempre assicurare la veridicità di quello che affermiamo, ma sempre di più
dobbiamo fare in modo che le Delegazioni abbiano l’attitudine ad aprirsi al
mondo esterno. Da qui la necessità di selezionare con cura il responsabile delle
comunicazioni di ciascuna delegazione. È un ruolo cruciale.
Rispetto della gerarchia È necessario ricordare il dovere di rispettare la
gerarchia dell’Ordine. Il fatto che il Gran Magistero sia in Italia non è una giustificazione per scavalcare le competenti autorità delle Delegazioni o dei Gran
Priorati. Il Gran Magistero non può intervenire continuamente nelle questioni
che sono di specifica competenza delle Delegazioni o dei Gran Priorati.
No raccomandazioni Trovo davvero inaccettabile ricevere lettere da parte
di personalità al di fuori dell’Ordine, che propongono una promozione o una
onorificenza per una nostra Dama o un nostro Cavaliere.
Non prendo in considerazione questo tipo di raccomandazioni, che devono
provenire al Gran Magistero dai Gran Priorati e non per vie alternative.
Formazione La formazione riveste una importanza fondamentale. Occorre
rafforzare i momenti di conoscenza sia culturale che, soprattutto, spirituale. In
quest’ultimo caso coinvolgendo il più possibile i nostri Cappellani.
Molti impegni Il mio ruolo istituzionale mi impedisce di partecipare ai numerosi eventi che vengono organizzati dalle Delegazioni a livello locale.
Ringrazio molto per gli inviti che ricevo giornalmente, ma immagino sia facile
comprendere come i miei impegni siano molteplici. Il Gran Maestro non dispone completamente del suo tempo che è sempre più vincolato a rappresentare
l’Ordine di Malta a livello internazionale.
Selezione candidati Questo è un punto cruciale. Inutile ribadire quanto
l’Ordine dipenda dalla qualità dei suoi membri e da una selezione quanto
più accurata possibile. Non basta essere dei bravi volontari per essere
ammessi nell’Ordine. Occorre garantire che chi entra abbia tutti i requisiti,
soprattutto di fede.
Si deve diventare impermeabili alle pressioni di amici, parenti e delle autorità di turno. Le referenze per l’ammissione, che dalle Delegazioni vengono
inviate al Gran Priorato e da questo al Gran Magistero, non possono essere
delle fotocopie!
Obbedienze L’Obbedienza non è una promozione nell’Ordine. È un profondo impegno di vita spirituale e un dovere di maggiore partecipazione alle attività
dell’Ordine. E questo non per un periodo, ma fino all’ultimo dei nostri giorni.
Non mi stancherò mai di ribadire che i candidati devono essere selezionati con
Pellegrinaggio Assisi Ho deciso che il pellegrinaggio ad Assisi dell’8 settembre torni ad essere un pellegrinaggio italiano, e non più solo ed esclusivamente del Gran Priorato di Roma. Spero davvero che un’ampia partecipazione
di membri e volontari dell’Ordine mi dia prova della correttezza di questa decisione.
Nel rinnovarLe le mie felicitazioni e i miei auguri, Le invio i miei più confraterni saluti.
* Principe e Gran Maestro
del Sovrano Militare Ordine di Malta
pagina 3
A Karak in Giordania a 140 chilometri a sud della capitale Amman nell’unica struttura medica cristiana della zona
Un ospedale italiano in Medio Oriente ristrutturato
grazie ai provvidenziali aiuti del Gran Priorato di Roma
di Andrea Marini di Subiaco
Gli interventi riguarderanno
il reparto di Maternità
e Neonatologia dove
sono ricoverate e assistite
soprattutto donne
mussulmane con i loro figli
S
arà ristrutturato a cura del
Gran Priorato di Roma il reparto di Maternità e Neonatologia dell’Ospedale Italiano di Karak
in Giordania. In accordo con il Gran
Magistero e sotto la supervisione del
Grande Ospedaliere, oltre agli ambienti saranno modernizzate anche le
attrezzature di supporto ai posti letto
e alle culle. Saranno anche predisposti nuovi impianti di climatizzazione
e distribuzione di ossigeno in ogni
stanza.
L’Ospedale è una struttura all’avanguardia, a cui il Gran Priorato
garantirà in seguito anche il sostegno
materiale e l’assistenza professionale. L’accordo di collaborazione è
stato firmato il 5 aprile scorso nella
sede del Gran Priorato di Roma, dal
Procuratore Amedeo de Franchis e
dalla responsabile legale dell’Ospedale Suor Alessandra Fumagalli. Era
presente il Segretario Generale per
gli Affari Esteri dell’Ordine, l’ambasciatore Stefano Ronca. All’importante accordo si è arrivati dopo lo
studio e il monitoraggio portati avanti
dall’Ambasciatore designato dell’Ordine in Giordania Lorenzo Borghese e
la visita ricognitiva del pro-Assistente
Caritativo Maria Cristina Spalletti Trivelli. «In un momento di grandi flussi
di rifugiati e profughi in quell’area spiega il Procuratore de Franchis - il
Gran Priorato di Roma con questo
gesto vuole prestare assistenza ai
più fragili, proprio in quelle zone del
mondo dove l’Ordine è nato oltre 900
anni fa».
Il lungo edificio a due piani che,
dominando la valle di Moab, di biblica memoria, si appoggia alle rovine
antiche di nove secoli del Castello dei
Cavalieri Crociati di al-Karak, è l’unico ospedale di quell’area occidentale
di Giordania affiancata al Mar Morto.
Dispensa cure gratuite ai bisognosi e
rappresenta la sola presenza cristiana in campo medico e sociale in tutto
In alto a sinistra: la firma dell’accordo tra il Procuratore del Gran Priorato di Roma, Amedeo de Franchis, e la responsabile legale dell’Ospedale,
la comboniana suor Alessandra Fumagalli. A destra l’ingresso della struttura. Qui sopra la sala di neonatolgia con le incubatrici e un bambino
appena nato mentre riceve le prime assistenze da una suora cattolica e da due infermiere mussulmane.
il sud del Regno Hascemita. Un ospedale italiano affidato, fin dalla fondazione nel 1935, alle Suore Missionarie Comboniane. «Oggi - racconta
dopo la sua visita la pro-Assistente
Caritativa Spalletti - le suore sono
sei in tutto: caparbie e forti ma anche tanto disponibili ed accoglienti da
meritare il rispetto e l’affetto dei loro
pazienti e degli abitanti del posto:
con la loro inesauribile dedizione ed
i loro confortanti sorrisi trasmettono
continuamente il messaggio di cristiana carità che caratterizza anche
la vocazione melitense. Con l’ausilio
di 80 dipendenti locali, gestiscono
50 posti letto per tutte le specialità
mediche offrendo cure per lo più gratuite, senza distinzione alcuna, alla
popolazione quasi esclusivamente
mussulmana, in questa che è la parte più povera del Paese. Se, infatti, ai
più abbienti è richiesto un contributo
per le prestazioni mediche, la mag-
gior parte degli infermi è assistita
gratuitamente».
La Giordania è un paese sotto
pressione: dai 5 milioni di residenti,
con la guerra Irak-Siria sono stati altrettanti i profughi e rifugiati divenuti
stanziali, i quali hanno accresciuto le
sacche di povertà e rese insufficienti
le strutture del Paese forse più occidentalizzato del Medio Oriente, dove
la stessa monarchia è da sempre
molto impegnata nel dialogo interreligioso, con un apprezzamento per le
attività dell’Ordine di Malta. «E proprio fare distensione tra le tensioni
crescenti - sottolinea l’Ambasciatore
Borghese, che ha una importante
esperienza medica alle spalle - è uno
degli aspetti principali di questa offerta sanitaria».
A ristrutturazione terminata il
complesso sarà, infatti, usufruibile
anche dai rifugiati siriani che si sono
insediati in questa zona di Karak, 140
km a sud della capitale Amman. Qui
tutte le donne sono particolarmente
curate ed assistite: l’Ospedale, infatti, mette a disposizione delle donne
mussulmane, che per assistere i
congiunti o per i turni di lavoro non
sono in grado di raggiungere le proprie abitazioni prima del calar della
sera, una piccola dependance dove
trascorrere la notte.
I lavori finanziati dal Gran Priorato
di Roma per la ristrutturazione del
Reparto di Maternità e Neonatologia
di questo ospedale, che letteralmente
guarda la Terra Santa, inizieranno nel
mese di luglio per concludersi presumibilmente a fine ottobre.
L’Ordine di Malta, dunque, a
355 chilometri dal suo ospedale di
Betlemme, vuole anche qui porsi al
servizio delle categorie più vulnerabili: le mamme e i bambini, ai quali
va garantita una struttura che possa
assicurare serenità ed assistenza.
pagina 4
Interessante ciclo di conferenze organizzato a Macerata dalla Delegazione Marche Nord
Pastorale della famiglia: a che punto siamo?
L
a Delegazione Marche Nord
ha attivato un cammino spirituale aperto a tutti i membri,
ma anche a Volontari e a chiunque
interessato. Il percorso è stato articolato in due conferenze, precedute dalla Santa Messa celebrata
da Don Andrea Simone, Cappellano della Delegazione. Moderatore
di entrambi gli incontri è stato il
Delegato, Paolo Massi, Cavaliere
di Grazia Magistrale.
La prima conferenza, avente come tema la pastorale della
vita, si è tenuta a Villa Ciccolini a
Macerata. Le autorità presenti, religiose, civili e militari, e tutti i partecipanti hanno potuto ascoltare
le parole appassionate di Don Giorgio Giovannelli, Docente di Morale Speciale
presso la Pontificia Università Lateranense. Don Giovannelli si è soffermato
sul concetto di contraccezione di emergenza, evidenziando come l’emergenza
consista nell’esigenza di intervenire celermente, prima che l’embrione diventi
persona, come se fosse possibile individuare esattamente il momento preciso
di tale evoluzione. È stato poi toccato il tema dell’aborto chirurgico, condannato
sin dall’antichità (lo stesso Ippocrate lo concepiva come un male) e poi dalla
tradizione cristiana (Tertulliano parlava di omicidio anticipato).
Il dott. Fabio Migliorini, psicologo e psicoterapeuta, docente di psicologia
presso l’Istituto Teologico Marchigiano, ha equiparato l’aborto a un lutto, anzi
un doppio lutto (mamma/bambino) o anche un triplo lutto (genitori/bambino),
una ferita indelebile, un’esperienza di morte.
La seconda conferenza è stata incentrata sulla pastorale della famiglia. Il
Delegato ha evidenziato che i Cavalieri hanno il dovere di testimoniare quotidianamente il loro impegno a favore dell’istituzione della famiglia, vero caposaldo della società. Non a caso mentre si assiste sempre più spesso a una
strumentalizzazione da parte della politica di questo importante argomento
Papa Francesco, anche in occasione dell’ultimo viaggio a Loreto,
ha voluto ribadire la rilevanza del
valore della famiglia. Interessante, al riguardo, l’intervento di don
Andrea Simone, docente di Matrimonio e Famiglia presso la diocesi
di Fabriano-Matelica. Parlando
della Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica del Pontefice, ha
sottolineato che nell’ambito delle
irregolarità familiari (convivenza
senza matrimonio, divorzio e successivo matrimonio civile), il caso
della persona separata che rimane sola è diverso: non la si può
considerare irregolare e pertanto
potrà accedere ai sacramenti. In
ogni caso, anche nei casi di irregolarità conclamata, è compito della Chiesa
cercare di trovare la via della salvezza attraverso un percorso ben designato:
Accompagnare (e quindi non escludere), Discernere (cioè: capire) e Integrare
(nella comunione fraterna).
Secondo relatore è stato l’Avv. Angelo Speranza, civilista, esperto di diritto
canonico, laureato presso la Pontificia Università Lateranense. Ha centrato il
suo intervento sul documento Mitis Iudex Dominus; sulla questione, inizialmente, da parte dei media c’è stata molta imprecisione, perché è passato il messaggio che fossero state alleggerite le regole cardine della Chiesa in materia di
nullità del matrimonio e relativo annullamento presso la Sacra Rota; in realtà,
Papa Francesco ha voluto alleggerire le spese e semplificare la procedura,
eliminando il doppio processo di primo grado.
Terzo relatore è stato ancora il dott. Fabio Migliorini, già presente alla prima
conferenza. Lo psicologo ha centrato il suo intervento sulla falsa libertà di cui
pensiamo di disporre nelle relazioni. In chiusura, il Delegato ha esortato gli
astanti a seguire sempre la luce della coscienza, illuminata dalla parola del
Santo Padre.
Ottima iniziativa della Delegazione di Torino a cui hanno partecipato anche i confratelli e i volontari milanesi
Una bella giornata diversamente SCI...abile!
di Andrea Valfré di Bonzo*
L
a disabilità non deve costituire un limite per chi
ha voglia di passare una bella giornata di sci sulle
nostre montagne, godendo dell’aria buona e del
piacere di stare insieme fra tanti amici.
Questo è lo spirito con cui, una quindicina di anni
fa, la Scuola di Sci Sauze d’Oulx Project, con sede
nell’omonimo paese valsusino, ha iniziato il progetto “SCIabile” poi formalizzato in una onlus che, col
supporto di vari sponsor e ricorrendo a forme di autofinanziamento, ha lo scopo di assicurare lezioni di
sci gratuite, impartite da qualificati maestri a soggetti
con difficoltà sia fisiche sia mentali.
Così, su iniziativa della Delegazione SMOM di Torino, un sabato di aprile, un gruppo di giovani torinesi
e milanesi ha accompagnato alcuni giovani disabili a
Sauze d’Oulx e, di lì, alla stazione sciistica di Sportinia, a 2.000 metri di altezza, dove i Signori Malati
sono stati equipaggiati dell’attrezzatura necessaria e
presi in consegna dagli allenatori.
Grande la soddisfazione nel constatare come an-
che ai ragazzi con gli impedimenti fisici più seri sia
stata garantita la possibilità di cimentarsi (con emozione) sui pendii innevati, assicurandoli su comodi
sedili montati su sci, che venivano manovrati dai maestri. Al termine della mattinata, è stata offerta a tutti
i partecipanti una colazione presso il Rifugio “L’Orso
Bianco” di Sportinia. Nel primo pomeriggio, sciatori
ed accompagnatori sono ridiscesi a Sauze d’Oulx,
dove hanno potuto partecipare alla Santa Messa prefestiva, presso la Parrocchia di San Giovanni Battista.
Terminata la funzione, officiata dal Parroco, don
Giorgio Nervo, i giovani sono stati ospitati per una
merenda a base di goffri, tipico dolce locale, presso
la sede della Scuola di Sci.
Ai responsabili di questa vanno i nostri ringraziamenti per la bella esperienza che hanno offerto e che
continuano ad offrire con spirito altruistico.
Tutti possono provare l’emozione di una bella discesa
sulla neve grazie all’assistenza di Maestri esperti e dedicati!
* Cavaliere di Onore e Devozione
Vice Delegato di Piemonte e Valle d’Aosta
pagina 5
Intestato alla memoria di Marcello Pellegrini il compianto Confratello molto attivo nell’Ordine
A Settebagni apre un Centro di assistenza:
si prenderà cura di quaranta famiglie bisognose
di Domenico Avati di Santo Pietro*
I locali sono messi a disposizione dal parroco
della chiesa S. Antonio da Padova
S
iamo a dieci. Il decimo Centro di assistenza della Delegazione di Roma è
stato infatti aperto lo scorso dicembre a Settebagni, presso la Parrocchia
di S. Antonio da Padova. Dedicato alla memoria del compianto Marcello
Pellegrini, Gran Croce di Grazia Magistrale in Obbedienza che ancora viene ricordato per gli alti meriti acquisiti negli anni dedicati all’Ordine, il Centro è stato
avviato grazie alla disponibilità del Rev. Parroco Don Ruben Eduardo Gallegos
che ha offerto una sala di accoglienza per le famiglie degli Assistiti e un magazzino per la conservazione delle derrate alimentari. Il Direttore del Centro, Maurizio Pellegrini, fratello di Marcello, sarà inizialmente coadiuvato dalla consorte
Simonetta e da alcuni Volontari. Per l’occasione, lo scrivente Delegato di Roma,
in veste di “padrone di casa” ha accolto: Mons. Jean Laffitte, Prelato dell’Ordine di Malta; il Grande Ospedaliere Dominique de Larochefoucauld-Montbel; il
Procuratore del Gran Priorato di Roma Amedeo de Franchis; il Pro-Cancelliere
del Gran Priorato di Roma Massimiliano Tornielli; il Pro-Assistente Caritativo
del Gran Priorato di Roma Cristina Spalletti Trivelli; la Coordinatrice dei Centri
di Assistenza della Delegazione di Roma Letizia Giovanelli. Al termine della S.
Messa celebrata dal Parroco e dal Cappellano della Delegazione Mons. Vittorio
Formenti, il Delegato ha rivolto alcune parole di benvenuto ai presenti ringraziando il Vice Delegato, Mario Nannerini, e il gruppo dei Volontari senza i quali
non sarebbe stato possibile dare vita a questa nuova opera meritoria. Il Prelato
ha poi proceduto alla benedizione sia di una targa commemorativa dedicata a
Marcello Pellegrini sia dei locali del nuovo Centro. Commossi, erano presenti
Il giorno dell’inaugurazione del Centro, il Delegato di Roma, Domenico Avati, al centro,
con a sin. il Prelato dell’Ordine, mons. Jean Lafitte e il Grande Ospedaliere,
Dominique de Larochefoucauld-Montbel e a destra Maurizio Pellegrini
e sua moglie Simonetta, Cavaliere e Dama di Grazia Magistrale.
i figli dello stesso Marcello Pellegrini, Claudio e Anna Maria. Gli Assistiti del
Centro, inizialmente una ventina di famiglie, hanno ricevuto in dono oltre a un
pacco con vari generi di sussistenza, anche un pacco supplementare distribuito
in occasione delle festività natalizie. A regime il nuovo Centro dovrebbe poter
assistere all’incirca una quarantina di famiglie.
* Cavaliere di Onore e Devozione. Delegato di Roma
La meritoria iniziativa della Delegazione di Viterbo-Rieti è giunta al quarto anno consecutivo
Alimenti e pacchi dono alle persone in difficoltà:
una bella attività solidale nel litorale romano
E
quattro! Per il quarto anno consecutivo, infatti, la Delegazione
di Viterbo-Rieti dell’Ordine di
Malta attraverso il gruppo ABC di
Porto-Santa Rufina ha portato felicemente a compimento una raccolta di
cibo per le persone in difficoltà nella
zona di Ladispoli.
Numerosi sono stati gli alimenti
donati alle parrocchie di Ladispoli,
Santa Maria del Rosario e San Gio-
vanni Battista. E queste, attraverso i
loro centri di ascolto hanno provveduto alla distribuzione alle famiglie
bisognose. Sono famiglie sia italiane
sia straniere che vivono spesso in
condizioni di fortissimo disagio. Una
parte del cibo è stata, infine, donata
direttamente ad alcuni senza fissa
dimora.
«Certamente questa raccolta non
può risolvere i tanti problemi delle
I Summer Games organizzati dal Gran Priorato di Napoli e Sicilia
Regata e un ballo a fini benefici
A
nche regatando e divertendosi si può aiutare chi ha bisogno. È questo
lo spirito dietro il Ballo di inizio estate che, sabato 15 giugno al Circolo del Remo e della Vela Italia, permetterà ai partecipanti di contribuire alle opere caritative e ai Pellegrinaggi del Gran Priorato di Napoli e Sicilia
dell’Ordine di Malta. La serata, con cena e ballo, sarà infatti l’occasione per
presentare le regate della manifestazione Summer Games organizzata dal
Circolo e dall’Ordine di Malta.
persone in seria difficoltà alle quali
abbiamo cercato di portare un minimo di aiuto - ha commentato il Delegato di Viterbo-Rieti, Roberto Saccarello, Cavaliere di Grazia Magistrale
- Ma si tratta pur sempre di un piccolo segno che dà calore, vicinanza
e supporto». È indubbio che sia così.
È per questo che aspettiamo che
la meritoria iniziativa venga ripetuta
anche per la quinta volta…
Un momento dello scarico e della consegna
delle derrate alimentari.
pagina 6
La personalità giuridica ci permette di firmare accordi e trattati nonché lo scambio di Ambasciatori
Ecco perché siamo un Ordine religioso laicale
ma anche sovrano e riconosciuto internazionalmente
di Lorenzo Giustiniani*
Per gentile concessione de L’Impegno, notiziario della Delegazione SMOM di
Venezia, pubblichiamo molto volentieri questo interessante articolo che affronta e chiarisce una delle nostre fondamentali prerogative.
N
ella Carta Costituzionale dell’Ordine di Malta al Titolo I “L’Ordine e la
sua natura” art. 1 “Ordine e natura dell’Ordine” si legge al par. 1: «Il
Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme,
detto di Rodi, detto di Malta, sorto dal gruppo degli Ospedalieri dell’Ospedale
di San Giovanni di Gerusalemme, chiamato dalle circostanze ad aggiungere ai
primitivi compiti assistenziali un’attività militare per la difesa dei pellegrini della
Terra Santa e della civiltà cristiana in Oriente, sovrano, successivamente, nelle
isole di Rodi e di Malta, è un Ordine religioso laicale, tradizionalmente militare,
cavalleresco e nobiliare».
All’art. 3 “Sovranità” par. 1 recita: «L’Ordine è soggetto di diritto internazionale ed esercita le funzioni sovrane».
All’art. 4 “Rapporti con la Sede Apostolica” par. 6 poi si legge: «La natura
religiosa non esclude l’esercizio delle prerogative sovrane spettanti all’Ordine in
quanto soggetto di diritto internazionale riconosciuto dagli Stati».
Come soggetto di diritto internazionale dispone del diritto di legislazione
attivo e passivo: l’Ordine nomina e accredita ambasciatori o rappresentanti
ufficiali presso i paesi con i quali intrattiene rapporti diplomatici. La sovranità è
esercitata in primis dal Gran Maestro dell’Ordine.
L’Ordine di Malta quindi è allo stesso tempo un ordine religioso laicale e un
ordine sovrano. La sovranità dell’Ordine proviene dal suo passato ed in particolare per essere stato sovrano sulle isole di Rodi (1310-1522) e di Malta (15301798). È un soggetto di diritto internazionale ed esercita funzioni di sovranità.
Come tale è riconosciuto da più di 100 Stati e dall’Unione Europea ed accreditato come Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite e le sue agenzie
specializzate. La sovranità dell’Ordine è riconosciuta dalla Santa Sede, presso
Sopra, Lorenzo Giustiniani, autore dell’articolo. A destra in alto, un particolare della facciata
del Palazzo Magistrale di via Condotti a Roma, sede del governo dell’Ordine.
Qui a fianco, la Villa dei Cavalieri all’Aventino che pure gode della extraterritorialità.
la quale l’Ordine accredita un Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario.
La sua personalità giuridica conferisce all’Ordine di Malta la capacità di
concludere accordi e trattati, il diritto di emettere passaporti, di battere moneta
e di emettere francobolli. Oggigiorno la moneta magistrale ha un uso esclusivamente numismatico. Dopo la creazione della “posta magistrale dell’Ordine
di Malta”, nel 1966, i suoi francobolli ricercati dai filatelici hanno una funzione
reale. Convenzioni per istituire un servizio postale sono state concluse tra oltre
cinquanta paesi e l’Ordine Sovrano.
La sovranità permette all’Ordine di svolgere le sue attività in ogni parte del
mondo in grande indipendenza politica ed economica ed assicura all’Ordine la
sua neutralità e imparzialità. Questa fitta rete di relazioni diplomatiche agevola
notevolmente il lavoro delle organizzazioni dell’Ordine, permettendo tra l’altro
di integrarsi con i sistemi sanitari locali; di ottenere agevolazioni doganali per
l’importazione di attrezzature sanitarie e donazioni; di garantire una maggiore
protezione per il personale umanitario in zone a rischio. Unita alla natura imparziale ed apolitica dell’Ordine, l’opera dei suoi ambasciatori si rivela infine
preziosa per gli interventi in aree di conflitto o di crisi, dove la sinergia tra
attività umanitaria e di mediazione può facilitare e rendere più spedita l’opera
della cooperazione internazionale.
Gli Stati con i quali l’Ordine intrattiene rapporti diplomatici riconoscono al
Gran Maestro le prerogative, le immunità e gli onori spettanti ai Capi di Stato.
Alla sua elezione, riceve il titolo di Altezza Eminentissima e la Chiesa Cattolica
gli attribuisce il rango protocollare di Cardinale.
Per la Santa Sede poter disporre di un Ordine Religioso della Chiesa Cattolica, dedito soprattutto alla cura dei poveri e degli ammalati ed avente l’attributo
della sovranità, è una possibilità meravigliosa per la promozione della salute dei
meno fortunati in tutto il mondo.
* Cavaliere di Onore e Devozione in Obbedienza
Delegato di Venezia
pagina 7
Era stata assistita assieme ad altri bambini nell’ambito di una iniziativa durata oltre due anni
Una bella operazione del Corpo militare: la ragazzina
venuta dal Kosovo è guarita dalla leucemia
di Angelo Maria Calati*
Nel 2014 il Primo Reparto si assunse il disbrigo
di tutte le pratiche e del trasporto al reparto
di oncoematologia dell’ospedale San Gerardo di Monza
U
na bella storia a lieto fine. Nell’agosto 2014 iniziò per il Primo Reparto del
Corpo Militare un’operazione umanitaria, che si sarebbe protratta per due
anni e mezzo. Consisteva nel supporto (trasporto dall’aeroporto all’Ospedale, disbrigo di tutte le pratiche amministrative, fornitura di interprete, schede
Internet ecc) a bambini kosovari ammalati di leucemia: su nostra indicazione,
sarebbero stati curati presso il Reparto Oncoematologico Pediatrico-Fondazione Maria Letizia Verga dell’Ospedale San Gerardo di Monza il ben noto centro
di eccellenza di rilievo internazionale. In quegli intensi due anni e mezzo, aiutammo dieci bambini in tutto. Guardate le due foto. A sinistra, c’è la seconda
bambina arrivata ad agosto. All’epoca Arba era una 11enne ammalata di leucemia linfoblastica acuta. Ad accogliere lei e la madre all’aeroporto di Verona
fummo il commilitone Massimo Ranghieri, Capitano farmacista e il sottoscritto.
Nella seconda, scattata qualche mese fa, ecco la bella ragazza che è diventata Arba. Sta bene e dopo gli anni di cure, è tornata stabilmente nel suo
paese di origine. È con autentica e viva commozione che inoltro queste foto: a
Guglielmo Guidobono Cavalchini, all’epoca Delegato di Lombardia, senza il cui
prontissimo sostegno morale ed anche economico, avremmo avuto difficoltà
ad iniziare questa operazione; al Gen. Mario Fine, Comandante del nostro Corpo militare, che fin dall’inizio ci aiutò e ci supportò, emettendo in tempo reale i
precetti necessari all’uso dei mezzi militari dell’Esercito italiano, e in certi casi
assumendosi la responsabilità della sola autorizzazione verbale quando il preavviso era davvero troppo breve; a Niccolò d’Aquino di Caramanico, che anche
quando lo spazio era troppo poco e i tempi troppo stretti, ha sempre trovato su
L’Orma le pagine per rendere nota questa nostra operazione.
Grazie sempre.
* Col.med. Comandante del Primo Reparto Corpo militare ACISMOM
In provincia di Bergamo con la Croce Rossa
La Giornata contro l’Ipertensione Arteriosa
Posti Medici Avanzati:
verificata l’efficacia
Attenti al cloruro di sodio:
ovvero al sale da cucina
P
er due fine settimana di febbraio, presso il Polo Fieristico di Chiuduno
(BG), si è svolta un’esercitazione del Primo Reparto, congiunta con il
Nucleo CBRN diretto dal Cap. farm. Massimo Ranghieri. L’obiettivo era
di testare alcuni nuovi assetti del Posto Medico Avanzato (PMA) del Reparto,
verificandone l’operatività e misurando i tempi di intervento e l’impiego del
personale logista all’interno della struttura sanitaria. In particolare, il 23 febbraio si è tenuta l’esercitazione vera e propria nella sua fase dinamica, con la
collaborazione dei locali volontari di Croce Rossa, che hanno provveduto a fornire personale aggiuntivo, truccatori e figuranti. La simulazione dell’arrivo quasi
contemporaneo di più vittime di incidenti stradali (un’auto investiva un gruppo
di ciclisti, evenienza purtroppo tutt’altro che rara), e dell’arrivo di un paziente
non accompagnato con sintomi di sospetta febbre emorragica, hanno messo a
prova tutto il personale impiegato, che ha potuto lavorare coordinatamente con
sincronismo ed efficacia.
Un momento del test di verifica dei tempi di reattività del PMA.
A sinistra, Arba accolta, nel 2014, con la madre da Angelo Maria Calati e dal Capitano
farmacista Massimo Ranghieri. A destra, la bella ragazza che è diventata: completamente guarita!
S
u invito del Centro Ospedaliero Militare di Milano il personale dell’Unità
Operativa sul rischio Chimico Biologico Radiologico e Nucleare (CBRN)
del Corpo Militare dell’Ordine di Malta, ha partecipato attivamente, il 30
aprile scorso, alla XV Giornata Mondiale contro l’Ipertensione Arteriosa. Scopo
di questa iniziativa è stato non solo informare e sensibilizzare la popolazione
sul tema dell’ipertensione arteriosa e delle malattie ad essa correlate, che provocano nel nostro Paese oltre 240mila morti ogni anno, ma anche sottolineare
l’importanza di una corretta alimentazione per prevenire l’insorgenza di questa
patologia. Questo tipo di attività preventiva ha una valenza particolare proprio
nel nostro Paese: sebbene le linee-guida dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità suggeriscano un consumo di sale minore di 5 grammi al giorno, è stato
visto come, soprattutto in Italia, l’assunzione di sale nei cibi, calcolando il sodio
naturalmente contenuto negli alimenti e il sale aggiunto appositamente per la
preparazione o la conservazione delle pietanze, si attesti invece intorno ai 10
grammi quotidiani. (Matteo Guidotti)
Il gruppo di esperti al termine dei lavori.
LOURDES
pagina 8
•
2019 •
Impressioni e emozioni di un giovane già impegnato nelle nostre attività ma al suo primo Pellegrinaggio
«A Lourdes ho scoperto che un bambino ammalato
da grande vuol fare il medico “per aiutare chi soffre”»
di Andrea Zuanetti*
A otto anni Matteo, colpito dalla nascita da una malattia
genetica, vede il suo futuro non da calciatore o da astronauta
come tanti suoi coetanei ma con il camice bianco a curare
chi ha bisogno. E il suo sogno spiazza il giovane adulto
che pensava di avere già parecchia esperienza
Il 61esimo Pellegrinaggio internazionale dell’Ordine di Malta
a Lourdes si è svolto come sempre nel primo weekend di maggio.
Foltissima la partecipazione: quasi
novemila tra accompagnatori e Signori Ammalati provenienti da 45
paesi. Ci è sembrato giusto chiedere le impressioni “a caldo” non a un
veterano ma a un giovane che, pur
da tempo seriamente impegnato
nell’Ordine, era però alla sua prima
volta alla Grotta di Massabielle.
«
Signore, certe volte arrivo a ringraziarti proprio per questa malattia: mi ha fatto toccare con
mano la fragilità e la precarietà della
vita. […] Ho scoperto quanto sia bello essere cercati, aiutati, amati! […]
Donami la guarigione del cuore, per
essere capace di fare non la mia ma
la tua volontà».
Matteo ha 8 anni, una malformazione genetica dalla nascita e
non aveva ancora letto questo passo
della preghiera, recitata poi durante
la Messa dei bambini, quando mi ha
raccontato che da grande vuole fare
il medico “per poter aiutare chi sta
male”. Non per sé stesso, non per
trovare una cura alla sua malattia, ma
per aiutare chi sta male. La sua malattia lo ha già esposto a un numero
enorme di medici, infermieri, volontari di qualunque tipo. Persone che
dedicano il loro tempo libero, quando
non addirittura la propria vita, ad aiutare chi soffre. E proprio per questo,
quando i suoi coetanei affermano
convinti, come è normale a quell’età,
di voler diventare astronauti o calciatori, Matteo ha già capito che la sua
vocazione, la sua volontà, è quella di
dedicare la propria vita a prendersi
cura di chi soffre.
Matteo e la sua determinazione
sono solo il primo dei tanti episodi
che hanno costellato questo mio primo, e certamente non ultimo, pellegrinaggio a Lourdes. I cinque giorni
sono trascorsi rapidissimi e la mente
e il cuore traboccano di ricordi. Le
prossime settimane le dovrò dedicare ad analizzare, contestualizzare,
studiare e infine, si spera, capire. Capire tutti i messaggi che mi sono stati
mandati nelle forme più diverse. Sicuramente una guida nelle riflessioni
sarà il confronto con l’esperienza del
Campo Estivo Italia (piccolo spazio
pubblicità: seguiteci su social!), a cui
partecipo da ormai cinque anni e che
permette a 150 tra Guest e Helper
under 35 di passare una settimana di
vacanza insieme ad agosto.
Entrambe queste esperienze - il
Pellegrinaggio a Lourdes e il Campo
Estivo - coniugano due aspetti, servizio e spiritualità, del tutto complementari. Eppure, lo fanno in maniera
completamente diversa e caratteristica. Al Campo si corre, si gioca, si
fa...caos. A Lourdes si passeggia, si
prega, si riflette.
Di ritorno dal mio primo Lourdes
posso dire con certezza che voglio
trovare il tempo per entrambi questi
momenti. Il mio professore di Italiano del Liceo sosteneva la sua scelta
di non darci i compiti delle vacanze
dicendo che la scuola è scuola e le
vacanze sono vacanze. Io sostengo
la mia scelta di voler rivivere queste
esperienze dicendo che il Campo è il
Campo e Lourdes è… Lourdes!
* Responsabile Sala Operativa
CISOM
In alto, foto di gruppo di una parte dei pellegrini davanti al Santuario. La notte la Croce di Malta ha
illuminato il Castello. Il Gran Maestro ha visitato di persona tantissimi Signori Ammalati intrattenendosi
affettuosamente con loro. E c’è stato anche un incontro speciale: con l’ultranovantenne e «carissimo
amico» Fra’ Roggero Caccia Dominioni, a lungo Gran Priore di Lombardia e Venezia. Alla Messa
solenne i piccoli volontari si sono dati da fare offrendo l’acqua a chi la richiedeva.
LOURDES
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2019 •
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Feste per i più piccoli e per gli adulti liberi dal servizio: quest’anno ha organizzato l’Italia ed è stato un successo
Pur nelle sofferenze il miracolo si compie ogni volta:
risate, allegria e incontri tra amici vecchi e nuovi
di Domenico Frasca*
A
Lourdes il Pellegrinaggio è speranza, preghiera, condivisione ma è soprattutto gioia! Ma come può la gioia trovare posto dove la sofferenza e il
dolore sono di casa? Sicuramente nelle adorazioni alla Grotta; ascoltando il lento ma forte incedere del Gave al tramonto; durante la processione aux
flambeaux; nel servizio in sala coccolando i Signori Ammalati; alla mensa, così
ben organizzata e piena di dinamismo; nella forza e nel sudore dei giovani
barellieri, impegnati ai trasporti o alle “piscine”. Oppure, come fatto anche
quest’anno dalla Delegazione di Lombardia sotto la sapiente regia della nostra
Irma “Tana” Ruffo di Calabria, coinvolgendo decine e decine di bambini. Provenienti dalle Associazioni più remote del mondo i nostri amici più piccoli sono
stati gli ospiti d’onore nella festa più colorata ed effervescente che, assieme
alle Sante Messe e alle riflessioni spirituali rendono davvero unica la partecipazione dell’Ordine di Malta al Pellegrinaggio a Lourdes. Sono intervenuti anche il
Gran Maestro Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto e il Presidente Internazionale dei Pellegrinaggi Frà John Critien, facendosi coinvolgere dalle
musiche e dai giochi colorati dei bambini. Questa positività, questa voglia di
gioia che trasforma il dolore della malattia in speranza, permea tutto il Pellegrinaggio. Ed è con questo spirito che anche gli adulti liberi dal servizio ai Signori
Ammalati si concedono sempre una serata in allegria. Ogni anno tocca a un
Paese diverso organizzare la Festa Internazionale. Quest’anno è toccato all’Italia. Anche in questo caso fondamentale è stato lo “Smom Party Team” messo
in piedi dalla instancabile Tana Ruffo di Calabria: oltre ad avere organizzato la
festa dei bambini, è stato richiesto dalla Fondazione Pellegrinaggi dell’Ordine
di organizzare pure questo appuntamento. L’idea portante è stata quella di allestire tanti tipici Borghi italiani con i loro mercatini: così dalla Sicilia al Trentino,
dalla Calabria alla Liguria passando per il centro Italia, le Delegazioni delle varie
regioni hanno portato tantissime bontà da degustare. A detta di tutti un gran
successo difficile da imitare, come ci hanno confermato i complimenti ammirati
di Confratelli, Consorelle e Volontari delle altre nazioni che hanno riempito fino
alla massima capienza l’enorme hangar dove si è svolta la serata italiana. Anche questi momenti sono essenza stessa del nostro Pellegrinaggio. Lourdes è
anche questo, in fondo: è la grazia di gustare insieme la gioia della condivisione
e dell’ascolto, dell’aiuto e del soccorso, del perdono e della riconciliazione.
* Cavaliere di Grazia Magistrale
Responsabile Comunicazioni Delegazione Lombardia
Da 42 anni sempre con noi alla Grotta
Un approfondito reportage del Corriere della Sera
Il record di Ginevra
«Giornate durissime»
«
Ginevra, come ti senti dopo oltre 40 anni…». «Sono 42 per la precisione»
puntualizza lei con un tocco di perdonabilissima civetteria. Già perché Ginevra dal Pero Bertini, Dama Gran Croce di onore e devozione della Delegazione di Lombardia, è arrivata alla 42esima partecipazione al Pellegrinaggio
a Lourdes. «Dal 1974 ne ho mancati soltanto tre». Un record, senza dubbio. Ma
quest’anno c’è anche stata una novità: per la prima volta Ginevra è venuta con
noi non come Consorella addetta alla
cura dei Signori Ammalati ma come
pellegrina lei stessa. Le è stato restituito in parte quelle opere di grande
conforto che per oltre quattro decenni
ha profuso a favore degli altri prima:
nei viaggi in treno poi in quelli in aereo.
Non abbiamo dimenticato, tra l’altro,
che fu lei a fondare e dotare la nostra
Farmacia, per poi successivamente
collaborare col Farmacista Dott. Tonini
al suo perfetto funzionamento.
Al prossimo Lourdes quindi, cara
Ginevra.
(Clotilde Candelo)
L’affollatissima partecipazione alla serata italiana e uno dei tanti banchetti allestiti
dalle Delegazioni italiane per offrire le specialità gastronomiche regionali.
C
inque pagine di un bel reportage a firma di Giusi Fasano sono state dedicate da 7, il settimanale del Corriere della Sera, alle
attività dell’Ordine nello svolgimento del Pellegrinaggio
annuale a Lourdes. «Molti, moltissimi i pellegrini dall’Italia:
quasi duemila su un totale di circa
novemila» riferisce la giornalista.
Che spiega, e tra le righe traspare l’ammirazione, che «ai piedi dei
Pirenei e davanti alla Madonna,
contano il tempo con le preghiere
e le molte cose da fare. Giornate
durissime ad accogliere e accudire
infermi, accompagnarli alla Grotta
o a bagnarsi nelle piscine, seguire
i loro bisogni e quelli dei loro parenti». La regola è una: «Dedizione,
rigore e gentilezza fino alla fine del
turno. E di sera, inspiegabilmente, rimane energia sufficiente per
cantare a squarciagola e bere un
bicchiere di birra».
pagina 10
A conclusione di quasi tre anni di mandato il Procuratore Clemente Riva di Sanseverino traccia un primo bilancio
«Squadre di lavoro ben rodate e restauri avviati: questo
è il futuro del Gran Priorato di Lombardia e Venezia»
di Adriano Monti Buzzetti
Fondamentale è stata la trasparenza nei rapporti
sia con il Gran Magistero sia con le dieci Delegazioni
del territorio di competenza. Occorrerà aumentare
gli sforzi nella formazione continua dei membri,
non soltanto quelli di Giustizia e in Obbedienza
ma anche quelli del Terzo Ceto
Quasi tre anni fa, all’inizio del suo mandato, il Procuratore del Gran Priorato
di Lombardia e Venezia, Clemente Riva di Sanseverino, aveva esposto in una
intervista a L’Orma una prima visione del suo programma e delle problematiche che aveva intenzione di affrontare. Siamo tornati da lui per farci raccontare
che cosa è stato fatto, che cosa rimane da fare e che cosa ha personalmente
tratto da questa importante esperienza giovannita.
Il mandato di Procuratore termina con il Capitolo Generale appena
celebrato: qual è la prima cosa che vuole ricordare di questo Suo impegno veneziano?
«La gioia di lavorare con dei collaboratori validi e appassionati. È stata una
sfida esaltante disegnare la squadra e vederla vincere molte battaglie, difficili
ma affrontate con la Fede e con l’entusiasmo della fatica condivisa».
Cosa pensa che resterà di questo?
«Spero che resterà molto: un metodo di lavoro e alcune “squadre” già rodate per i vari settori di impegno. Mi spiego meglio: abbiamo un gruppo di lavoro
per la Cancelleria, uno per gli eventi in Gran Priorato, uno per i lavori di restauro
dell’immobile, un comitato per il fundraising e il restauro delle opere d’arte,
uno per il cerimoniale, uno per la Giornata Nazionale e così via. Credo che chi
continuerà il nostro lavoro non potrà prescindere dal continuare questo metodo,
avvalendosi di quanti hanno dato ottima prova di dedizione».
Quali sono stati i maggiori sforzi del Suo mandato?
«Il primo è stato quello di coltivare in modo diligente e trasparente le relazioni con tutti gli uffici del Gran Magistero, curando i rapporti con la Cancelleria, il
Ricevitore e l’Ospedaliere con i quali il Gran Priorato affronta quotidianamente
argomenti certe volte spinosi e annosi. Nel corso del mandato abbiamo avuto
l’onore di avere le visite del Gran Maestro, del Ricevitore e dell’Ospedaliere:
sono state un necessario corollario alle riunioni periodiche che facciamo a
Roma per il doveroso aggiornamento dei Superiori. Queste visite però sono
anche un segno di attenzione per la attività che il nostro Gran Priorato esplica
nel suo vasto territorio diviso in 10 delegazioni. Per fare conoscere questa
realtà é stata importante la recente sinergia fra il settore comunicazione e
quello dell’Assistente Caritativo: ha fruttato il primo Rapporto sulle attività
caritative del Gran Priorato, uno strumento di conoscenza e di confronto che
auspico venga fatto anche in futuro».
Sono in programma anche concreti lavori di restauro…
«Sì. Non posso non menzionare la lunga e articolata preparazione dei nuovi
lavori di restauro della sala archivio, biblioteca, e immobili in giardino. È stata
una attività che ci ha occupato per oltre due anni, coronata a inizio aprile di
quest’anno con la piena approvazione del Sovrano Consiglio. Restituiremo così
al complesso spazi enormi utilissimi sia per le nostre esigenze interne sia per
consentire iniziative tese a finanziare il restauro stesso e le opere di carità cui
siamo vocati. I lavori sono già iniziati e dureranno circa un anno».
Cosa ci dice delle Delegazioni?
«Le Delegazioni sono le “gambe” del Gran Priorato, nel senso che senza
di esse non si va da nessuna parte. Se una ha dei problemi ne risente subito
l’organismo intero. Per questo abbiamo chiuso il prima possibile l’unico commissariamento che avevamo trovato e fin dal primo giorno ho instaurato un
rapporto estremamente franco e diretto con i confratelli Delegati. Mi è stato
facile perché vengo da quel ruolo che conosco assai bene. È stato molto bello
vedere che negli ultimi anni molte Delegazioni hanno accolto il mio invito di fare
Più di 300 Cavalieri e Dame del Gran Priorato si sono dati appuntamento l’anno scorso nella
storica sede in Laguna, la più antica proprietà dell’Ordine; il Gran Maestro, Fra’ Giacomo Dalla
Torre del Tempio di Sanguinetto con il Procuratore Clemente Riva di Sanseverino, il Cancelliere
Paolo Fabris de Fabris, il Ricevitore Hans Christoph von Hohenbühel gennant Heufler zu Rasen
e Fra’ Roberto Viazzo; le copertine delle due edizioni, in italiano e in inglese, del volume
in cui Clemente Riva di Sanseverino racconta la storia e molti aneddoti del Gran Priorato
anche con tantissime immagini e episodi mai pubblicati finora.
le investiture a Venezia rendendo così ancora più speciale il giorno di ingresso nell’Ordine. Non dobbiamo sottovalutare di appartenere a un glorioso Gran
Priorato che esiste da nove secoli e che ha una sede dove vi è la più antica
chiesa melitense d’Occidente: molto prima di avere l’Aventino nel XIV secolo, i
giovanniti erano già insediati a Venezia dove tuttora siamo».
Questa storia è poco conosciuta sia da noi sia all’estero…
«È vero. Quando ho avuto modo di esporla a ospiti illustri come il compianto
Cardinal Carlo Caffarra, all’Arcivescovo Emerito di Gerusalemme, al Ministro
degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca, alla Principessa di Kent e ad
altri, tutti ne sono rimasti stupiti e affascinati. Quando sono arrivato, la Chiesa era stata restaurata ma non esisteva una pubblicazione che ne parlasse.
Gli unici testi che ne parlavano erano di oltre quaranta anni fa ed esauriti.
Pensai quindi di preparare una piccola pubblicazione. La cosa mi è sfuggita di
mano ed è diventata un libro di circa 200 pagine con molte illustrazioni, adesso
tradotto anche in inglese, visto che la metà dei visitatori non sono italiani. Ma
c’è di più: gruppi di confratelli americani, canadesi e altri, stanno organizzando
viaggi a Venezia per visitare il complesso e vedere altri monumenti di interesse
comune come l’Isola di San Lazzaro degli Armeni. Da quest’anno, poi, vi è
una nuova sinergia con il Collegio Navale Morosini: i suoi allievi fanno una
intera giornata di istruzione presso il Gran Priorato dove apprendono cosa sia
l’Ordine, la sua storia e la sua tradizione marinara, ma soprattutto la sua odierna
conformazione e azione caritativa».
Che cosa manca ancora?
«Se guardo alla realtà del nostro territorio penso che il Gran Priorato debba
riprendere il protagonismo nella formazione dei propri membri. In questi anni è
stato implementato lo sforzo per i membri in obbedienza, per esempio introducendo un secondo incontro annuale; credo manchi uno sforzo simile per quelli
del terzo ceto. Spero che questa carenza possa essere colmata presto, anche
se alcune delegazioni hanno fatto percorsi di formazione esemplari, come dimostra anche la nostra sinergia con il Gran Priorato di Roma in questa materia
e in quella della comunicazione. Ma questo .... un lettore de L’Orma lo dovrebbe
già sapere!»
pagina 11
Opera dell’architetto e incisore Giovan Battista Piranesi è all’interno della Villa Magistrale all’Aventino
Santa Maria del Priorato: la nostra principale Chiesa
è stata riportata all’antico splendore del Settecento
di Pierluigi Panza*
I lavori sono durati un anno e hanno interessato sia
l’interno sia l’esterno. Il contributo della Fondazione Roma
A
fine marzo, con una solenne cerimonia alla presenza del Gran
Maestro Fra’ Giacomo Dalla
Torre del Tempio di Sanguinetto, Fra’
John E. Critien, conservatore dell’Ordine, ha presentato la conclusione
dell’intervento di restauro conservativo
alla chiesa di Santa Maria del Priorato
in Aventino condotta dagli architetti
Giorgio Ferreri e Massimiliano Sabatelli (assistiti dalla Sovrintendenza) e
durato circa un anno. Il costo è stato
sostenuto dal Presidente della Fondazione Roma Emmanuele F.M. Emanuele e dal Gran Priorato di Roma,
che ha sede nello stesso complesso
dell’Aventino.
Accenniamo qui alla storia della
chiesa, una delle più antiche di Roma,
e descriviamo l’intervento condotto, con alcune osservazioni. Quando
l’incisore, art-dealer e “architetto veneziano” Giovan Battista Piranesi, a
Roma dal 1740, fu chiamato dal Priore
dell’Ordine, Giovan Battista Rezzonico,
nipote di Clemente XIII, a ricostruire la
chiesa in cima all’Aventino quel luogo
aveva già una storia millenaria. L’Aventino era stato tomba, tempio e armilustro, cioè luogo dell’antica Roma per
la purificazione delle armi di Marte:
lì Remo era stato sepolto, erano stati
eretti un tempio al Sole, uno a Giove
siriaco, uno all’egizia Iside e uno a
Mitra e, sulla sommità, Marte purificava le armi.
Sfingi alate. Giovanni Battista
Rezzonico era stato introdotto all’Ordine di Malta a 19 anni. Era stato suo
fratello Carlo a intervenire presso fra’
Jacques-Laure Le Tonnelier de Breteuil, ambasciatore dell’Ordine presso
il Papa, per fargli conferire la Croce di
devozione. Appena gli fu concessa,
il Gran Maestro fra’ Manuel Pinto de
Fonseca scrisse: «Da questa croce
al monsignore la Religione Gerosolimitana potrà trarne gran vantaggio».
Fu profeta perché, tre anni dopo, il
Rezzonico, divenuto Priore a Roma,
chiamò Piranesi a rifare la chiesa. Giovan Battista aveva 43 anni, e in quei
pochi metri si prefisse che il grande
libro di pietra dell’architettura dovesse
riassumere un’intera storia: quella dei
cavalieri dell’Ordine, quella dei Rezzonico e dei santi Battista e Basilio.
A sinistra, la facciata della Chiesa di Santa Maria del Priorato.
Sopra, l’interno con le bandiere delle differenti Lingue dell’Ordine.
Piranesi ricollocò all’interno della
navata le tombe dei cavalieri che erano all’esterno e decorò (con l’aiuto di
Tommaso Righi per i lavori in gesso)
fuori e dentro la chiesa dei veri e propri rebus da decifrare. Come capitelli
disegnò delle sfingi alate, come quelle
di età romana che aveva presso il suo
magazzino ma che ricordavano anche
l’Egitto: il primo ricovero dell’Ordine,
nel 1048 presso il Santo Sepolcro, fu
proprio su un terreno donato da un califfo d’Egitto. Per decorare quell’enorme scafo rovesciato di nave che era
la volta, Piranesi chiese a Tommaso
Righi di scolpire un bassorilievo lungo
36 palmi e largo 20, e dal costo elevatissimo: 240 scudi. Era un labaro con
una ghirlanda sormontato con un medaglione con incise due lettere: “PX”,
ovvero “Pax Christi”; tutt’intorno angeli in gloria. In facciata un altro rebus:
la scritta FERT, che significa “Fortitudo eius Rhodum tenuit”, testimonianza
che fu la forza delle armi a difendere
l’isola di Rodi.
Il 18 aprile del 1765, il notaio romano Marcorelli siglò un atto con il
quale il reverendo del convento di
Santa Sabina concesse al gran priore
dell’Ordine di Malta la «parte di un orto
per realizzare e costruire la piazza davanti alla nuova chiesa sull’Aventino».
Piranesi costruì il portale e le mete dei
cavalieri; per ora questa parte non è
stata toccata dal restauro ma bisognerà pensarci in futuro. Quello attuato ora da Ferreri e Sabatelli è il terzo
maggiore intervento dopo quelli a fine
dei moti della Repubblica romana e
uno nel Novecento. Nel 2016 le alte
cariche dell’Ordine diedero mandato
perché si eseguisse un restauro conservativo degli interni e delle facciate
della chiesa che ponesse rimedio all’avanzato stato di degrado in cui versava
l’edificio che fino all’autunno del 2017
era stato oggetto solamente di localizzati interventi manutentivi.
Carta giapponese. L’intervento ha
riguardato sia l’interno sia l’esterno.
All’interno si è montato un ponteggio e
i lavori sono durati più di tre mesi, partendo dai fissaggi della decorazione a
sbalzo. Come illustrato da Sabatelli e
Ferreri, sono state ripulite le superfici
applicando carta giapponese imbevuta di acqua distillata a tutte le superfici: questa carta scioglie e assorbe le
polveri. Le parti rimaste scure sono
state successivamente perfezionate
pulendole con gomma pane. Per il resto sono stati usati spazzolini e bisturi.
Gli stucchi decorativi in bassorilievo,
agganciati con grappe di ferro, presentavano seri distacchi. È stato effettuato un consolidamento con microfori
di due tre millimetri impregnandoli con
barrette in vetroresina per impedire la
ricaduta e favorire il fissaggio. In alcuni
casi è stato sostituito il ferro.
Alcune parti mancanti sono state
reintegrate (come diverse ghiande) per
“ricreare l’unità di immagine”. Dettagli
di aquile e medaglioni di San Giovanni sono stati parzialmente ricostruiti.
Questo è un aspetto un po’ problematico per la moderna cultura del restauro che prevede di astenersi dalle integrazioni o renderle visibili. Nell’insieme
non sono visibili ma, come assicura
l’architetto Ferreri, i nuovi interventi
restano “un po’ sottosquadra”, quindi
leggermente sbalzati, “consentendo
la riconoscibilità dell’intervento”. Sono
state sigillate anche le fessurazioni
alla base delle tombe, in genere anche qui, come altrove, con una grana
leggermente più ruvida e riconoscibile
e con l’aggiunta di polvere di marmo al
grassello di calce.
Sopra tutto è stata stesa una velatura blanda con latte di calce, che è il
deposito superiore della calce addizionate con terre naturali.
All’esterno, la chiesa è stata pulita
e si è data un po’ di calce spenta e poi
velatura. Le analisi stratigrafiche non
hanno mostrato nulla di particolare,
ma sotto il metro e sessanta alcune
parti dell’edificio si presentavano consumate dall’umidità. Da acquetinte
dell’epoca si evidenzia che il colore
dell’esterno era uguale all’interno.
Capolavoro. L’intervento di salvaguardia ha interessato l’unico capolavoro architettonico di Piranesi, il
Mozart delle rovine, ricordato dal Segretario nazionale dell’Accademia di
San Luca, Francesco Moschini come
un «nuovo Borromini che, però, azzera la storicità, quasi un Duchamp del
Settecento che ha qui realizzato un
sacello metafisico». In Piranesi rivive
un po’ d’influenza palladiana, quella di
una Venezia che rifiuta la contemporaneità e predilige manifestare quell’ordine infranto (per riusare la definizione
dello storico d’architettura Manfredo
Tafuri) che aveva ritrovato un po’ nella
Fontana di Trevi di Nicola Salvi, presentatogli dall’impresario Nicola Giobbe quando giunse a Roma.
* Giornalista del Corriere della Sera
Docente universitario
pagina 12
I volontari dell’Area Nord riuniti a Verona per un corso di formazione e comunicazione
Progetti esteri, rapporti con la Protezione Civile
e fundraising: il CISOM si prepara alle nuove sfide
di Marino Colosio*
Le iniziative per gli sviluppi
futuri del nostro Corpo
di soccorso, in Italia
e all’estero, illustrate
dal Presidente Gerardo
Solaro del Borgo
F
ormazione e comunicazione dei
nuovi impegni all’orizzonte, compreso l’ampliamento della operatività al di fuori dei confini nazionali.
Queste esigenze hanno spinto i vertici
del CISOM, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta a riunire a Verona i volontari dell’Area Nord, coordinati dal Capo Area Filippo Seccamani.
I lavori si sono svolti a metà aprile in
una magnifica sala seicentesca della
Diocesi di Verona. Oltre 120 responsabili di gruppi, raggruppamenti e volontari hanno partecipato alla giornata
iniziata con il benvenuto e il saluto del
Vescovo di Verona, mons. Giuseppe
Zenti, e di varie autorità amministrative del Comune scaligero.
Dopo l’introduzione del Vice Direttore Nazionale, Francesco Giuseppe
Bettiol, e del Capo Gruppo CISOM
di Verona, Francesco Reggio, che
ha organizzato la giornata, si è dato
avvio alle relazioni così come previsto dal programma. Allo scrivente,
Consigliere della Delegazione di Lombardia, è stata affidata la narrazione
della storia dell’Ordine di Malta con
La folta platea di operatori che ha partecipato alla giornata e l’intervento
del Presidente del CISOM, Gerardo Solaro del Borgo.
il tema “SMOM e CISOM: 900 anni
al servizio del prossimo”. Mario Carotenuto, ambasciatore dell’Ordine
in Egitto, ha approfondito il tema riguardante “Sicurezza, soccorritore
CISOM”. A parlare dei vari aspetti
della comunicazione del Corpo è
stata Letizia Di Tommaso, responsabile Comunicazione, con la relazione
“Si Vis pacem para bellum”: ovvero
come si pianifica la comunicazione di
una organizzazione di volontariato. A
Francesca De Iorio Frisari, volontaria
del Gruppo CISOM di Brescia specializzata in attività di fundraising, è stato
affidato un approfondimento sul tema
“La raccolta fondi”. Mara Germani,
psicologa e volontaria del Gruppo Padova e del gruppo nazionale Psicologi
del CISOM, ha concluso la giornata
con il tema “motivazioni e attese nel
volontariato”.
A conclusione delle relazioni il saluto e l’intervento del Presidente del
Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine
di Malta, Gerardo Solaro del Borgo.
Ha raccontato quanto in questi mesi
è stato fatto per rilanciare il Corpo:
un gruppo di lavoro già impegnato
sull’implementazione dei progetti
internazionali, modelli coordinati di
progetti nazionali che permetteranno
di fare raccolta fondi e soprattutto la
necessità di aumentare la formazione
per rendere sempre più efficace l’azione dei nostri volontari sul campo.
Un consolidato rapporto con il Dipartimento di Protezione Civile renderà an-
cora più stretta la relazione fra i due
organismi istituzionali. Il Presidente si
è soffermato a lungo sulle domande
che i volontari gli hanno rivolto, non
senza tralasciare le problematiche
che ancora dovranno trovare risposte
ma che in molti casi sono state accolte con ampio consenso da parte della
Direzione Nazionale. La necessità di
cercare nuove strade e di consolidare
quanto già fatto in precedenza sta impegnando la Presidenza e il Consiglio
verso concrete soluzioni. La serata si
è conclusa con la celebrazione della
Santa Messa e la consegna degli attestati di partecipazione.
* Cavaliere di Grazia Magistrale
Consigliere della Delegazione
di Lombardia
In riconoscimento del prezioso lavoro di tutela e recupero del Patrimonio artistico e culturale
Omaggio delle Poste dell’Ordine ai Carabinieri
di Fabio Gigante*
L
e Poste Magistrali dell’Ordine di Malta, al fine di celebrare, congiuntamente con quelle della Repubblica italiana e
dello Stato della Città del Vaticano, il 50esimo anniversario
dell’istituzione del “Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale”, hanno provveduto ad emettere il 19 aprile un foglietto
composto da sei francobolli, ognuno del valore di € 1,10, cinque
dei quali riproducenti altrettanti capolavori trafugati e recuperati
dai Carabinieri: Ritratto di gentildonna (La Muta), di Raffaello Sanzio; il Foglio
di Salterio (miniatura liturgica), Maestro del XV secolo; Il Giardiniere (Contadino
provenzale), di Vincent van Gogh; il Volto d’Avorio, Arte Romana del primo secolo dopo Cristo; la Sacra Famiglia con una Santa, di Andrea Mantegna.
Il sesto francobollo riproduce la sede del Comando in Roma; inoltre, nello
sfondo del foglietto, a sinistra, è raffigurata l’opera del Caravaggio Natività con
i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e non ancora recuperata. Nello
svolgimento della sua attività il Comando Carabinieri si avvale
della collaborazione degli organi di polizia nazionali, di tutte le
Sovraintendenze italiane, dell’Interpol e di tutti gli addetti culturali delle ambasciate italiane all’estero, in quanto comparto di
specializzazione attribuito all’Arma dal decreto ministeriale del
12 febbraio 1992. Dal 1970 ad oggi su 438.729 oggetti trafugati, l’Arma ne ha
recuperati ben 134.614 grazie anche all’affiancamento di tutti i reparti territoriali dei Carabinieri. Gli arresti, nell’arco di tempo considerato, sono stati 2.639,
mentre 7.042 persone sono state denunciate a piede libero. Il foglietto è stato
stampato in ventitremila esemplari, presso Cartor Security Printing di La Loupe.
* Cavaliere di Grazia Magistrale
pagina 13
Rogoredo: da febbraio una nuova operazione dei nostri volontari in una delle aree milanesi più difficili
Le notti con i ragazzi disperati del “boschetto”:
tè caldo, abiti, coperte ma soprattutto tanti sfoghi
di Beba Maturo
Abbiamo iniziato a intervenire in quella che sta tristemente
diventando la capitale della droga del Nord Italia.
Le richieste di aiuto vengono anche dai genitori dei giovani
“persi”. E già registriamo qualche primo piccolo successo
«
Ci chiamano gli arancioni che è il colore della nostra divisa, ed è una buona
cosa: significa che ci riconoscono, che in qualche modo hanno imparato
ad accettarci e a fidarsi di noi, tanto da darci un soprannome». Parola
di Claudia, volontaria del CISOM, il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di
Malta. che dallo scorso febbraio è operativo sul Progetto Rogoredo a Milano.
I volontari delle unità di strada ogni mercoledì partono dalla sede milanese
in direzione di quella che è diventata la piazza di spaccio di stupefacenti più
tristemente nota di tutto il Nord Italia: il “boschetto” di Rogoredo, appunto.
In dotazione portano: cibo, bevande calde, coperte, vestiario e una grande
predisposizione all’ascolto. Con un importante obiettivo: agganciare i ragazzi,
molti giovanissimi, che entrano ed escono da quel bosco e spiegare loro che
un’alternativa è possibile. «Quando li avviciniamo quello che colpisce è la timidezza, la gentilezza con la quale accettano quello che abbiamo da offrire, che
sia del cibo o una tazza di tè. Come
se provassero vergogna, o peggio
rimorso. È un momento fondamentale, questo, per costruire fiducia:
il nostro compito è aiutarli a
uscire dal senso di isolamento
e solitudine al quale li costringe la droga» spiega un altro volontario. Quello attivo a Rogoredo
è un progetto collettivo che, oltre
al CISOM, coinvolge diverse realtà operative in ambito sociale: lo
scopo è di portare i frequentatori
del boschetto a uscire fisicamente e mentalmente da quella selva
di alberi cittadini che ha smesso
di essere metafora e incarna una
via troppo spesso senza ritorno. Ai
banchetti dei volontari, sul piazzale antistante l’ingresso del bosco, si rivolgono
anche i parenti dei ragazzi, di quei giovani che si teme si siano “persi” là dentro. Ed ecco che gli “arancioni” si attivano attraverso le loro chat: un moderno
tam tam grazie al quale, con tanta costanza e un pizzico di fortuna, riescono
a dare informazioni, a trovare risposte alle domande e alle paure di genitori,
fratelli, amici. «Il problema è che l’eroina ormai è una droga accessibile a tutte le tasche: costa pochissimo, ma l’effetto di una dose dura sempre meno
e crea una dipendenza immediata». Per questo motivo l’esigenza principale
è quella di agganciare i ragazzi del boschetto il prima possibile per portarli,
senza forzature e imposizioni, a intraprendere un percorso di riabilitazione, di
ritorno dall’eroina e da ogni altra dipendenza. Un percorso graduale al quale
si arriva attraverso l’ascolto, lo scambio di vedute, spesso di battute,
bandendo il giudizio e il pregiudizio. Succede così che qualcuno di questi
ragazzi decida, in autonomia, di passare una notte in una delle strutture che
le comunità mettono a disposizione, in particolare presso lo SMI di Fondazione
Eris: un letto vero, lenzuola pulite, una doccia calda per guardarsi allo specchio
e rivedersi “persona”. Un traguardo che sa di vittoria quando le notti diventano
due, sette, dieci. Quando, dalle strutture di prima accoglienza, arrivano a capire
che ce la si può fare, che l’alternativa è reale: «È un click che deve scattare
nella loro testa senza imposizioni. Solo così il passaggio alle comunità protette e il percorso di allontanamento
dalla droga e di riabilitazione hanno vere possibilità di successo»
sintetizza un addetto ai lavori. Ed è
lo scopo di ogni volontario del CISOM. «Siamo impegnati in questa
nuova sfida, incarnando lo spirito
dell’Ordine di Malta. Cerchiamo di
applicare i principi insegnatici con
il Vangelo: nessuno deve essere
abbandonato perché Gesù ci insegna ad accogliere tutte le nostre
miserie e sofferenze». Da febbraio
a oggi il bilancio è positivo: oltre
40 persone sono state “agganciate” e hanno intrapreso un percorso
di disintossicazione che speriamo
continui. Ed è solo l’inizio.
Nel Monastero assistito da 22 anni dalla Delegazione di Perugia-Terni dell’Ordine di Malta
Un graditissimo ospite a sorpresa nella verde Umbria:
il Papa bussa alla porta delle Clarisse di Vallegloria
di Massimo Bindella*
L
’antico Monastero di Santa Maria in Vallegloria di Spello (Umbria), risalente
al 1200 è stato fondato dalla stessa Santa Chiara e, anno dopo anno, è
stato tenuto in vita dal lavoro e dalle preghiere delle Clarisse. In un giorno
di metà gennaio ha bussato alla sua porta anche Papa Francesco: una visita
informale alle suore, per incoraggiarle alla vita contemplativa e condividere con
loro l’Eucarestia, la preghiera e il pane. La comunità oggi conta 29 claustrali
guidate spiritualmente dalla Badessa Suor Maria Chiara Moscelli. La Delegazione di Perugia-Terni da oltre 22 anni, cioè da subito dopo il sisma del 1997,
assiste le Clarisse con contributi economici per il restauro della parte abitativa e della Chiesa del monastero. Vengono anche forniti periodicamente vari
generi alimentari e una
assistenza sanitaria domiciliare, che ha portato anche ad interventi
chirurgici effettuati dal
confratello dr. Michele
Berloco.
Il Santo Padre il giorno della visita alle Clarisse.
Cavaliere di Grazia
Magistrale
pagina 14
Morto nel 1930 a 33 anni il medico dei poveri è stato canonizzato nel 1989 da Giovanni Paolo II
Aperto a Trivolzio nel pavese l’Anno Giubilare
dedicato al “dottorino” San Riccardo Pampuri
di Giuseppe Sardella*
Il miracolo lo fece salvando
la vista a un bambino.
La vicinanza dell’Ordine
di Malta motivata
dalla prevenzione e cura
delle problematiche
oculistiche effettuate
in modo particolare
dal Gruppo di Pavia
B
astò un anno solo dopo la sua
morte. Il miracolo il “dottorino”,
come lo chiamava affettuosamente la gente che lui assisteva per lo
più gratuitamente (e spesso, andando via dopo una visita lasciava farmaci e soldi), lo compì nel 1931, circa
12 mesi dopo il suo ritorno alla Casa
del Padre. Così fra’ Riccardo Pampuri, morto a 33 anni, medico, religioso
dell’Ordine dei Fatebenefratelli di San
Giovanni di Dio, lasciò alla popolazione pavese l’esempio di come l’operato di un medico deve essere fortificato dalla Fede. Lui, cagionevole
di salute, pregava per i suoi pazienti
oltre ad assisterli sul piano medico. E,
anche se svegliato in piena notte per
una richiesta di aiuto, trovava sempre
il tempo per partecipare quotidianamente alla celebrazione eucaristica e
alla preghiera individuale. Il miracolo
che ha consentito al santo medico
Riccardo di salire agli onori degli Al-
tari fu compiuto nel 1931. Un bimbo
si ferì gravemente a un occhio con
dei rami di un albero. I medici che
lo visitarono dissero ai genitori che il
bambino sarebbe rimasto cieco a vita
a causa delle lacerazioni prodotte alla
cornea. Suo padre, però, affidò il piccolo alle preghiere di intercessione di
fra’ Riccardo e mise sotto la benda
una reliquia del “dottorino”. Durante
la notte i dolori aumentarono, ma la
mattina seguente i medici si accorsero che la ferita si era completamente
rimarginata e che la qualità visiva non
era compromessa. Difficile in questo
caso dubitare di un miracolo. Così,
il 1 novembre 1989, Papa Giovanni
Paolo II iscrisse il “dottorino” nel libro
dei Santi. La devozione a San Riccardo Pampuri continua molto forte nel
pavese. Lo si è constatato nei primi
giorni di maggio quando nella chiesa
parrocchiale di Trivolzio, che custodisce le sue spoglie, la folla si è accal-
A sinistra, Riccardo Pampuri sotto le armi durante la prima guerra mondiale. Sopra, una
Delegazione di Lombardia dell’Ordine di Malta ha partecipato all’apertura dell’Anno Giubilare
presso la Chiesa parrocchiale di Trivolzio. Nella foto, assieme a un gruppo di operatori CISOM,
da sin.: in divisa di rappresentanza il dott. Marco Molinari, responsabile sanitario del Gruppo
di Pavia; don Riccardo Santagostino Baldi; il responsabile della sezione SMOM di Pavia, Cesare
Krentzlin, Cavaliere di Grazia e Devozione; il neo Delegato di Lombardia; Fabio Maestri, Capo
Gruppo CISOM di Pavia; Marco Savini, Cavaliere di Grazia Magistrale.
cata e in tanti sono rimasti fuori. A
dare il via all’Anno Giubilare, durante
il quale sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria visitando la Chiesa
e l’urna del Santo, è stato il vescovo
della diocesi di Pavia, mons. Corrado
Sanguineti. Presenti molte autorità
civili, militari e religiose, e anche un
gruppo di Cavalieri e Dame dell’Ordine di Malta. Le parole di mons. Sanguineti durante l’omelia hanno toccato molti argomenti vicini agli aspetti
della vocazione sanitaria dell’Ordine.
Studiando la figura di San Riccardo,
balza subito all’occhio la vicinanza di
questo Santo dei nostri giorni con il
Gruppo di Pavia dell’Ordine: grazie a
svariati operatori del settore sensibilizziamo la popolazione sull’importanza della salute oculare. È per questo
che anche quest’anno il Gruppo sarà
presente alla fiera dell’Ascensione di
Voghera nel fine settimana a cavallo tra maggio e giugno. Nella Clinica
Mobile verranno eseguiti screening
visivi. Ma non basta: ci sono altre
novità. Le ultime sono il progetto
Occhiali in Maxi Emergenza e l’allestimento di un ambulatorio oculistico
presso l’Istituto geriatrico “Pertusati”.
* Volontario CISOM di Pavia
Il suo ritorno alla Casa del Padre lascia un vuoto non solo nella Delegazione piemontese
Addio ad Alessandro Antonielli d’Oulx
di Mario Licci Marini*
N
ei giorni scorsi è scomparso il
nobile Alessandro Antonielli dei
conti d’Oulx e dei baroni di Costigliole, Cavaliere Gran Croce d’Onore e Devozione. Nato il 6 giugno 1940,
figlio di Carlo e della nobile Vittoria
Barbolani dei conti di Montauto, dopo
essersi laureato in ingegneria elettronica ha ricoperto incarichi dirigenziali
presso la Telecom e ha assunto la
carica di consigliere comunale a Villardora (Valle di Susa), paese da lui
prediletto e in cui si trova il castello di
famiglia. Fin da giovane si è dedicato
con entusiasmo alle attività di volontariato a favore della Delegazione di
Piemonte e Valle d’Aosta del Sovrano
Militare Ordine di Malta, riuscendo a
coinvolgere numerosi amici. Ha guidato la Delegazione di Piemonte e
Valle d’Aosta per due mandati consecutivi, tra il 2005 ed il 2013, dando
impulso ai Gruppi Giovani, creando il
Gruppo di Approfondimento Religioso
(che ha curato fino agli ultimi giorni
della sua vita) e rafforzando i legami
della Delegazione con le istituzioni del
territorio; ha condotto la Delegazione
stessa all’incontro con il Santo Padre,
tenutosi nel febbraio 2013 presso
la Basilica di San Pietro, a ricordo
dei novecento anni dal privilegio Pie
Postulatio Voluntatis con il quale nel
1113 Papa Pasquale II riconobbe i
Cavalieri di San Giovanni come Ordine Religioso. Appassionato di musica
classica e sostenitore della necessità di sviluppare l’informatica anche
nell’ambito del volontariato, a me, a
tutti coloro che hanno avuto modo
di conoscerlo ed alla Delegazione di
Piemonte e Valle d’Aosta mancherà
fortemente la sua serietà e la sua costante presenza.
* Cavaliere di Grazia Magistrale
Responsabile Comunicazione
SMOM Piemonte e Valle d’Aosta
La parola del Cappellano
Il monito del Papa: «Chi è troppo soddisfatto di sé non ha spazio per amare i fratelli»
Il povero è beato mentre nel benessere del ricco
spesso si annida l’insidia di idolatrare un falso Dio
di mons. Marco Navoni*
L
a prima delle beatitudini, come è noto, recita secondo il vangelo di Matteo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli». A questa
fondamentale beatitudine Papa Francesco dedica i nn.
67-70 della sua Esortazione Apostolica Gaudete et exsultate: ci lasciamo guidare dalle sue parole per trarre
qualche indicazione spirituale per la nostra vita di cristiani impegnati nell’Ordine di Malta.
Ci domandiamo innanzitutto: chi sono i poveri in
spirito di cui parla Vangelo? Il papa risponde delineando
la situazione contraria a quella delle povertà, cioè
la ricchezza: in essa si annida infatti una grave insidia, quella di ritenersi
autosufficienti rispetto a tutti e a tutto, e soprattutto rispetto a Dio, proprio per
il fatto che il ricco - dice Papa Francesco - «normalmente si sente sicuro con
le sue ricchezze, e pensa che quando esse sono in pericolo, tutto il senso della
sua vita sulla terra si sgretola».
Il povero in spirito invece è colui che pone solo in Dio la sua sicurezza
ultima e la garanzia non deludente sul proprio futuro, colui che si abbandona
alla provvidenza del Padre, colui che con semplicità e realismo cristiano sa
valutare i beni di questo mondo come cose utili di cui servirsi per vivere una
vita dignitosa, senza però trasformare le ricchezze in “Mammona” cioè in un
idolo alternativo al Dio vivo e vero. Il ricco che idolatra le proprie ricchezze
pensa di non aver bisogna di nulla, neppure di Dio; il povero in spirito è invece
consapevole che la vera ricchezza, che noi non possiamo conquistarci con i
nostri mezzi, è la salvezza che il Padre ci offe in Gesù Cristo. E la vera ricchezza
è appunto il Regno di Dio, promesso ai poveri di spirito («perché di essi è il
Regno dei cieli»).
E notiamo che il Vangelo non usa il futuro, ma il presente: il Regno dei
cieli infatti non è solo il Paradiso verso il quale siamo
incamminati come meta ultima della nostra esistenza
terrena, ma è la presenza di Cristo “qui ed ora” nella
nostra vita, attraverso la sua Parola, i suoi sacramenti,
l’esercizio della carità, la consolazione della fede;
vivere il Regno di Dio, per il povero in spirito, significa
considerare Cristo Signore come la nostra vera
ricchezza, Colui che dà senso pieno alla nostra vita
anche quando le realtà e le ricchezze di questo mondo
dovessero venirci a mancare. Ma il papa aggiunge
anche una ulteriore osservazione, che può essere
applicata proprio alla nostra spiritualità melitense: «quando il cuore si sente
ricco» (cioè autosufficiente anche nei confronti di Dio), «è talmente soddisfatto
di se stesso che non ha spazio per la Parola di Dio e per amare i fratelli». In
altre parole - dice il Papa - ne va di mezzo innanzitutto la vita religiosa (che della
Parola di Dio si nutre e dalla quale si lascia illuminare), e poi ne va di mezzo
la vita di carità, perché il «cuore ricco» tende a chiudersi nell’egoismo e nella
insensibilità verso il prossimo.
Allora, come membri dell’Ordine Giovannita, se vogliamo davvero vivere,
attraverso l’esercizio della carità cristiana e l’aiuto concreto ai bisognosi, la
spiritualità dell’obsequium pauperum, del servizio alle varie e innumerevoli
povertà che affliggono il nostro mondo (la povertà materiale, le miserie morali
e spirituali, la solitudine e la malattia), dobbiamo essere innanzitutto noi poveri
in spirito, testimoniando così che la vera ricchezza che dà senso alla vita è la
fede in Cristo Signore e Salvatore.
* Cappellano Capo del Gran Priorato di Lombardia e Venezia
Dottore dell’Ambrosiana
Intervista a don Marco Salvi appena insediato nella diocesi di Perugia
Il Vescovo arrivato alla Fede studiando architettura
di Maria Laura Falcinelli*
M
entre ancora non si era ufficialmente insediato, il nuovo
vescovo ausiliare di Perugia
don Marco Salvi ha concesso a L’Orma un’intervista in anteprima. Di 65
anni, umile e colto, si definisce “parroco di campagna”. Ma conosciamolo
meglio, anche perché scopriremo un
suo legame con l’Ordine di Malta.
Allora, Eccellenza, ci parli un
po’ di lei.
«Di famiglia cattolica, durante gli
anni del liceo non avevo comunque
particolare zelo. Mi sono iscritto ad
architettura a Firenze negli anni della contestazione e lì ho avuto come
amici dei sacerdoti molto in gamba.
E poi, anche attraverso Comunione e
Liberazione, ho conosciuto una novità sconvolgente: il Cristianesimo”.
Quindi si può dire che per Lei la
Fede è stata una vocazione tardiva?
«Sì, sono entrato in seminario a
circa 28 anni, ero già architetto. Ho
poi ottenuto il Baccalaureato alla Gregoriana in Teologia Fondamentale. Ed
eccomi qua: per tanti anni ho fatto il
parroco di campagna, nel frattempo
insegnando Storia dell’Arte agli istituti superiori”.
Lei è il fratello di Alessandro
Salvi, cavaliere di Grazia Magistrale della Delegazione di Perugia. È grazie a lui che ha conosciuto l’Ordine di Malta?
«Ho avuto un bell’incontro 30 anni
fa, in Romania, dopo la caduta del
regime di Ceauçescu. Vidi una colonna di aiuti che aveva come vessillo la
Croce Ottagona. Capii che era gente
che si prendeva a cuore il prossimo.
Erano tedeschi mi sembra. Poi sì, at-
traverso Alessandro, ho conosciuto i
Cavalieri e le Dame di Arezzo quando
ero parroco in quella diocesi. E tre
anni fa siamo stati insieme a Malta,
nei luoghi dove molto si è svolto. Ora
conoscerò anche la Delegazione di
Perugia. Credo proprio che si tratti di
un Ordine con una grande forza, se
dopo tanti anni è ancora qui!».
* Donata di Devozione
Don Marco Salvi, nuovo Vescovo del capoluogo umbro, con un gruppo di membri dell’Ordine.
pagina 16
Alla guida della Delegazione di Lombardia dell’Ordine di Malta
Una impegnativa eredità da condividere fra tutti noi
di Niccolò d’Aquino di Caramanico*
A succedere a Guglielmo Guidobono Cavalchini la
Delegazione di Lombardia dell’Ordine di Malta ha eletto
Niccolò d’Aquino di Caramanico.
U
n’impresa davvero ardua. È l’eredità che mi attende
nel succedere a Guglielmo Guidobono Cavalchini alla
guida della Delegazione di Lombardia dell’Ordine
di Malta, da lui magistralmente condotta negli ultimi 12
anni. Del resto a essere impegnativa e prestigiosa è anche
tutta la lista dei Confratelli che prima di lui hanno avuto la
responsabilità di gestire quella che, senza false modestie,
può essere considerata una delle più importanti Delegazioni melitensi. Andando a ritroso i nomi di Fra’ Gherardo
Hercolani, Nicolò Giustiniani, Fra’ Roggero Caccia Dominioni, Lodovico Oltrona Visconti, Gian Ludovico Borromeo,
Scipione Barbiano di Belgiojoso, Riccardo Mazzaccara di
Celenza, Gerolamo Majnoni d’Intignano... sono nomi di grandi Delegati.
Sarò all’altezza? Non lo so. Di sicuro quello che so è che cercherò di mettercela tutta. Sono andato a rileggermi quanto avevo scritto quando, ormai
parecchi anni fa, presi da Gianfrancesco Gonzaga e su richiesta di Guglielmo
Guidobono Cavalchini la direzione di questa nostra rivista. Scrivevo che accettavo l’incarico «con molta umiltà, ma anche con grande entusiasmo». E
aggiungevo che per la realizzazione di una pubblicazione che doveva essere la
vetrina del nostro operato avrei avuto «bisogno della collaborazione attenta e
costante di tutti noi, membri e volontari dell’Ordine».
Ecco: non posso che ripetermi. Nel corso della mia vita e della mia carriera
professionale ho sempre creduto che, se si vuole puntare a un obiettivo, occorre “lavorare insieme”. E l’Ordine ha un altissimo obiettivo comune, anzi ne
ha due espressi dai carismi della Tuitio Fidei e dell’Obsequium pauperum, del
testimoniare la propria Fede attraverso l’aiuto ai bisognosi.
Per farlo sono fermamente convinto che sia indispensabile
“lavorare insieme”. Insomma, per dirla in un altro modo:
uniti si vince, divisi si perde. Tutti. Così mi sono sempre
comportato e così intendo continuare a comportarmi.
In questo ho una fortuna che mi lascia ben sperare nell’avviarmi nel cammino al quale l’assemblea della
Delegazione ha voluto indirizzarmi: dispongo di un Consiglio Delegatizio di altissima qualità. Mario Terrasi che ho riconfermato vice Delegato, Guido Ferraro di Silvi e Castiglione (tesoriere), Marino Colosio (affari legali), Gabriella Solaro
del Borgo e Maria Giulia Medolago Albani (volontariato e
iniziative solidali): sono tutti Confratelli e Consorelle davvero preparati e molto dedicati. Non potevo sperare di meglio.
Come ci muoveremo? Come ho appena detto agiremo
uniti, nell’interesse dell’intera Delegazione e dell’Ordine.
E, per farlo, terremo bene a mente i suggerimenti che il Gran Maestro, Fra’
Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, elenca nella lettera di auguri
per il mio nuovo incarico che ha voluto gentilmente inviarmi. Sono indicazioni
preziose e indispensabili per chiunque - Cavaliere, Dama, Volontario - voglia
agire nel modo giusto e più proficuo all’interno dell’Ordine: nell’interesse dei
nostri Signori Ammalati e di tutti coloro che possano avere bisogno di noi. È per
questo motivo che, con l’autorizzazione del Gran Magistero, pubblico a pag. 2
questa importante lettera. Teoricamente sarebbe personale ma è da condividere perché è un fondamentale vademecum, un puntuale “manuale” del come
essere e come agire al meglio in ogni Delegazione dell’Ordine.
Buona lettura, quindi. E buon lavoro a tutti noi!
* Cavaliere di Onore e Devozione in Obbedienza
Delegato SMOM di Lombardia
Qui sopra a sinistra, l’affettuoso e cordialissimo “passaggio delle consegne” negli uffici della Delegazione, tra Guglielmo Guidobono Cavalchini e il nuovo Delegato. Ma forse più significativo
e beneaugurante è stato, alcuni giorni dopo, durante il Pellegrinaggio dell’Ordine a Lourdes, il passaggio simbolico sotto gli occhi di Nostra Signora alla Grotta di Massabielle (foto in alto). Anche
la prima riunione del nuovo Consiglio Delegatizio si è svolta negli stessi giorni in una saletta dell’Accueil del Santuario, tra i nostri Signori Ammalati (sopra a destra). Inizio migliore non poteva esserci!
L’ORMA Rivista trimestrale di informazione, spiritualità,
storia e cultura dell’Ordine di Malta Italia
Sovrano Militare
Ordine Ospedaliero
di San Giovanni
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di Rodi e di Malta
Editore e Proprietario:
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Via Visconti di Modrone, 8/1 - 20122 Milano
Tel. 02.79.58.85 - 02.78.06.36 - Fax 02.76.00.53.84
[email protected]
www.ordinedimaltaitalia.org/delegazione-di-lombardia
Direttore responsabile:
Niccolò d’Aquino di Caramanico
[email protected]
[email protected]
CONSIGLIO DELEGATIZIO DI LOMBARDIA
Delegato: Niccolò d’Aquino di Caramanico
Vice Delegato: Mario Terrasi
Consiglieri: Marino Colosio, Guido Ferraro di Silvi
e Castiglione, Gabriella Solaro del Borgo,
Maria Giulia Medolago Albani.
Revisori dei conti: Mario Abate, Fabio Maestri,
Gianfranco Tosi.
Sezione di Brescia: Giovanni Soncini
Sezione di Pavia: Cesare Krentzlin
Cappellano capo: mons. Marco Navoni
Assistente sanitario: Col.med. Angelo Maria Calati;
Pellegrinaggi: Patrizia Schmid
Gruppo Giovani: Niccolò A.D. Zingoni
Comunicazioni: Domenico Frasca
Coordinatore del notiziario
del Gran Priorato di Roma:
Luciano Valentini di Laviano
[email protected]
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